Concerto è un concerto dell’immaginazione. Uno spettacolo teatrale che sogna di essere una performance musicale. Il lavoro muove da una raccolta di sogni trascritti e trasformati in canzoni originali o materiali performativi con l’idea di costruire un coro di forze, voci e immagini al limite del paradosso che dialogano all’interno di un assurdo concerto in perpetuo mutamento.
Secondo lo scrittore Joseph Addison, quando sogniamo, “l’anima conversa con innumerevoli individui di sua creazione e si trasferisce in diecimila scene di sua immaginazione divenendo contemporaneamente il suo teatro, il suo attore e il suo spettatore”. In questo senso, la lingua dei sogni può essere letta come lingua poetica, disponibile a molteplici piani di interpretazione, intrisa di quotidianità, spesso surreale, e al tempo stesso simbolica. Nella dimensione onírica l’alto e il basso si alternano senza rigidità normative e le immagini che il sogno produce sembrano sempre rimandare a qualcos’altro di inafferrabile, se non nella profondità dell’individualità che lo produce.
Concerto come esecuzione musicale ma anche come compartecipazione di elementi impiegati in un medesimo scopo. Voci, immagini, proiezioni, memorie, paure come elementi frammentari di un’identità alla ricerca di una sua definizione. In scena due performer come due clown venuti da lontano si cimentano in un compito al di sopra dei loro limiti, tentando forse di realizzare il loro stesso sogno di essere cantanti per il tempo di una performance. Nello scarto tra ambizioni e risultati emerge l’umano con il suo portato comico e contemporaneamente tragico. I confini tra i linguaggi si fanno più labili. Teatro, musica, danza. La drammaturgia come mix di elementi. Le tracce si susseguono per corrispondenze poetiche come nei sogni o per giustapposizioni di assonanze e dissonanze come nella musica. Lo spazio intorno ai corpi è vuoto, pronto a essere investito dall’immaginazione di chi guarda. Il teatro come luogo in cui poter rendere visibile l’invisibile che si agita momentaneamente nelle nostre teste. Diversi sogni individuali come parti di un unico lungo sogno collettivo che per qualche ragione somiglia a un incubo…
Francesco Michele Laterza, è un autore e performer. Si forma con alcuni maestri della scena teatrale contemporanea italiana tra cui Raffaella Giordano, Danio Manfredini e Roberto Latini. Dopo aver lavorato come interprete per diverse compagnie, intraprende un percorso autoriale in cui esplora la relazione tra corpo e processi di costruzione dell’identità. Lavora inoltre come insegnante e operatore teatrale per il sociale.
Floor Robert e un’artista nata in Olanda che lavora stabilmente a Firenze dove nel 2010 fonda insieme a Giacomo Bogani e Andrea Falcone la compagnia inQuanto teatro. Dal 2015 affianca al suo lavoro di autrice e performer quello di disegnatrice utilizzando il nome La Pler. Si occupa della progettazione di costumi di scena per la sua compagnia ed altri. Insegna nelle scuole progetti didattici di teatro, danza e disegno.
Testo e regia: Francesco Michele Laterza
Con: Francesco Michele Laterza e Floor Robert
Disegno luci: Adriana Renna
Tecnica: Letizia Paternieri
Foto: Regina Del Toro
Coproduzione: Teatro delle Moire/Danae Festival
Con il sostegno di: IntercettAzioni – Centro di Residenza Artistica della Lombardia (un progetto di Circuito CLAPS e Teatro delle Moire,
Industria Scenica, Milano Musica, ZONA K) e di Ass. Punto a Capo Calolziocorte, Lecco
Spazio Rossellini è il polo culturale multidisciplinare della Regione Lazio, gestito da ATCL Circuito Multidisciplinare del Lazio, che offre un programma, rivolto a spettatori di tutte le età, che comprende tutte le arti performative dal vivo, progetti di residenza artistica, con una particolare predilezione alla promozione degli artisti del territorio regionale. La cura artistica progettuale è di Katia Caselli.
BIGLIETTI con prenotazione obbligatoria
Intero € 12 – Ridotto € 10