Il Faro on line – “La pubblicazione del libro Caligola e Nerone, per il quale ringrazio il professor Clemente Marigliani, è sostenuta dall’Amministrazione Comunale ed è tesa alla valorizzazione della nostre radici, delle quali vorrei che tutti i cittadini di Anzio si sentissero orgogliosi. Inoltre, con questa importante opera, viene riabilitata la figura dei due Imperatori anziati troppo spesso stereotipata da alcune ricostruzioni storiche e cinematografiche che non hanno tenuto conto del particolare contesto storico nel quale hanno regnato prima Caligola e successivamente Nerone”.
Lo ha affermato il Sindaco di Anzio, Luciano Bruschini, in riferimento alla presentazione del libro “Caligola e Nerone, vicende e opere dei due imperatori di Anzio”, scritto dal Professor Clemente Marigliani, che giovedì 15 marzo alle ore 17.00 sarà replicata presso la prestigiosa sede della Fondazione Marco Besso a Roma (L.go Torre Argentina, 11). Insieme al Professor Marigliani ed al Sindaco Bruschini alla presentazione dell’opera interverranno la dottoressa Giuseppina Ghini, direttore del Museo delle Navi di Nemi ed Alessandro Maria Jaja dell’Università La Sapienza di Roma.
“A noi cittadini di Anzio – prosegue il Sindaco Bruschini -, Nerone ha lasciato l’antico Porto, raro esempio di ingegneria marittima e soprattutto la Villa, oggi sede di diverse iniziative culturali, presso la quale amava trascorrere il suo tempo. Così come sostenuto da diversi storici è motivo di soddisfazione pensare che, in quel caldo luglio del 64 quando Roma bruciava per cause accidentali, l’Imperatore si trovava ad Anzio per poi affrettarsi a tornare nella sua Roma per assistere i senzatetto, per soccorrere i feriti, predisponendo in prima persona gli aiuti con i rifugi allestiti nei giardini di sua proprietà e per avviare la ricostruzione della “nuova Roma”, secondo criteri urbanistici più razionali, con strade ampie, grandi spazi aperti, fontane pubbliche ed ampi porticati a protezione degli edifici. Nel libro, oltre alla nota figura di Nerone, vengono ripercorsi i tre anni controversi del principato di Caligola, nato anche lui ad Anzio, che si contraddistinsero anche per la riduzione della pressione fiscale, per le varie elargizioni al popolo e per il costante conflitto con il Senato che, di fatto, lo portò alla morte insieme alla sua famiglia”.
“Oggi, dopo duemila anni di storia – conclude il Sindaco Bruschini che ha scritto la presentazione dell’opera -, Anzio è una città moderna, vivace, proiettata al futuro con la realizzazione del nuovo Porto, che non deve mai dimenticare le sue gloriose origini per guardare, con orgoglio e senso di appartenenza, alle sfide dei prossimi anni; promuovere e sostenere questa pubblicazione è fondamentale per guardare al nostro futuro con la consapevolezza del nostro importante passato”.
“Caligola e Nerone, vicende e opere dei due imperatori di Anzio”
Presentazione dell’autore, prof. Clemente Marigliani
L’uomo della strada conosce pochi nomi degli ottantuno imperatori romani, ma certamente figurano in testa all’elenco i nomi di Nerone e di Caligola: Nerone è universalmente famoso per la sua crudeltà e Caligola per la sua follia. Questa loro triste fama è dovuta alla originalità e spregiudicatezza con cui hanno interpretato il ruolo di imperatore e, fin dal primo secolo, fu divulgata dagli storici Svetonio e Tacito. Evidentemente questa monografia non può prescindere da una immagine tradizionale tanto radicata, e tuttavia nella vicenda di Caligola e Nerone c’è di più, come cerca di dire il titolo: Il Mondo di Caligola e di Nerone. Vita, vicende e immagini dei due imperatori di Anzio.
I motivi che suggeriscono e giustificano lo studio a coppia dei due imperatori sono molti: il loro temperamento, la loro cultura, il loro modo di vivere e, infine, di regnare.
Anzitutto, ambedue nacquero ad Anzio: Caligola il 31 agosto del 12 d.C., Lucio Domizio Enobardo (poi Nerone) il 15 dicembre del 37. Di tutti e due le fonti riferiscono che sono nati con i piedi in avanti, circostanza che per le convinzioni popolari del tempo era segno infausto. Entrambi erano figli di due donne dal carattere fortissimo: Caligola era figlio di Agrippina Maggiore, Nerone era figlio di Agrippina Minore (a sua volta figlia di Agrippina Maggiore), ambedue dal carattere indomito e soverchiante. Tutti e due ricevettero un’educazione raffinata dopo un’infanzia difficile. Nessuno dei due era destinato al principato, e ambedue vi approdarono grazie all’eliminazione sistematica dei congiunti che rientravano più direttamente nel diritto di successione. Soprattutto, poi, i due accedettero al trono perché sopravvissuti alle eliminazioni dei possibili rivali e quindi in età, per la tradizione romana, molto precoce. Caligola divenne principe a 24 anni dopo aver assistito all’annientamento della sua famiglia e dopo il soffocamento di Tiberio nel suo letto. A sua volta, succedendo a Claudio avvelenato per mano di Agrippina sua madre, Nerone divenne imperatore a 17 anni: il più giovane imperatore che Roma aveva avuto fino a quel momento. Sia a Caligola che a Nerone, poi, venne imposto il primo matrimonio. Caligola su ordine di Tiberio sposò Claudilla mentre, su ordine di Agrippina Minore, Nerone sposò Ottavia, che aveva dodici anni e che, per giunta, era sua sorella, essendo stato egli nel frattempo adottato da Claudio.
Sul versante positivo, sia Caligola che Nerone vengono accreditati di un esordio particolarmente felice nel governo dell’Impero: Caligola per il primo anno del suo breve regno e Nerone per i primi cinque anni (il «quinquennio felice»). Tutti e due i principi vengono poi rappresentati come persone in preda alla paura e, di conseguenza, come propensi a governare con il terrore. In realtà sia Caligola che Nerone dovettero fronteggiare tutta una serie di congiure che provocarono (e in qualche misura giustificarono) le loro dure repressioni. A tanto eccesso li portò anche la violenza da cui erano state circondate la loro infanzia e la loro prima gioventù. I due principi, comunque, inaugurano il loro governo con l’intendimento di onorare le antiche prerogative del senato romano.
Quello che, ancora congiuntamente, segnò la svolta dei principati di Caligola e Nerone fu l’influsso esercitato su ambedue dalla figura di Marco Antonio, sotto il quale in Oriente si manifestò il primo abbozzo di culto imperiale romano. Al proposito Eugen Cizek afferma che «Augusto, sotto una dottrina composita d’ispirazione volta a volta monarchica, aristocratica e democratica, aveva dissimulato un assolutismo di fatto. Marco Antonio, dal canto suo, rivendicò decisamente questo assolutismo unendo una teocrazia di tipo ellenistico a una democrazia reale, quella del sovrano clemente, virtuoso, pio e giusto, che scendeva tra le folle». I due giovani principi furono attratti dal modello del triumviro senza averne il carisma e in una Roma in cui il modello orientale era prematuro. Quel modello portava con sé la passione per l’agon e il luxus da cui tra l’altro discendono la ricercatezza dei due imperatori nel vestire in modo sontuoso o stravagante e la passione per le corse dell’ippodromo. Caligola poi aveva la passione per la danza e Nerone per le competizioni poetiche, canore e teatrali. Soprattutto, li legava infine la passione per le domus splendide ed eccessive. Durante il breve regno di Caligola e molto più in quello di Nerone si affermarono dunque modelli di vita, espressioni d’arte, di pittura, di raccolte statuarie, di arredamenti con marmi preziosi, di stoffe, di profumi… che incisero profondamente sugli sviluppi della vita a Roma e sulla diffusione del bello nella civiltà romana. I due imperatori anziati ebbero in comune anche la fine che venne dallo scontro aperto con il senato.
Il lusso, gli eccessi, la crudeltà e le raffinatezze garantirono a entrambi l’immortalità: ambigua o, se si vuole, negativa, ma pur sempre imperitura. Basti pensare all’influsso esercitato dalle decorazioni della Domus Aurea sui pittori rinascimentali, e all’eco che è arrivata fino a noi nelle opere che hanno come soggetto i due principi anziati: nella letteratura, nelle arti figurative o, ultimamente, nel cinema e nella televisione.
Il ricco apparato iconografico del volume, l’abbondanza delle fonti antiche riportate o messe in sinossi e l’ampia bibliografia vogliono completare l’illustrazione del mito che, nel bene e nel male, si è impadronito dei due imperatori anziati, crudeli ma dotati di estro, ossessionati dal bello e, soprattutto, mai banali.