“In questa mostra Poletti è un collezionista che viene storicizzato” ‒ dichiara la curatrice Paola Nicita ‒ “quindi, non parliamo di una collezione contemporanea ma di una che affonda le sue radici nella cultura italiana degli Anni Cinquanta, Sessanta e Settanta”. Ruggero Poletti, scomparso nel 2012 a Como, fu storico dell’arte e collezionista. Vestì anche i panni di pittore dopo l’incontro con Mario Sironi, ma chi influenzò davvero il suo tratto fu Francis Bacon. L’amicizia con lo storico Longhi, invece, fu importante per l’interesse verso le opere d’arte, nello specifico verso Caravaggio, i caravaggeschi, e tutta la pittura italiana e spagnola del Seicento. “Un collezionismo che nasce sotto il rapporto strettissimo – come avviene anche nei musei – con la cultura storico-artistica. Per noi è interessante studiare tale fenomeno assieme alla storia della critica dell’arte e alla storia dell’arte”.
DINAMICHE DI ALLESTIMENTO
“L’allestimento è stato molto difficile perché la cosa che più ci premeva era separare nettamente la parte storica della quadreria Corsini ‒ che è un gioiello intoccabile ‒ da questa piccola parte di collezione che viene ospitata. Viene, di fatto, presentata in due salette della Galleria. L’unica che è stata alterata temporaneamente è la ‘Camera Verde’”, continua la curatrice. Le luci fanno vibrare gli olii delle tele, dapprima negli occhi e nel sorriso di un Villano che ride, che in realtà è Democrito rappresentato da Ribera. Successivamente i corpi si svestono ostentando un’anima terrena, come della Maddalena penitente accreditata al periodo storico vicino a Velázquez. Fondi scuri, espressioni crude e atteggiamenti scomposti di ebbri caratterizzano le tele di Manfredi e di un suo seguace, che si aprono in un dialogo silenzioso fatto di luci e di ombre tra collezioni private. La sala blu, invece, si anima di nature morte – la passione di Poletti ‒ dove la vivacità delle cromie e la minuzia dei dettagli ripercorrono una naturalità senza tempo. Le tele sono libere dalle cornici, ricreando la suggestione della tipica modalità Anni Cinquanta, in cui i dipinti dovevano essere ammirati “senza alcun tipo di mediazione”.
OPERE AVVOLTE DAL MISTERO
In una piccola sala sono esposte tre versioni del Pescatore che sventra una rana pescatrice. Una di queste proviene dal Museo Nazionale di Varsavia e, per la prima volta, si trovano riunite con l’obiettivo di evidenziare quanto tre pittori diversi si siano interessati a un soggetto tanto insolito, che si discosta dalla scena di genere per avvicinarsi alla pittura di realtà con un “ritratto all’eroica”. L’opera di riferimento è sicuramente quella delle Gallerie Nazionali che, in un primo momento, fu attribuita al romagnolo Cagnacci e poi al fiorentino Fidani. Dopo una serie di studi e di indagini si è arrivati alla conclusione che la mano è di un pittore napoletano della metà del XVII secolo. Riconducibili allo stesso arco temporale e contesto culturale anche le versioni di Poletti e di Varsavia, ma a ispessire l’enigma è la presenza – in collezioni private ‒ di pendant che raffigurano un Pescivendolo dal berretto rosso che vende il pesce a una suora.
ORARI*
mercoledì – lunedì 8.30 – 19.00
La biglietteria chiude alle 18.30
GIORNI DI CHIUSURA
Il martedì, 25 Dicembre, 1° Gennaio
INGRESSO
Palazzo Barberini + Galleria Corsini
Intero 12 €
Ridotto 2 €