Appartiene ad un uomo vissuto tra il 1534 e il 1408 avanti Cristo, il teschio trovato lo scorso anno da due sub nel lago di Bolsena, nei pressi dell’isola Bisentina.
La perizia del cranio, trovato in ottimo stato di conservazione, è stata affidata dalla dottoressa Conti al professor Massimo Lancia della sezione di medicina legale dell’Università di Perugia. Sia il test del dna, sia l’esame del carbonio 14 (un processo utilizzato in archeologia per datare i reperti costituiti da materia organica, quindi contenenti atomi di carbonio), hanno svelato l’identità del cranio: apparteneva ad un uomo tra i 25 e i 35 anni vissuto 3500 anni fa. Potrebbe trattarsi di uno dei palafitticoli appartenente alla ‘’cultura del Rinaldone’’ (un fenomeno culturale diffusosi in Toscana e nel Lazio settentrionale durante l’eneolitico, fra il III e la prima metà del II millennio a.C. . Prende il nome dalla località di Rinaldone in provincia di Viterbo).
Il ritrovamento, fatto nel maggio del 2012 da due subacquei impegnati in un’immersione nei pressi dell’Isola Bisentina, aveva subito fatto pensare alla scomparsa delle due donne di Gradoli, Tatiana Ceoban e sua figlia Elena, scomparse da Gradoli nel 2009. La datazione al radiocarbonio ha tolto ogni dubbio: apparteneva ad un uomo vissuto oltre 3000 anni fa.
Adesso il teschio potrebbe essere donato all’Università della Tuscia.