POESIA E LETTERE DI EMILY DICKINSON
23 febbraio ore 18:00
Teatro Bertolt Brecht, Formia
Ingresso libero
Sabato 23 febbraio alle ore 18.00 il secondo appuntamento della rassegna “Di poeta in poeta” promossa dal Teatro Bertolt Brecht all’interno del progetto “Officine culturali” della Regione Lazio e del riconoscimento del Mibac.
Un incontro dal titolo “Grande è il mio segreto, ma bendato: poesie e lettere di Emily Dickinson”, un omaggio alla grande poetessa americana condotto da Pasquale Gionta, cultore di lingue e letterature straniere, con interventi musicali di due concertiste di talento, Vanessa D’Aversa, all’arpa cromatica, e Gloria Trapani, alla voce, letture a cura di Chiara Di Macco, Paola Pacifico, Serina Stamegna, Antonella Spirito, Salvatore Bartolomeo, Pasquale Gionta, Maurizio Stammati.
1830-1886: è questo l’arco della vita di Emily Dickinson, trascorsa in volontaria reclusione dal 1862 nella grande casa paterna, la Homestead, nella cittadina di Amherst, nello stato americano del Massachusetts. Sulla sua poesia, che ha creato un autentico “caso” letterario negli Stati Uniti a partire dalla sua prima pubblicazione – una smilza raccolta di testi, nel 1890 – è stato scritto tanto. Su di lei, da viva, non ha scritto nessuno, se non appunti su diari, per mano di conoscenti e amici di famiglia. A lei, invece, hanno scritto in molti. Non tutto è rimasto, ma quanto basta per costruire la trama del lungo romanzo delle sue lettere (in tutto 1049) e poesie (in tutto 1775) date alle stampe, dopo la sua morte, da curatori intenzionati a “ingentilirne le rime”. Da tutto questo materiale emerge una fisionomia sfuocata di donna, dai contorni non perfettamente nitidi, che suscita e lascia senza risposte molte domande. Quella della Dickinson è un’esistenza enigmatica e silenziosa, che quanto più volle sottrarsi al mondo tanto più fu oggetto di pettegolezzi e mitizzazioni. Un’esistenza impulsiva e inquieta, ribelle ai soffocanti conformismi borghesi dell’America ottocentesca, e attraversata da alti ideali intellettuali e struggenti aneliti dell’anima. Una donna dalla personalità potente, “mistica e al contempo blasfema”, e una delle voci più grandi della poesia di ogni tempo.
La forza della scrittura di Emily Dickinson si è imposta alla critica per gradi successivi. Primario è stato lo studio dei grandi temi: l’amore, la morte, la natura magica e disintegratice, l’incontro con il dio assente; e la serie di polarità: astratto/concreto, quotidiano/eterno, deperibile/immortale. Nondimeno è stata approfondita l’analisi delle anomalie grafiche, metriche, ritmiche, sintattiche, lessicali del suo linguaggio, coerente, in questa volontaria trasgressività, con la sua visione di eretica, lucida testimone di una società dibattuta tra declinante puritanesimo e insorgente capitalismo. La singolare, originalissima rete di immagini, metafore, simboli ricorrenti che attraversa le sue liriche è riprova di una possente invenzione mitopoietica, che fa della poesia di Emily Dickinson una sorta di moderna cosmogonia.