Nella prestigiosa sede dell’Associazione Per Roma, in Via Nazionale, è stato presentato venerdì 14 aprile alle ore 18:00 l’ultimo numero della storica rivista (fondata nel 1965 da Willy Pocino) “Lazio ieri e oggi” da Maria Rita Pocino, Vicedirettore, e Marco Onofrio, Caporedattore. Tra i tanti interessanti contributi della rivista un tema che è risultato molto affascinante è stato quello affrontato da Alberto Silvestri nell’articolo “L’Appia antica e la tradizione di Simon Mago”. Nello scritto sono presi in esame i luoghi teatro della caduta e morte dell’eresiarca, tutti legati al culto di Giove, con il quale Simon Mago viene identificato: la via Sacra a Roma, la via Appia ad Ariccia dalla quale si principiava la via Sacra per Monte Cavo, e la via Appia a Terracina, oltreché i reperti rinvenuti ad Ariccia e legati all’eresiarca.
Secondo l’Egesippo (II sec. d.C.), il destino dell’eresiarca Simon Mago si sarebbe compiuto ad Ariccia, dove, dopo la caduta dal cielo di Roma, con una gamba fratturata e sanguinante, si sarebbe ritirato e successivamente morto. A dare vigore a questa tradizione, probabilmente legata alla presenza dell’elemento ebraico lungo il tratto aricino dell’Appia (I sec. d.C.), concorre anche la toponomastica.
L’antica porta in Valle Ariccia, appartenente al foro aricino attraversato dall’Appia Antica, viene tuttora denominata “Basto del Diavolo”. Certamente perché, quasi completamente interrata, assomiglia a una rozza sella di somaro, di un “basto”, appunto. Ma anche e soprattutto in ricordo di Simon Mago, “complice” del demonio. Ci sarebbe poi un sarcofago, tuttora collocato nel viale di Parco Chigi, dove sarebbero “state riposte le ceneri di quell’empio”. Sul rovescio del coperchio in marmo che copriva il sarcofago stesso il principe Bernardino Savelli fece incidere la seguente iscrizione: “Frammento della pietra sepolcrale in cui un tempo fu sepolto in Aricia Simon Mago dopo che cadde in Roma, fatto precipitare dalla voce e dalle preghiere di S. Pietro…”. L’iscrizione, tuttora conservata in piazza di Corte sopra la “fontana delle tre cannelle”, è tuttavia da mettere verosimilmente in connessione con un altro frammento, purtroppo perduto, che getterebbe nuova luce sull’origine di una perdurante e tenace tradizione.
L’autore dell’articolo, noto studioso del nostro territorio, ha comunque dichiarato che la sua indagine sull’intricata vicenda di Simon Mago rimane aperta e potrebbe portare ad altre sorprese sulla base delle testimonianze archeologiche del cristianesimo delle origini legate all’Appia Antica, che risultano di notevole importanza in vista della candidatura della Regina Viarum a patrimonio dell’Unesco e dell’approssimarsi del Giubileo 2025.