Lo Spazio Faro è lieto di ospitare la mostra personale “Cotidianam” di Antonello Spadafora
, a cura di Fabio Matthew Lanna, testo critico di Roberto Sottile. Dopo il vernissage di giovedì 9 gennaio alle ore 18:30, l’esposizione resterà visibile al pubblico fino al 31 gennaio 2020.
Con questo appuntamento si chiude il ciclo di eventi nella sede di via Perugia 24 a Roma, che in un anno di attività ha visto succedersi ben 28 diversi artisti italiani e internazionali.
“COTIDIANAM” (“Ogni giorno” in latino), è una mostra in cui sono proposti due cicli pittorici che hanno avuto inizio nel 2017: COMMUNITY e INJURY.
Il primo è una riflessione sulla nostra società, l’uguaglianza e la diversità, nato dall’osservazione del modus vivendi delle api. La forma esagonale dei moduli che costituiscono le opere rimanda, non a caso, alle celle degli alveari, simbolo di una perfetta e armoniosa divisione dei ruoli e consapevolezza del bene comune spesso sconosciute a noi esseri umani.
INJURY riprende e approfondisce questo discorso: qui i singoli elementi di un enorme, ipotetico alveare mettono in evidenza il fatto che, pur essendo costituiti allo stesso modo in termini di materia, siamo tutti inevitabilmente toccati e feriti dagli eventi in maniera diversa e soggettiva.
Il titolo della mostra, alla luce degli aspetti affrontati nei due cicli, suggerisce quello che succede ogni giorno, COTIDIANAM appunto, nella nostra società. Perché, come ricorda Spadafora, “siamo tutti chiamati ad affrontare inesorabilmente la vita, che non smette di farsi sentire”.
Antonello Spadafora è nato a Paola (CS) nel 1979. Poliedrico autodidatta, dopo le prime opere di carattere religioso studia la pittura impressionista e si apre a un nuovo modo di interpretare il mezzo pittorico con la scomposizione delle forme, sperimentando svariate tecniche e supporti. Nel 2006 avvia una collaborazione con la Galleria d’arte “La Bottega”, presso Castellina in Chianti (SI) e, nel 2009, con la Galleria “Giò Art” (LU), con cui nel 2010 partecipa ad Arte Fiera Padova. Negli ultimi anni la sua ricerca si è focalizzata su tematiche sociali, fragilità e incertezza del quotidiano, trasformazione e conseguente rinnovamento, precarietà. Ricorre all’uso di diversi materiali che interagiscono tra loro, principalmente tessuti e stoffe, su cui interviene con il fuoco, la pittura e l’inchiostro. Vive e lavora tra Fuscaldo (CS) e Roma.
Testo critico a cura del dott. Roberto Sottile
Elemento dopo elemento. Una sequenza che si moltiplica attraverso la struttura modulare esagonale. Una ricerca quella di Antonello Spadafora che utilizza il modulo esagonale per riuscire a comporre delle storie che possono ripetersi ogni giorno all’infinito. Al centro della sua poetica una riflessione che diventa uno “screening” contemporaneo sugli equilibri e le “regole” e le forze che governano e misurano la nostra vita quotidiana.
Il modulo esagonale diventa un simbolo ritmico-rituale, che l’artista utilizza per riversare in esso tutte le sequenze che vengono generate che compongono un frammento di questo racconto. Una funzionalità, quello dell’utilizzo dei moduli esagonali, che permette all’artista di trasformare ogni modulo, in un grembo dove destinare ed assegnare un ruolo, libero da regole e preconcetti. Quella di Antonello è una ricerca che dialoga tra la razionalità della forma e la potenza della struttura modulare da una parte, e la vivacità del cromatismo e dei contenuti concettuali che sono “conservati” in ogni modulo.
Si compie così una liturgia conforme alle regole dell’arte che trova un giusto compromesso tra l’armonia e le regole che l’artista osserva e applica concettualmente alla nostra società. Il risultato è un percorso modulare che si moltiplica e compone come un grande organismo cellulare. Ogni modulo esagonale è parte di un sistema più complesso che Antonello non rinnega, anzi, considera importante per la crescita individuale e personale, che deve fare i conti però non solo con i “contenuti” acquisiti, ma anche con le relazioni circostanti.
Antonello Spadafora trasforma la nostra comunità, il nostro quotidiano, le nostre abitudini in un sistema artistico regolato dalla forza della bellezza, custodita dal valore delle unicità. Ci viene proposto un modello culturale da preservare e nello stesso tempo da trasmettere. Per fare tutto questo occorre avere a disposizione gli strumenti giusti, senza cadere nella retorica dell’abitudine che con il trascorrere del tempo diventa accettazione e tolleranza. Antonello comprende queste regole, e da queste inizia costruendo i suoi organismi modulari, come il risultato di una profonda contaminazione: unico cioè diverso, dove la forma del modulo esagonale viene utilizzata come struttura per superare la stessa idea di forma e di ripetizione visiva.
Ogni modulo esagonale si incontra e scontra con altri moduli, generando strutture e organismi unici che sono il risultato delle possibilità di quell’armonia che l’artista ci vuole restituire. Community e Injury sono le due facce della stessa medaglia. In e out di un sistema nel quale Antonello segna confini e distanze senza mai rinnegare l’oggettiva e la soggettiva visione delle cose.
Ogni opera è un universo di coscienza e conoscenza, cioè composto da sistemi finiti (moduli esagonali) e sistemi infiniti (colore e materia) capaci di generare vita al di là della nostre idee, al di là spesso da ciò che è giusto oppure ingiusto.
Antonello Spadafora raccoglie queste energie e ne fa arte.