Dall’8 marzo al 23 giugno il Complesso del Vittoriano ospita la grande mostra «Cubisti cubismo», a cura di Charlotte N. Eyerman, che raccoglie straordinari capolavori facendo trasparire la forza di rottura del movimento creato da Picasso e Braque in Francia tra il 1907 e il 1914 e analizzando la sua capacità di influenzare l’intera cultura dell’epoca.
Diffusosi a macchia d’olio nell’arco di tre anni, la filosofia cubista conquista artisti in Spagna, Inghilterra, Cecoslovacchia, Russia, Messico, Italia e Stati Uniti, restando sinonimo di modernità e influendo con potenza sui vari aspetti della cultura.
La rassegna romana presenta opere degli spagnoli Picasso e Juan Gris, dei francesi Georges Braque, Fernand Léger, Albert Gleizes e Jean Metzinger, del pittore americano Marsden Hartley, dell’artista messicano Diego Rivera, della russa Natalia Goncharova, degli italiani Gino Severini e Ardengo Soffici, degli inglesi Wyndham Lewis, Vanessa Bell e molti altri.
Non solo cubisti, però. Il cubismo, oltre ad essere moderno stile artistico è anche nuovo paradigma di un mondo in mutamento sconvolto da rapidi cambiamenti politici e sociali. In quanto linguaggio rivoluzionario è capace di trasformare non solo la pittura ma anche l’architettura, la letteratura, il teatro, la musica, il cinema, il design, l’arredamento, la moda.
In mostra, dunque, oltre ai capolavori di artisti cubisti noti e meno noti, anche l’espressione del cubismo nelle sue varie sfaccettature.
L’esposizione vanta la collaborazione e il supporto di numerosi musei di grande prestigio, tra i quali la Tate, il Victoria and Albert Museum e la Courtauld Gallery di Londra, lo State Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, The State Hermitage Museum di San Pietroburgo, la National Gallery of Art di Washington e la Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation di New York, il Philadelphia Museum of Art di Philadelphia e la Fundación Colección Thyssen-Bornemisza di Madrid.
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