Se pensate che Viterbo sia “solo” il Palazzo dei Papi e le terme, preparatevi a una sorpresa. A pochi passi dalle mura medievali della città, un cuneo di verde selvaggio si insinua verso il cuore della Tuscia: è la Riserva Naturale Regionale della Valle dell’Arcionello.
Per un turista, scoprire l’Arcionello è come trovare un passaggio segreto. Non è un parco cittadino curato all’inglese, ma una vera e propria forra (una gola profonda) scavata nei millenni dal torrente omonimo, che regala un’avventura inaspettata tra trekking, cascate e archeologia industriale.
Cosa Vedere: Il Sentiero dell’Acqua e della Roccia
Il Parco dell’Arcionello si sviluppa ai piedi del Monte Palanzana (la montagna dei viterbesi). L’esperienza principale qui è camminare.
I sentieri si snodano lungo il corso d’acqua, tra pareti a picco di peperino (la roccia vulcanica grigia con cui è costruito mezzo centro storico di Viterbo) e una vegetazione fittissima. In un attimo, i rumori della città spariscono, sostituiti dallo scorrere dell’acqua e dal canto degli uccelli.
L’escursione tipica è un percorso ad anello, spesso di difficoltà medio-facile (ma sono necessarie scarpe da trekking!), che permette di immergersi in un ambiente quasi primordiale.
La Curiosità: Un Museo di Archeologia Industriale a Cielo Aperto
Ecco il vero “occhio di riguardo” per il turista curioso: la Valle dell’Arcionello non è solo natura. Per secoli, questa è stata l’area industriale di Viterbo. La forza motrice dell’acqua del torrente era un motore economico inestimabile.
Passeggiando, vi imbatterete in resti affascinanti che raccontano una storia di ingegno e fatica:
- Antichi Mulini: Sparse lungo il percorso, troverete le rovine di vecchi mulini ad acqua, ormai avvolti dall’edera.
- La Vecchia Segheria: I resti della “Segheria Anselmi” sono uno dei punti più suggestivi, testimoni di un passato industriale recente.
- Cartiere e Centrali: La valle ospitava anche piccole centrali elettriche e cartiere che sfruttavano l’energia idraulica.
- La “Cittadella dell’Acqua”: La zona era cruciale per l’approvvigionamento idrico della città. Si possono ancora notare i “cippi” (pietre di segnalazione) dell’antico acquedotto e i “bottini”, le gallerie di captazione scavate direttamente nel peperino.
Questa combinazione di natura selvaggia e rovine industriali crea un’atmosfera unica, quasi da “Indiana Jones” della Tuscia.
Consigli per il Turista
- Combinare l’Escursione: Molte guide locali propongono di abbinare la visita alla Valle con l’ascesa al Monte Palanzana. Dalla sua vetta (802 metri) il panorama nelle giornate terse spazia dal Lago di Bolsena fino al Mar Tirreno.
- Abbigliamento Essenziale: Non sottovalutatelo. Servono scarpe da trekking, preferibilmente impermeabili, perché spesso si attraversano piccoli guadi o sentieri fangosi. Portate acqua e uno snack.
- Il Relax Post-Fatica: La curiosità più bella? Siete a Viterbo! A pochi minuti di auto dall’ingresso del parco si trovano le famose Terme del Bullicame, le pozze di acqua calda sulfurea libere e gratuite. Un’escursione all’Arcionello seguita da un bagno termale è l’esperienza viterbese perfetta.
- Guide Locali: Sebbene alcune parti siano percorribili in autonomia, per cogliere appieno le storie dei resti archeologici e per non perdersi nei bivi, è consigliabile affidarsi a una guida ambientale escursionistica.
In sintesi, l’Arcionello non è una semplice passeggiata, ma un piccolo viaggio nel tempo: dalla geologia vulcanica, all’ingegneria medievale e industriale, fino al relax delle terme.













