Meglio noto come Bagni di Diana, il Ninfeo Bergantino si trova sulla riva occidentale del Lago Albano, circa a metà strada tra il Ninfeo Dorico e l’Emissario del lago.
Seguendo la riva occidentale del lago di Albano, dopo circa due chilometri in senso antiorario dalla rotonda del tunnel stradale, si giunge al ninfeo Bergantino, costituito da un’ampia grotta naturale aperta verso est, in modo da poter traguardare Monte Cavo.
L’interno della grotta presenta una muratura in opera mista di reticolato e laterizio; nella parte anteriore, circolare con un diametro di circa 18 metri, si apre una vasca rotonda con un basamento verso il centro che sosteneva un gruppo scultoreo con Polifemo (ora al Museo della Villa Pontificia a Castel Gandolfo). Sul lato sinistro dell’entrata si trova un ambiente circolare con una banchina lungo la parete, preceduto da un ingresso rettangolare con una piccola nicchia.
Sul lato di fondo della grotta si sale tramite una scaletta scavata nel tufo ad un podio, su cui si affacciano due ambienti: quello di sinistra rettangolare, quello di destra con un’abside, preceduto da un piccolo vano obliquo: da qui, tramite un condotto idraulico, arrivava l’acqua che alimentava il ninfeo. Sia questi ambienti sia la volta della grotta erano decorati a finta roccia con pomici; la vasca era dipinta in azzurro all’interno, con lastre marmoree lungo le pareti, mentre il bordo era decorato con mosaici di paste vitree di soggetto marino (Nettuno, le nereidi), purtroppo conservati solo in parte. Il ninfeo era abbellito da gruppi scultorei, tra cui quello con Polifemo e un altro con Scilla, ad imitazione della grotta-ninfeo di Tiberio nella villa di Sperlonga.
Il canale della grotta (attuale stradello di accesso) adibito al passaggio delle imbarcazioni, fu coperto nel 1960 durante i lavori di costruzione della strada olimpica.
Anche questo ninfeo, databile all’età domizianea, faceva parte della proprietà imperiale che inglobava, oltre all’attuale Castel Gandolfo, l’intero bacino del lago Albano.
Il nome deriva alla corruzione del vocabolo “brigantino”, perché la grotta, più recentemente, era usata come rimessa di barche, tra cui appunto, un brigantino.
Avendo avuto molto probabilmente origine da una preesistente cava di pozzolana, presenta una forma piuttosto irregolare. E’ sviluppato in più ambienti, dei quali il più vasto è il salone centrale, con una vasca circolare scavata nel terreno di circa 17 metri di diametro e con tracce di decorazioni musive.
Anch’esso inglobato nel I sec. d. C. dalla vasta villa imperiale di Domiziano, il Bergantino venne riscoperto a metà dell’800 durante scavi clandestini. Numerosi indizi testimoniano come, ad un certo punto, questo monumento dovesse aver assunto una funzione termale, con Domiziano prima e con papa Alessandro VII Chigi poi, nonché la funzione di ricovero per le imbarcazioni utilizzate nelle naumachie dall’Imperatore o nelle discese al lago del Pontefice.
La maggior parte dei reperti rinvenuti nel Ninfeo durante gli scavi del cardinale Giustiniani, sono conservati ed esposti nell’Antiquarium della villa Barberini, altri invece sono andati dispersi.
Per info: 06 947 9931 – www.parcocastelliromani.it
Indirizzo: Via dei Pescatori, 21 Castel Gandoldo