Suoni e immagini nel cinema di Visconti
Sabato 8 febbraio alle ore 18:00, nella nuova sala Iqbal Masih (ex sala del Carmine) in Via Vitruvio 342, secondo appuntamento della rassegna “Parole oltre lo schermo”, una stagione di incontri, immagini e parole targata Bertolt Brecht e realizzata all’interno del progetto “Officine Culturali” della regione Lazio e del riconoscimento del Mibact.
Dopo l’appuntamento dedicato alla Giornata della Memoria, “Un Requiem per Theresienstadt”, un vero e proprio reading audiovisivo del romanzo Occhi di marrone di Iacopo Maccioni (Giovane Holden edizioni), che ha visto presente in sala l’autore, è ora la volta di “La musica dove?” una riflessione sul rapporto tra suono e immagine nel cinema di Visconti, con particolare attenzione sui film “marini” del regista (vale a dire: La terra trema, Le notti bianche e Morte a Venezia).
“Il cinema di Visconti,” spiega Alessandro Izzi, curatore dell’incontro, “viene visto dai più, oggi, come una mera esercitazione di stile sostenuta da vuoti apparati scenografici. In realtà, proprio dall’analisi dell’uso del suono nelle sue pellicole, emerge, sorprendente nella sua intima coerenza, una visione tutt’altro che pacificata della Storia e della Vita. L’attenzione per le rievocazioni del passato si sposa quindi con una visione disincantata dell’attualità ed è sostenuta da una visione politica di notevole respiro che rende il suo cinema attuale e necessario in quest’epoca di pressapochismi e relativismo culturale”.
L’incontro di sabato è di fatto la spettacolarizzazione di un piccolo frammento del saggio “Film come Requiem”, un lavoro di critica cinematografica ancora inedito, ma che è già valso all’autore il Primo Premio “La Ginestra di Firenze” per la saggistica inedita e che sarà, proprio per questo, presto pubblicato dall’editore Helicon di Arezzo.
L’incontro prende corpo all’interno del format “Parole oltre lo schermo” curato da Alessandro Izzi, Ivano Forte, Marco Mastantuono e Chiara Di Macco. Le luci e la tecnica sono a cura di Antonio Palmiero, mentre gli oggetti di scena sono opera di Marilisa D’Angiò.