Il film è un ritratto ironico ma allo stesso tempo descrittivo della sua personalità, non una celebrazione, come hanno precisato i due autori, ma un autoritratto che ne ripercorre i successi, il rapporto con il pubblico e con quelli che considera i suoi maestri, da Sergio Leone al Federico Fellini de «Lo Sceicco Bianco», Alberto Sordi e molti altri e ne mette in luce aspetti inediti e sconosciuti.«Ero intimidito all’idea di questo lavoro – ha detto Verdone – poi è venuto fuori un ritratto sincero di uno che ama la gente, curioso, che nota tutto, e soprattutto di uno con tante anime: quella che si diverte alla «Gallo Cedrone», quella che ironizza su un momento particolare della società come la cafoneria di Jessica e Ivano in «Viaggi di nozze», quella coraggiosa che fa un film come «Perdiamoci di vista» su un tema serio e difficile. Alla fine mi ha fatto piacere e mi sono commosso».
Nel documentario «Carlo!» c’è anche la Roma di Verdone, da cui ha spesso preso ispirazione: Ostia, il quartiere di Trastevere, Ponte Sisto, Cinecittà, e ci sono le persone incontrate per strada, quelle che hanno suggerito macchiette come l’Ivano di «Lo famo strano». Il regista racconta gli spunti da cui è spesso partito per l’idea dei film, come per «Compagni di scuola», nato dopo una vera reunion con gli amici del liceo finita a tirarsi pezzi di abbacchio in trattoria.
Ci sono inoltre le testimonianze delle sue attrici come Laura Morante, Claudia Gerini, Micaela Ramazzotti, degli attori e amici come Pierfrancesco Favino, Marco Giallini, Toni Servillo che ne parlano come di un regista «creativo» che costruisce tutto sul set, passa le notti insonni per l’ansia e arriva in motorino la mattina rispettando sempre gli stessi rituali. C’è chi lo ha visto crescere, come la sua governante, che ne svela la vena comica fin da piccolo e chi lo ha conosciuto dal barbiere e lo stima per la sua capacità di riuscire ancora a far ridere la gente. Inoltre in «Carlo!» ci sono vecchi materiali, filmati di compleanno in cui spuntano gli amici Christian De Sica e Massimo Troisi e il padre, spesso vittima dei suoi scherzi.
Gag e risate con gli spezzoni più famosi e con Verdone che si prende in giro da solo, spiegando anche manie e patologie dei suoi personaggi, divertenti ma quasi sempre soli e tristi, così come la maggior parte dei finali dei suoi film che puntano a far riflettere. «Cerco sempre di essere autore e metterci del mio ma penso anche al pubblico che paga il biglietto e vuole la commedia – ha aggiunto Verdone – tutti i miei bulli, i miei logorroici avevano una caratteristica specifica, oggi è più complicato trovare dei tipi, sono tutti uguali, omologati, stessi tatuaggi, capelli. Allora più che concentrarmi sui personaggi sviscero tematiche come le relazioni familiari, sentimentali. Poi magari però domani incontro uno proprio particolare e mi illumino di nuovo».
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