Sabato 16 marzo alle ore 17,30, presso le sale del prestigioso Museo intitolato al maestro Venanzo Crocetti, verrà inaugurata la mostra antologica dell’artista Tanino Infantino, presentata da Cinzia Cotellessa e dal critico d’arte Piero Zanetov, che ne ha curato il catalogo insieme a Silvio Versace.
L’ esposizione, a ingresso libero, rimarrà aperta al pubblico fino al 25 marzo 2024 dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 15 alle 19; mentre il sabato l’orario proseguirà ininterrottamente dalle ore 11 fino alle ore 19.
Attraverso un affascinante percorso espositivo si snoda la produzione artistica realizzata negli ultimi cinque anni da questo artista siciliano poliedrico, appartato e del tutto libero da facili influenze stilistiche.
Tanino presenta ventidue composizioni pittoriche forti ed emozionanti insieme a dieci intense sculture in legno d’ulivo intagliato.
Lavorando come in una specie di inquieta e solitaria “scatola magica”, egli modula i segmenti della propria memoria assorto in un ritmo fatto di silenzi e di lunghi spazi meditativi.
L’intento è quello di coinvolgere lo sguardo dell’osservatore nella ricerca di un comune universo poetico. Tutto questo grazie al sapiente uso timbrico dei colori ed alla maestria con cui tratta poeticamente la sua materia preferita: ossia il fragile legno di ulivo raccolto nel corso delle sue passeggiate.
Si viene così attirati in una specie di sogno in cui appaiono, di volta in volta, personaggi esoterici che, tra segni simbolici tratti dalla Cabala e forme archetipiche, colloquiano tra loro in una lingua misteriosa, tutti avvolti
da una specie di densità psichica.
Una ricerca dunque, una lunga esplorazione personale sul tema dell’esistenza umana espressa, in qualche modo, anche nell’ironico titolo della mostra, che riprende un famoso brano musicale pucciniano.
Perché la “celia” (ossia il gioco o lo scherzo) nasce per l’artista nel momento in cui la sua opera, ormai finita, si consegna all’arcipelago incontrollabile delle altrui percezioni ed interpretazioni.
Essa non gli appartiene più, ma scorre emotivamente, come in un fiume, verso “l’altro”, in una specie di scambio che, per Tanino, assume l’aspetto di un gioco di fanciullo in cui egli si perde, appunto, ma solo per “non morire”. Ossia per il desiderio assoluto e insopprimibile di resistere e di non cedere ad un mondo sbagliato e indifferente, chiuso nella distratta esperienza del vivere quotidiano in cui, molto spesso, prevale il “brutto”, sia estetico che etico.
Un mondo che Tanino vorrebbe trasformare, attraverso la poesia e l’arte, guidato da una commovente e lucida speranza di esistere.
P.Z.