In occasione della Giornata Nazionale A.D.S.I. 2023 sarà possibile visitare gratuitamente il piano nobile e l’uliveto.
Nel 1925 il barone Mario Mergè trasforma la seicentesca tenuta di famiglia a Frascati in una fiorente azienda agricola, dove da ulivi secolari si estrae esclusivamente olio extravergine d’oliva.
Oggi il figlio Massimo, affiancato da suo figlio Patrizio Mario, in un armonioso cambio generazionale, che ha lasciato immutato il rispetto per le tradizioni e il senso di appartenenza a un territorio, continuano a produrre olio extravergine d’oliva ma proiettati al futuro, impegnati nel mantenimento dell’integrità del terreno, della biodiversità e della qualità del prodotto.
Recentemente all’olio extravergine d’oliva si sono aggiunte la produzione di marmellate ricavate dal frutteto della tenuta e di miele. Ogni anno viene infine imbottigliata una produzione limitata di olio extravergine d’oliva proveniente esclusivamente dalle circa 200 piante coeva alla villa. Dal 2020 tutta la tenuta è certificata biologica.
La Storia
Villa Mergè “Palazzetto” sorge nella zona orientale di Frascati, non distante dal Portale delle Armi, ai margini dei possedimenti Borghese, tale vicinanza ha indotto molti storici a ritenere, sulla base di una tradizione orale non documentabile, che anche il Palazzetto fosse parte dei possedimenti del cardinale Camillo Borghese, il futuro Paolo V, che in seguito decise di donarlo come atto di riconoscenza al suo protetto Vittorio Merolli, quando era ancora governatore di Jesi.
Una differente teoria vede invece Merolli stesso quale committente della villa: entrambe le ipotesi, per la completa assenza di documentazione, appaiono infondate e perciò nulla collega con certezza tanto i Borghese quanto il Merolli al Palazzetto. Recenti studi, invece, confutano definitivamente qualsiasi legame con i Borghese e il Merolli e identificano in Domenico Menti, tesoriere del duca di Bracciano, l’effettivo committente del Palazzetto; questi nel 1634 si fece costruire ex novo ‘domum in eius villa posita in agro Tuscolano’, sopra ciò che restava della villa che la gens Annea possedeva al Tuscolo, affidandone la progettazione all’architetto Francesco Peparelli.
La proprietà del fondo passò poi a Luigi Gomez, ricco banchiere portoghese e in seguito al cognato, anch’esso portoghese, Gabriele Fonseca.
Nel 1818 è di proprietà dei Dandini de Sylva, poi della famiglia Mastrofini e infine della famiglia Mergè, originaria dell’Auvergne, che tuttora la possiede e abita.
La funzione del Palazzetto era quella di residenza estiva per la nobiltà romana, che vedeva nella vicina campagna un efficace rifugio dalla calura e dall’aria malsana che rendevano invivibile Roma nei mesi estivi.
L’edificio ripete semplificate le caratteristiche della primitiva fase delle ville tuscolane, prima delle contaminazioni e degli ampliamenti settecenteschi, rimanendo insieme al ‘Casino Pescatori’, uno dei soli due esempi esistenti della disposizione planimetrica autentica della villa tuscolana.
All’interno i due piani nobili sono entrambi decorati da cicli pittorici attributi ad Agostino Tassi e bottega.