“Fakes. Il falso nell’arte da Annio ad Omero”, ideata da Vittorio Sgarbi e a cura di Dario Del Bufalo e Marco Horak con la collaborazione di Pietro Di Natale, è aperta a Viterbo al Centro culturale valle Faul (via Faul 24/26) fino al 20 febbraio 2023.
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’elevata richiesta di opere antiche da parte di aristocratici europei e ricchi americani fece fiorire nel mercato antiquario la circolazione di falsi realizzati da abilissimi artisti-artigiani. La loro straordinaria maestria produsse opere talmente perfette da trarre in inganno illustri critici e studiosi e finire in collezioni e musei di tutto il mondo.
Questo avvincente e curioso percorso, tra eclatanti casi di falsi e colpi di scena che misero sotto scacco la scena artistica italiana e internazionale, è al centro della mostra “Fakes. Il falso nell’arte da Annio ad Omero”, nata da un’idea di Vittorio Sgarbi e aperta a Viterbo fino al 20 febbraio 2023 al Centro culturale valle Faul.
Qui il visitatore si trova di fronte a un ampio repertorio dei capolavori del cremonese Alceo Dossena (1878-1937), formidabile creatore di sculture che trasmettono tutta la vitalità degli originali precristiani, medioevali e rinascimentali a cui sono ispirate. Dossena era capace di imitare uno stile piuttosto che un’opera in particolare, talvolta miscelando motivi derivati da artisti differenti. Inoltre, riusciva a donare alle sue creazioni la patina del tempo, rendendole così ancor più convincenti. Nel tempo, queste vennero infatti attribuite a maestri del calibro di Simone Martini, Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino, Donatello e Verrocchio.
Oltre alle opere di Alceo Dossena, nella mostra viterbese sono esposte anche quelle di altri falsari provetti. È il caso di Giovanni Bastianini, considerato il più celebre scultore-falsario dell’Ottocento, che ha realizzato opere in stile rinascimentale. Ma anche di Icilio Federico Joni, autodefinitosi “pittore di quadri antichi”, che con il suo allievo Umberto Giunti si specializzò nell’imitazione dei primitivi italiani, cioè quei pittori che precedettero grandi maestri come Michelangelo e Raffaello. Esposti, in collegamento con il territorio della Tuscia, anche i marmi assemblati nel Quattrocento dal frate domenicano Annio da Viterbo (1437-1502), che utilizzò le sue creazioni per esaltare le mitologiche origini cittadine, e le ceramiche e i bronzi in “stile etrusco” di Omero Bordo (1943-2018), l’artista di Tarquinia che a fine Novecento ha visto molte sue opere esposte nei maggiori musei come originali reperti archeologici.
Apertura: giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi ore 10,30-18,30.
Ingresso 5 euro (gratuito under 12, disabili, possessori Viterbo pass Muvi, possessori biglietto singolo siti Muvi, possessori biglietto mostra “Michelangelo e la cappella Sistina”).
Info: 0761 222966.