«E’ l’arrivo di un lungo viaggio partito nell’84, quando Robert De Niro, di cui sono fan, mise in scene all’off-Broadway il testo di uno sconosciuto, ‘Cuba and this Teddy Bear’: la storia del rapporto inespresso tra un padre di origine cubana e suo figlio nel Bronx – ha raccontato Gassman – una storia che mi ha incuriosito e subito commosso. A teatro ho trasformato i miei personaggi in rumeni e come ambientazione ho scelto il quartiere Casilino, che assomiglia un po’ al Bronx. Poi mi è stata data la possibilità di farne un film e sono potuto entrare a fondo in quel mondo e l’ho ambientato a Latina, città perfetta senza centro storico, come se fosse tutta una periferia e con zone degradate».
Gassman è ingrassato 12 chili per interpretare il protagonista Roman e parla con un italiano stentato e l’accento da migrante. E’ un padre che vive solo in funzione del suo «cucciolo», Nicu, 18enne per cui sarebbe disposto a tutto. Arrivato in Italia per fuggire dalla miseria, fa lo spacciatore in periferia per cercare di garantire al figlio un’istruzione e un futuro. E’ un padre ossessivo, tormentato, istintivo e protettivo, vuole che il figlio stia lontano dalla droga e cresca in modo diverso. Il film è in bianco e nero «perché l’ho da sempre pensato così – ha spiegato Gassman – descrive un mondo che immagino senza colori. All’inizio mi sono preoccupato perché mi è venuto naturale girare il film, era come se lo avessi già visto e sono stato aiutato anche dal fatto che il personaggio di Roman viveva in me. La soddisfazione più grande è stato vederlo finito e scoprire che era proprio come lo avevo immaginato».
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