L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra di Giacomo Minella alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 12 febbraio 2022 alle ore 17.00, aperta al pubblico fino al 26 febbraio 2022 con ingresso gratuito.
Giovane artista romano, fin dall’adolescenza innamorato dell’arte, Giacomo Minella ha frequentato l’istituto professionale per l’artigianato, IPSIA Carlo Cattaneo, il corso di Restauro dei Materiali Antichi presso la scuola Nicola Zabaglia di Roma partecipando ad attività di restauro su manufatti artistici e archeologici e l’Università della Tuscia, alla Facoltà di Scienze dei Beni Culturali, maturando la scelta di vita di dedicarsi pienamente all’arte pittorica. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti a concorsi di pittura nazionali e internazionali, fra cui il primo premio dell’Ass. CR Cultura e Risorse Onlus nel 2016, la classifica di finalista e il diploma di merito al Premio Accademico Internazionale d’Arte Contemporanea Apollo dionisiaco. Ha portato in mostra le sue opere in tutta Italia, in via permanente online nella Mostra Accademica dell’Arte Contemporanea e su diversi cataloghi, fra cui “Fenomenologia dell’Anima” edito dall’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea con analisi critica in semiotica estetica dell’opera artistica.
“L’espressione del Minella è densa, materica, carica, presente. Il gesto pittorico è enfatico, diretto e immediato, perché la rappresentazione notturna, sul vertiginoso e onirico squilibrio prospettico, apra in medias res alla verità della materia emotiva nel piacere sensoriale, che avanza, che sovrasta e che travolge, come flutto inconscio, la figura al desiderio. La fiabesca elementare magia pittorica del Minella è sinestesia, declino progressivo dell’equilibrio e del discernimento sensoriale, nel placido deliquio al grembo acqueo, culla dell’indistinzione di sé e d’altro: allora note e luci coincidono ed è meravigliosamente audibile lo spartito acceso della veglia alle finestre, sulla pelle calda delle case.
Il caldo fulgore intimo degli oli del Minella rischiara lo studioso e, propriamente, ‘colui che tende con desiderio acceso, per riuscire’. Una verticalizzazione dell’amore per la conoscenza fa dell’uomo una candela ardente. Ogni segno riassegna una corrispondenza e consegna ad un nuovo tendere aperto. In una sintesi della contraddizione elementare ignea, fra sacralità e dannazione, il Prometeo studioso si sospinge a sapere, nel superamento di se stesso, a rubare dell’ulteriore. Il calore è introversione e viaggio iniziatico di approfondimento, fino alla nigredo alchemica dell’identità, che fenice rinasce nell’aurora dalle proprie ceneri, per la ciclica eternità del vivere. Abitante del fuoco, l’essere non è mai meramente pensiero, è sempre anche immaginazione, nuova ipotesi di sé e del mondo, braciere di possibili, ove tutto incessantemente si ricrea.
I ricetti oleocromatici del Minella sono grembi acquei e femminili di rinascita, dalla concentrica attenzione di uno sguardo alla catarsi di una percezione estesa, che mesce spazio interno ed esteriore. Le perle non sono meramente indossate, ma nascono da una profondità valvare di struggente sentimento vitale. Il continuum al mondo rivela la metamorfosi della materia in una cauda pavonis: la ruota iridata della sapienza del pensiero, che gioca nei colori con la totalità delle meraviglianti prospettive divenienti della vita.
La potenza ignea della figura del Minella è la scintilla siderale che accende il sogno, dal microcosmo di una perla, che trasfigura un abissale grano di dolore in un prezioso fulgore emerso allo sguardo di coscienza, alla crescita della fillotassi della vita e al macrocosmo dell’avviluppo e dello sviluppo della spirale aurea, a scorgere i segreti della proporzione umana alla divina, per la visione onirica del nuovo principio di un’armonia universale.
Gli oli del Minella sono sempre accinti ad accendere la materia del mondo in abbraccio alla materia emotiva, nell’inaspettato lucore notturno di una misteriosa e muta meraviglia. È il respiro di continuità alla natura di un’arte sinestesica, che coinvolge oltre la vista del fruitore, tutti i sensi insieme, nel profuso calore sulla pelle, in note sospese e lontane, nell’umido odore velato di nubi, in un sentore esotico e selvaggio. La sinestesia è la chiave del passaggio al di là del proprio confine identitario, nel luogo immemoriale dell’indistinzione di sé e d’altro, nell’esperienza ancestrale d’infinito.
Il viaggio dell’artista è di progressivo abbandono della coscienza solare e diurna per la dimensione preconscia del simbolo, che letteralmente unisce il molteplice nella densità di senso, nel connubio d’inconscio e di coscienza, nel luogo franco dell’arte, che arresta la corsa del desiderio di significante in significante, per un’ineffabile quiete di appagamento, nella sintesi che supera la dialettica e trascende gli opposti.
Il percorso pittorico del Minella è allora una profonda via individuationis junghiana alla dimensione Altra, alle fondamentali imagines arcaiche ad interrogare Ombra, Anima, Sé, in una tensione all’unità della totalità. Il processo d’individuazione interpella l’onirismo e l’universalità collettiva delle fiabe, per l’assimilazione dei fattori psichici scissi che sono soliti investire proiettivamente l’oggetto di qualità negative e che la figura dell’Ombra assimila e assolve, quando trova albergo nella psiche stessa per la catarsi del malum mundi.
Il movimento magnetico della pittura del Minella va a trovare le strutture archetipiche relazionali, la coscienza maschile incontra l’Anima, l’alter ego femminile e irrazionale lungo la fenomenologia della luce notturna e stellare, dell’edenico grembo lacustre, dell’animale indomito, del veliero nemboso, della musica, di note gli occhi a sollevare il notturno sipario, la pelle di notte al nettare d’un pensiero esiziale, della casa ardente e negata, fino ad interiorizzare le figure di donna, emblema della complementarità della differenza, con la loro pelle mai quotidiana, ma intessuta del segreto di luci e di ombre, a cercare la vertigine della radicale profondità dell’Io. È l’uscita della psiche dall’isolamento della coscienza, sino alla soglia dell’incontro, della ierogamia di terra e di cielo, di tenebra e di luce, delle nozze sacre fra immanenza e trascendenza, umanità e deità.
Il descensus oltre la sizigia dell’Anima e dell’Animus è l’occasione di vedere nell’Altro la direzione che manifesti dietro il soggetto apparente la soggettività autentica del Sé, ad integrare la coppia archetipica nella totalità della psiche, principio di energia libidica individuativa. Il Sé è la totalità di coscienza e inconscio, oltre il logos razionale la dicotomia lacerante degli opposti è sintetizzata in una superiore unità di senso, che umida e vera rinasce dall’onda dell’emozione. Del singolo è l’abbandono ineffabile al mistero del tutto, che ogni estraneità tuttavia sente propria, familiare, stessa, come casa.” (Critico d’Arte prof.ssa Fulvia Minetti)