“Per il 64,9% dei partecipanti alle ricerche elaborate per l’evento ‘Innovazione, capitale umano, impresa e PA’, le competenze critiche da dover sviluppare in ambito Intelligenza Artificiale (AI) sono la creatività e la relazionalità. Per essere competitivi in ogni settore, secondo gli studi della Rome Business School, le 5 top skills per il futuro saranno creatività (che comprende anche contenuti e abilità di innovazione), pensiero critico e analitico, problem solving, le abilità legate allo sviluppo e all’utilizzo della tecnologia, tra cui rientrano le Digital Skills in senso stretto quali: la capacità di sapere leggere e interpretare i dati o le competenze di programmazione”.
Lo ha dichiarato Valerio Mancini, direttore del Centro di Ricerca Divulgativo della Rome Business School, all’evento “Innovazione, capitale umano, impresa e PA”, organizzato dalla stessa Rome Business School, dall’azienda Converger e dall’IGF – Internet Governance Forum Italia, associazione che opera sotto l’egida dell’Onu. All’incontro erano presenti Anna Laura Orrico, già sottosegretaria di Stato al Ministero per i beni e le attività culturali nel governo Conte II, e attuale membro della Camera dei Deputati; Mattia Fantinati, sottosegretario di Stato alla Pubblica amministrazione nel governo Conte I e attuale presidente di IGF Italia; il Rettore della RBS, Antonio Ragusa; Franco Sanseverino,CEO di Converger, azienda specializzata nell’innovazione, e partner dell’iniziativa. Ha continuato il suo intervento Mancini: “Le competenze digitali più richieste nel 2023 sono le tecnologie di analytics, organizzazione e comunicazione. In Italia, in particolare, saranno sempre più ambite le skills nell’ambito della sicurezza informatica, automazione, intelligenza artificiale (AI) e cloud”.
Secondo la ricerca, “la crescita economica è trainata in Italia dalle aziende tecnologiche. In Italia, ci sono circa 14.708 start-up innovative registrate a fine 2022, i dati rivelano una crescita cumulata nel periodo 2013-2022 pari al +879%, circa +28,8% l’anno. Tali aziende si concentrano soprattutto nei settori dei servizi di informazione e comunicazione (50,6%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (23,1%) e nella manifattura (14,5%)”.
“Esaminandone le dinamiche – ha ragionato Mancini -, osserviamo che nel 2013 le start-up con un valore della produzione inferiore a 100 mila euro rappresentavano il 67,5%, ma grazie agli avanzamenti tecnologici e l’evoluzione del mercato, oggi sono solo il 27%. Crescono di più in numero di startup innovative con valore di produzione tra 1 e 5 milioni di euro (da 13 nel 2013, a 2263 nel 2022, +25,7%), mentre sono solo lo 0,3% quelle con valore di produzione superiore ai 50 milioni. La restante parte ha valori della produzione compresi tra 100 mila euro e 50 milioni di euro, il 48,7%”.
Ha proseguito il direttore del centro di ricerca: “Le startup in Italia aumentano ma non crescono di dimensioni: per avviarne una, ci vogliono circa 4.155€, una cifra 10 volte superiore rispetto alla Germania (466€). La Lombardia detiene il primato di startup innovative del Paese (26,8%), seguono Lazio (11,6%) e Campania (8,9%)”, ha concluso il suo intervento Mancini.
“Le innovazioni prodotte dall’intelligenza artificiale renderanno necessaria l’adozione di un nuovo reddito di cittadinanza”, ha poi ribattuto Anna Laura Orrico.
Nel suo intervento, ha invece sostenuto Mattia Fantinati: “L’Intelligenza Artificiale non potrà mai rimpiazzare il talento e la creatività umana”.
Ha infine concluso l’evento Franco Sanseverino, ragionando: “Un’azienda che guarda il futuro deve svilupparsi attorno ai principi dell’ESG – Environmental, Social, e Governance -, ovvero una forma di organizzazione sempre più attenta all’Ambiente, al Sociale e alla Governance, che influenzi positivamente il mercato e le relazioni commerciali. Dal punto di vista tecnologico, abbiamo bisogno di un’alternativa, qualcosa di rivoluzionario, e questa alternativa è la tecnologia quantistica, sulla quale stiamo puntando con grande determinazione”.