Comprendere un Rischio Silenzioso e Naturale
Il radon è un gas radioattivo di origine naturale, una presenza costante ma impercettibile nel nostro ambiente. Essendo incolore, inodore e insapore, non può essere rilevato dai sensi umani, una caratteristica che lo rende un rischio particolarmente insidioso. Nonostante la sua natura invisibile, il radon rappresenta una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica a livello globale. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), lo ha classificato nel Gruppo 1 delle sostanze cancerogene per l’uomo, ovvero tra gli agenti per i quali esiste la massima evidenza di cancerogenicità. È riconosciuto come la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco, e si stima che in Italia sia responsabile di una quota di casi compresa tra il 5% e il 20%.
L’obiettivo di questo documento è fornire una risorsa definitiva, basata sull’evidenza scientifica e accessibile, per demistificare il radon. Verranno analizzate le sue basi scientifiche, i rischi per la salute, la sua distribuzione geografica con un focus sul contesto italiano, e, soprattutto, verranno illustrati i passi pratici per la misurazione, la bonifica e la conformità normativa.
- Comprendere un Rischio Silenzioso e Naturale
- Sezione 1: La Scienza del Radon—Dalla Crosta Terrestre ai Nostri Polmoni
- Sezione 2: Il Rischio per la Salute—Un Cancerogeno di Classe 1
- Sezione 3: La Presenza del Radon—Fonti, Vie di Ingresso e Accumulo negli Edifici
- Sezione 4: Mappare il Rischio in Italia
- Sezione 5: Misurazione e Diagnosi—Rendere Visibile l’Invisibile
- Sezione 6: Bonifica e Prevenzione—Soluzioni Pratiche
- Sezione 7: Il Quadro Normativo Italiano—Obblighi e Tutele
- Conclusione: Da Rischio Nascosto a Rischio Gestito
Sezione 1: La Scienza del Radon—Dalla Crosta Terrestre ai Nostri Polmoni
1.1. Identità e Origine
Il radon, il cui simbolo chimico è Rn, è un elemento appartenente alla famiglia dei gas nobili, il che significa che è chimicamente inerte e non reattivo. L’isotopo di maggiore rilevanza dal punto di vista della radioprotezione è il Radon-222 (222Rn), caratterizzato da un tempo di dimezzamento di pochi giorni.
Il radon non è un elemento primordiale della Terra, ma un prodotto intermedio della lunga catena di decadimento radioattivo naturale dell’uranio-238 (238U), un elemento presente in quantità variabili in quasi tutte le rocce e i terreni della crosta terrestre. Il processo ha origine con l’uranio, che decade in radio (226Ra), il quale a sua volta decade generando il radon. Questa origine geologica è la ragione fondamentale della sua onnipresenza nell’ambiente.
1.2. La “Progenie” del Radon: i Veri Responsabili
Sebbene il gas radon venga inalato, la sua natura inerte fa sì che la maggior parte venga successivamente espirata prima di poter causare danni significativi. Il pericolo radiologico principale non deriva dal gas in sé, ma dai suoi prodotti di decadimento a vita breve, noti come “figli del radon” o “progenie del radon”.
Il passaggio dal radon ai suoi figli comporta una trasformazione fisica cruciale: mentre il radon è un gas, i suoi discendenti—isotopi di polonio (Po), piombo (Pb) e bismuto (Bi)—sono particelle solide ed elettricamente cariche. Questa caratteristica fa sì che si attacchino facilmente al particolato atmosferico presente in sospensione negli ambienti chiusi, come polvere, fumo e aerosol. Quando questo particolato contaminato viene inalato, non viene espulso con la stessa facilità del gas. Si deposita invece sulle superfici interne delle vie respiratorie, in particolare sull’epitelio bronchiale, dove rimane intrappolato. Questo meccanismo trasforma una sorgente gassosa diffusa in una sorgente solida e localizzata di radiazioni, direttamente a contatto con i tessuti sensibili del polmone.
1.3. Il Linguaggio della Misurazione
Il decadimento radioattivo del radon e dei suoi figli avviene tramite l’emissione di radiazioni ionizzanti, principalmente particelle alfa (α) e beta (β). Le particelle alfa, nuclei di elio altamente energetici, possiedono un raggio d’azione molto breve ma un’elevata capacità di danneggiare i tessuti biologici. Diventano pericolose solo quando la sorgente che le emette si trova all’interno del corpo, come nel caso dei figli del radon depositati nei polmoni.
L’unità di misura della radioattività è il Becquerel (Bq), che corrisponde a una disintegrazione (o decadimento) nucleare al secondo. Per valutare il rischio radon, la grandezza di riferimento è la sua concentrazione di attività nell’aria, espressa in Becquerel per metro cubo (Bq/m3). Questo valore indica il numero di atomi di radon che decadono ogni secondo in un metro cubo di aria, fornendo una misura diretta della potenziale pericolosità dell’ambiente.
Sezione 2: Il Rischio per la Salute—Un Cancerogeno di Classe 1
2.1. Il Meccanismo del Danno Biologico
Una volta che i figli del radon (in particolare il Polonio-218 e il Polonio-214) si sono depositati nel tratto respiratorio, continuano il loro processo di decadimento, emettendo particelle alfa ad alta energia direttamente contro le cellule dell’epitelio bronchiale. Queste particelle sono una forma di radiazione ionizzante, dotate di energia sufficiente per strappare elettroni dagli atomi e dalle molecole che compongono le cellule, incluso il DNA.
L’impatto di una particella alfa può causare rotture a singolo o, più gravemente, a doppio filamento nella molecola del DNA. Sebbene le cellule possiedano sofisticati meccanismi di riparazione, a volte il danno è troppo esteso per essere riparato correttamente. Un danno al DNA non riparato o riparato in modo errato può portare a mutazioni genetiche permanenti, che possono dare il via al complesso processo a più stadi che porta allo sviluppo di un tumore (cancerogenesi).
2.2. Cancro al Polmone ed Evidenza Epidemiologica
Sulla base di decenni di studi, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il radon e i suoi prodotti di decadimento nel Gruppo 1, la categoria che include gli agenti per i quali vi è evidenza sufficiente di cancerogenicità per l’uomo. Questa conclusione si fonda su un corpo di prove solido e coerente. I primi studi epidemiologici sono stati condotti su coorti di minatori sotterranei, come quelli delle miniere di uranio, esposti a concentrazioni di radon estremamente elevate. Successivamente, ampie analisi combinate di studi condotti sulla popolazione generale hanno confermato un aumento statisticamente significativo del rischio di cancro polmonare anche alle concentrazioni più basse, tipicamente riscontrabili nelle abitazioni.
2.3. L’Effetto Moltiplicativo del Fumo
Il rischio derivante dall’esposizione combinata a radon e fumo di sigaretta non è semplicemente additivo, ma moltiplicativo. I due agenti cancerogeni agiscono in sinergia, aumentando drasticamente la probabilità di sviluppare un tumore polmonare. Il fumo di sigaretta non solo danneggia di per sé il tessuto polmonare, ma aumenta anche la quantità di particolato nell’aria, fornendo più “veicoli” a cui i figli del radon possono attaccarsi per essere inalati e depositati.
Studi epidemiologici hanno quantificato questo rischio: per ogni aumento di 100 Bq/m3 nella concentrazione media di radon a lungo termine, il rischio di cancro al polmone aumenta di circa il 16%. Sebbene questo aumento percentuale si applichi sia ai fumatori che ai non fumatori, il suo impatto in termini assoluti è enormemente diverso, poiché il rischio di base di un fumatore è già molto più elevato. La tabella seguente illustra in modo eloquente questa interazione.
Tabella 1: Rischio Cumulativo di Cancro al Polmone (entro i 75 anni) per Concentrazione di Radon in Fumatori e Non Fumatori
Concentrazione di Radon (Bq/m3) | Rischio Cumulativo per un Non Fumatore (%) | Rischio Cumulativo per un Fumatore (%) |
0 (livello di base) | 0.41% | 10.1% |
100 | 0.47% | 11.6% |
400 | 0.67% | 16.0% |
800 | 0.93% | 21.6% |
Fonte: Dati elaborati da studi epidemiologici citati nel Piano Nazionale d’Azione per il Radon.
2.4. Esiste una Soglia di Sicurezza? Il Modello Lineare Senza Soglia (LNT)
Il consenso scientifico nel campo della radioprotezione si basa sul modello “lineare senza soglia” (Linear No-Threshold, LNT). Questo modello postula che non esiste un livello di esposizione alle radiazioni ionizzanti al di sotto del quale il rischio di cancro si azzeri. Si presume che qualsiasi dose, per quanto piccola, comporti un aumento proporzionale del rischio.
L’implicazione di questo principio è profonda: ogni esposizione al radon comporta un certo grado di rischio. Di conseguenza, l’obiettivo della sanità pubblica e dell’azione individuale non è semplicemente rimanere al di sotto di un limite legale, ma mantenere le concentrazioni al livello più basso ragionevolmente ottenibile (principio ALARA, “As Low As Reasonably Achievable”). Ciò giustifica l’adozione di misure correttive anche per concentrazioni inferiori ai livelli di riferimento normativi.
Sezione 3: La Presenza del Radon—Fonti, Vie di Ingresso e Accumulo negli Edifici
3.1. Fonte Primaria: il Suolo Sottostante
La principale sorgente di radon negli ambienti interni è il suolo su cui l’edificio è costruito. Il gas, generato continuamente nel sottosuolo, migra verso la superficie e può penetrare all’interno delle costruzioni. La capacità di un terreno di rilasciare radon (tasso di esalazione) dipende strettamente dalla sua composizione geologica. Terreni di origine vulcanica (come il tufo), rocce granitiche e, in generale, suoli ricchi di uranio e radio presentano un potenziale di emissione di radon più elevato.
3.2. Fonti Secondarie
Sebbene il suolo sia la fonte dominante, altri elementi possono contribuire alla concentrazione di radon indoor:
- Materiali da Costruzione: Alcuni materiali edili di origine naturale, come tufi, graniti, pozzolane e alcuni tipi di cementi e laterizi, possono contenere tracce di radio e quindi emettere radon.
- Acqua: Il radon è solubile in acqua e può essere presente in concentrazioni significative nelle acque sotterranee (di pozzo). L’uso domestico di quest’acqua (per docce, lavatrici, ecc.) può liberare il gas nell’aria interna. L’ingestione di acqua ricca di radon costituisce inoltre un rischio di irradiazione diretta per lo stomaco, sebbene questo contributo sia generalmente considerato secondario rispetto al rischio polmonare da inalazione.
3.3. Vie di Ingresso: Come il Radon Entra negli Edifici
Essendo un gas, il radon può infiltrarsi attraverso qualsiasi discontinuità strutturale che metta in comunicazione l’edificio con il terreno. Le vie di ingresso più comuni includono :
- Crepe e fessure nelle fondazioni e nei pavimenti.
- Giunti di costruzione (ad esempio, tra pavimento e pareti perimetrali).
- Passaggi per impianti idraulici, elettrici e di scarico.
- Pozzetti, scarichi a pavimento e intercapedini non sigillate.
3.4. Fattori di Accumulo: Perché il Radon Rimane Intrappolato
All’aperto, il radon si disperde rapidamente nell’atmosfera e le sue concentrazioni rimangono a livelli trascurabili. È all’interno degli spazi confinati che può accumularsi fino a raggiungere concentrazioni pericolose. Questo accumulo è governato da diversi fattori interconnessi.
Un meccanismo fondamentale è il cosiddetto “effetto camino” (stack effect). Gli edifici, specialmente durante la stagione fredda, tendono ad avere una temperatura interna superiore a quella esterna. L’aria calda, più leggera, sale e fuoriesce dalle parti alte dell’edificio (tetti, finestre ai piani superiori), creando una leggera depressione nei livelli inferiori. Questa differenza di pressione, anche se minima, genera un effetto di risucchio costante che attira l’aria dal suolo—e con essa il radon—verso l’interno dell’edificio. L’edificio, quindi, non è un contenitore passivo, ma agisce come una sorta di “pompa” che aspira attivamente il radon dal terreno.
A questo si aggiunge il ruolo cruciale del tasso di ventilazione. Un basso ricambio d’aria favorisce l’accumulo del gas. Questo ha portato a un apparente paradosso legato all’efficienza energetica: gli edifici moderni, progettati per essere estremamente ermetici al fine di ridurre le dispersioni termiche, hanno tassi di ventilazione naturale molto bassi. Se non dotati di adeguati sistemi di ventilazione meccanica controllata, questa elevata tenuta all’aria può involontariamente trasformarli in trappole per il radon, portando a concentrazioni interne più elevate rispetto a quelle riscontrabili in edifici più vecchi e “spifferati”.
Sezione 4: Mappare il Rischio in Italia
4.1. Il Quadro Nazionale
L’Italia presenta una concentrazione media di radon indoor stimata intorno a 70 Bq/m3. Questo valore è significativamente più alto sia della media mondiale (circa 40 Bq/m3) sia di quella europea (circa 59 Bq/m3), indicando una vulnerabilità geologica diffusa nel territorio nazionale.
La distribuzione del rischio non è omogenea. Si osserva una notevole variabilità regionale, con concentrazioni medie che oscillano da circa 25-30 Bq/m3 in regioni come Basilicata, Calabria e Marche, fino a superare i 100 Bq/m3 in Lazio, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Campania. Questa eterogeneità è la diretta conseguenza delle diverse caratteristiche geologiche del Paese.
4.2. “Aree Prioritarie”
La natura geograficamente clusterizzata del rischio radon ha portato il legislatore a introdurre il concetto di “Aree Prioritarie”, un pilastro del Decreto Legislativo 101/2020 e del Piano Nazionale d’Azione per il Radon (PNAR). Si tratta di zone geografiche in cui si stima che una percentuale significativa di edifici (inizialmente definita come il 15% o più) superi il livello di riferimento di 300 Bq/m3.
L’identificazione di un’area come “prioritaria” non implica che ogni edificio al suo interno presenti concentrazioni elevate, ma funge da indicatore di rischio territoriale. Questa designazione attiva obblighi specifici, in particolare per i datori di lavoro, che sono tenuti a effettuare misurazioni di radon in tutti i luoghi di lavoro situati al piano terra e nei locali seminterrati all’interno di tali aree. La definizione di queste aree, a cura delle Regioni, si basa su un’analisi integrata di dati geologici e dei risultati delle campagne di monitoraggio indoor. Questo approccio mirato consente di focalizzare le risorse e gli interventi di controllo dove il rischio è statisticamente più elevato, bilanciando la tutela della salute pubblica con la sostenibilità economica.
4.3. Caso di Studio—La Regione Lazio
La regione Lazio è un esempio emblematico di area ad alto rischio radon in Italia. Le indagini condotte hanno rilevato una concentrazione media regionale di circa 120 Bq/m3, quasi il doppio della media nazionale.
Anche all’interno della regione, la distribuzione è disomogenea. Le province di Viterbo e Frosinone, caratterizzate da una geologia prevalentemente vulcanica (in particolare la presenza di tufi), mostrano le concentrazioni medie più alte e la maggiore percentuale di abitazioni che superano i livelli di riferimento. Sulla base di migliaia di misurazioni, l’ARPA Lazio ha elaborato mappe di probabilità che indicano, per ogni comune, la probabilità percentuale di superare determinate soglie di concentrazione (es. 100, 300, 500 Bq/m3). Questi strumenti cartografici sono fondamentali per informare la popolazione e per orientare le politiche di prevenzione e bonifica a livello locale.
Sezione 5: Misurazione e Diagnosi—Rendere Visibile l’Invisibile
5.1. L’Imperativo di Misurare
Le mappe di rischio forniscono un’indicazione preziosa sulla probabilità di incontrare concentrazioni elevate di radon, ma non possono predire il livello esatto in un singolo edificio. A causa della forte variabilità locale della geologia e delle caratteristiche costruttive, edifici anche vicini possono presentare concentrazioni di radon drasticamente diverse. Pertanto, l’unico modo per conoscere con certezza il livello di esposizione in una specifica abitazione o luogo di lavoro è effettuare una misurazione diretta.
5.2. Metodologie di Misura
Esistono diverse tecniche per misurare la concentrazione di radon, ma si dividono principalmente in due categorie:
- Dosimetri Passivi a Lungo Termine: Rappresentano lo standard di riferimento per la valutazione del rischio e per la conformità normativa. Solitamente consistono in un piccolo contenitore di plastica che alloggia un rivelatore a tracce nucleari (come il CR-39). Questi dispositivi vengono esposti per un periodo prolungato—idealmente un anno intero, suddiviso in due campagne semestrali (es. primavera-estate e autunno-inverno)—per mediare le significative fluttuazioni giornaliere e stagionali della concentrazione di radon. Sono semplici da utilizzare, economici e, al termine dell’esposizione, vengono inviati a un laboratorio specializzato per l’analisi.
- Monitor Attivi e a Breve Termine: Sono strumenti elettronici che forniscono letture in tempo reale o su periodi brevi (da poche ore a qualche giorno). Sono molto utili per indagini preliminari, per identificare rapidamente le vie di ingresso del radon o per verificare l’efficacia di un intervento di bonifica (ad esempio, confrontando le letture prima e dopo l’attivazione di un sistema di aspirazione). Tuttavia, a causa dell’elevata variabilità temporale del radon, le misure a breve termine non sono considerate rappresentative dell’esposizione media annua e non sono valide ai fini della valutazione del rischio a lungo termine o della conformità legale.
5.3. Guida Pratica alla Misurazione
Per ottenere una stima affidabile della concentrazione media annua di radon, è fondamentale seguire un protocollo corretto:
- Durata: La misurazione deve coprire un intero anno solare per tenere conto delle variazioni stagionali. La prassi comune prevede l’utilizzo di due dosimetri, uno per ogni semestre.
- Posizionamento: I dosimetri devono essere collocati nei locali a più alta permanenza (es. camere da letto, soggiorno) al piano più basso abitato dell’edificio (tipicamente il piano terra). Vanno posizionati lontano da finestre, porte, fonti di calore o correnti d’aria, e non in locali come cucine o bagni dove l’umidità e la ventilazione sono atipiche.
- Costo: Effettuare una misurazione annuale è un’operazione accessibile. Il costo per un kit di misurazione annuale per un privato cittadino, comprensivo di due dosimetri e analisi di laboratorio, si aggira intorno a poche decine di euro, tipicamente tra 45 e 50 euro.
Sezione 6: Bonifica e Prevenzione—Soluzioni Pratiche
Una volta accertata una concentrazione di radon superiore ai livelli di riferimento, è necessario intervenire. Le strategie di mitigazione si basano su due principi fondamentali: impedire l’ingresso del radon nell’edificio o diluire quello che è già entrato.
6.1. Interventi per Edifici Esistenti (Bonifica)
La scelta della tecnica più appropriata dipende dalle caratteristiche costruttive dell’edificio, dalla concentrazione di radon misurata e dalle vie di ingresso principali.
- Sigillatura (Impermeabilizzazione): Consiste nel sigillare tutte le possibili vie di ingresso come crepe, fessure, giunti e passaggi degli impianti nel pavimento e nelle pareti a contatto con il terreno. Spesso è un primo passo necessario, ma raramente è sufficiente da solo a risolvere il problema in modo definitivo. Si possono utilizzare sigillanti specifici o membrane anti-radon.
- Ventilazione:
- Ventilazione Naturale: Aumentare il ricambio d’aria aprendo regolarmente le finestre. È una soluzione semplice e a costo zero, ma spesso impraticabile in modo continuativo (specialmente in inverno, per la perdita di calore) e di efficacia limitata e non controllabile.
- Ventilazione Meccanica Controllata (VMC): L’installazione di un sistema di VMC, specialmente a doppio flusso con recupero di calore, garantisce un ricambio d’aria costante e controllato, diluendo la concentrazione di radon e altri inquinanti indoor, minimizzando al contempo le perdite energetiche.
- Depressurizzazione del Suolo: È considerata la tecnica di bonifica più efficace e affidabile. Consiste nel creare un piccolo pozzetto di aspirazione (o “radon sump”) al di sotto della fondazione dell’edificio. A questo pozzetto viene collegata una tubazione e un piccolo ventilatore che aspira continuamente l’aria carica di radon dal suolo e la espelle all’esterno, in un punto sicuro lontano da finestre e prese d’aria. Questo sistema inverte la naturale depressione dell’edificio, impedendo al radon di essere risucchiato all’interno.
- Pressurizzazione dell’Edificio: Questa tecnica agisce in modo opposto alla precedente. Si immette aria dall’esterno nei locali a contatto con il terreno, creando una leggera sovrapressione interna che contrasta l’ingresso del radon dal suolo.
- Ventilazione del Vespaio o della Cantina: Se l’edificio è dotato di un’intercapedine aerata (vespaio) o di una cantina non abitata, è possibile ventilarla forzatamente per diluire il radon in questo volume prima che possa migrare ai piani superiori.
Tabella 2: Sintesi delle Tecniche di Bonifica per Edifici Esistenti
Tecnica | Descrizione | Efficacia Tipica (% Riduzione) | Costo Relativo | Considerazioni Chiave |
Sigillatura delle vie d’ingresso | Chiusura di crepe, giunti e fessure nella fondazione. | 10-50% | € | Spesso insufficiente da sola, ma complementare ad altre tecniche. |
Ventilazione Naturale | Apertura frequente di finestre e porte. | Variabile (fino al 50-70%) | € | Inefficace se non costante, comporta elevate perdite energetiche. |
Ventilazione Meccanica (VMC) | Sistema che garantisce un ricambio d’aria controllato. | 30-70% | €€ – €€€ | Migliora la qualità generale dell’aria indoor, recupera calore. |
Depressurizzazione del Suolo (Pozzetto) | Aspirazione del radon dal sottosuolo tramite un ventilatore. | 80-99% | €€ | Metodo più efficace e affidabile. Richiede installazione professionale. |
Pressurizzazione dell’Edificio | Immissione di aria per creare una sovrapressione interna. | 50-95% | €€ | Efficace, ma può avere impatti sul comfort e sui costi energetici. |
6.2. Prevenzione nelle Nuove Costruzioni
È molto più semplice ed economico prevenire l’ingresso del radon in un edificio in fase di progettazione piuttosto che intervenire a posteriori. Le tecniche preventive includono:
- Posa di una membrana anti-radon continua e sigillata al di sotto della platea di fondazione.
- Realizzazione di un vespaio aerato o di una fondazione ventilata.
- Installazione di un sistema di depressurizzazione passivo (tubazioni predisposte nel sottofondo) che può essere facilmente attivato con un ventilatore in futuro, se necessario.
- Sigillatura accurata di tutti i giunti e i passaggi degli impianti attraverso la fondazione.
Sezione 7: Il Quadro Normativo Italiano—Obblighi e Tutele
7.1. La Pietra Angolare: il Decreto Legislativo 101/2020
Il Decreto Legislativo 31 luglio 2020, n. 101, entrato in vigore il 27 agosto 2020, ha rivoluzionato la normativa italiana in materia di radioprotezione, recependo la Direttiva europea 2013/59/Euratom. Questo decreto stabilisce un quadro normativo completo basato sui principi di giustificazione, ottimizzazione e limitazione della dose.
La novità più rilevante è l’estensione del campo di applicazione: per la prima volta, la legge disciplina in modo esplicito l’esposizione al radon non solo in specifici ambienti di lavoro ad alto rischio, ma in tutti i luoghi di lavoro (con determinate priorità) e in tutte le abitazioni. Questo segna il passaggio da un approccio reattivo e settoriale a una strategia di sanità pubblica proattiva e universale.
7.2. Il Piano Nazionale d’Azione per il Radon (PNAR 2023-2032)
Previsto dall’articolo 10 del D.Lgs. 101/2020, il PNAR è il documento strategico che guida le azioni dell’Italia per la gestione del rischio radon nel decennio 2023-2032. Il Piano si articola su tre assi strategici :
- Misurare: Identificare le aree e le situazioni a maggior rischio attraverso campagne di monitoraggio e mappatura.
- Intervenire: Fornire strumenti tecnici e normativi per la bonifica degli edifici esistenti e la prevenzione nelle nuove costruzioni.
- Coinvolgere: Informare, formare ed educare la popolazione, i professionisti e i decisori pubblici.
7.3. Livelli di Riferimento e Obblighi
Il D.Lgs. 101/2020 introduce il concetto di “livello di riferimento”, che sostituisce il precedente “livello di azione”. Superare il livello di riferimento non costituisce un’infrazione, ma fa scattare l’obbligo di adottare misure correttive per ridurre la concentrazione. La tabella seguente riassume i livelli di riferimento nazionali.
Tabella 3: Livelli di Riferimento Nazionali per la Concentrazione di Radon in Italia (D.Lgs. 101/2020)
Tipologia di Edificio | Livello di Riferimento (Concentrazione media annua in Bq/m3) |
Abitazioni esistenti | 300 Bq/m3 |
Abitazioni di nuova costruzione (edificate dopo il 31 dicembre 2024) | 200 Bq/m3 |
Luoghi di lavoro | 300 Bq/m3 |
Fonte: Art. 12, D.Lgs. 101/2020.
Per i luoghi di lavoro, la misurazione della concentrazione di radon è obbligatoria per l’esercente nei seguenti casi: luoghi di lavoro sotterranei, stabilimenti termali, e locali al piano terra e seminterrati situati nelle “Aree Prioritarie”. Se il livello di riferimento di 300
Bq/m3 viene superato, il datore di lavoro ha l’obbligo di implementare misure correttive entro due anni e di verificarne l’efficacia con una nuova misurazione.
7.4. L'”Esperto in Interventi di Risanamento Radon”
Riconoscendo la complessità tecnica degli interventi di bonifica, l’articolo 15 del D.Lgs. 101/2020 istituisce una nuova figura professionale qualificata: l’“Esperto in interventi di risanamento radon”. Per ottenere questa qualifica, un professionista già abilitato come geometra, ingegnere o architetto deve frequentare un corso di formazione specifico di 60 ore. Questa figura garantisce che la progettazione e l’esecuzione degli interventi di bonifica siano affidate a personale con competenze certificate, assicurando l’efficacia e la correttezza delle soluzioni adottate.
Conclusione: Da Rischio Nascosto a Rischio Gestito
Il radon rappresenta un rischio significativo e scientificamente provato per la salute pubblica, un nemico invisibile che ha origine dalla terra stessa. Tuttavia, non è un rischio ineluttabile. L’analisi scientifica e tecnica dimostra che, sebbene la sua presenza dipenda da fattori naturali come la geologia, il livello di esposizione è determinato da caratteristiche modificabili degli edifici e dalle nostre abitudini.
La conoscenza è il primo e più potente strumento di difesa. Comprendere il meccanismo d’azione del radon, l’interazione sinergica con il fumo e i fattori che ne favoriscono l’accumulo è fondamentale. Il quadro normativo italiano, allineato alle più recenti direttive europee, ha compiuto un passo decisivo, trasformando il radon da un problema di nicchia a una questione centrale di salute ambientale e sicurezza edilizia.
Il messaggio finale deve essere di responsabilizzazione e azione. La minaccia è invisibile, ma oggi disponiamo di tutti gli strumenti per renderla visibile (attraverso la misurazione) e per controllarla (attraverso la bonifica e la prevenzione). La riduzione del carico di tumori polmonari attribuibili al radon in Italia è un obiettivo raggiungibile, che richiede un impegno congiunto: dei cittadini, chiamati a misurare la concentrazione nelle proprie case; dei professionisti dell’edilizia, chiamati a integrare la progettazione anti-radon e le tecniche di bonifica nella loro pratica; e delle autorità pubbliche, chiamate a proseguire nell’attuazione del Piano Nazionale, a promuovere campagne di informazione e a sostenere la ricerca. La gestione del rischio radon è una responsabilità condivisa per un ambiente di vita più sano e sicuro.
Fonti usate nel report
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