In occasione del conferimento del Premio Presidente della Repubblica 2017 per l’Architettura assegnato a Renato Rizzi (Rovereto, 1951), l’Accademia Nazionale di San Luca presenta dal 17 dicembre 2022 al 3 marzo 2023 nelle sale espositive del piano terra di Palazzo Carpegna la mostra “eden-eden. RENATO RIZZI”, in concomitanza con l’esposizione “CANOVA. L’ultimo Principe”.
“Presentare la propria opera nella sede dell’Accademia Nazionale di San Luca, a Palazzo Carpegna, richiede un grande pudore oltre ad una duplice consapevolezza” dichiara Renato Rizzi, che prosegue: “Quella derivante dal suo prestigio accumulato nei secoli rispetto all’attuale dissoluzione culturale del nostro tempo. Architettura si trova appunto schiacciata tra questi due potenti magneti. Tra storia e presente. Tra rispetto e rischio. Questo l’orizzonte all’interno del quale si colloca la mostra, dal titolo “eden-eden. RENATO RIZZI”. I 170 modelli in gesso presenti nelle tre sale a piano terra affrontano il conflitto che troviamo inscritto, da sempre, nel nucleo della parola della nostra disciplina. Nel binomio del suo nome confluiscono le tensioni oppositive che si trasformano nel fascino e nelle difficoltà del lavoro che non può evitare lo scontro tra le potenze indominabili dell’archè e le potenze dominabili della téchne. Il titolo della mostra risuona come un’eco sprigionato dalle potenze oppositive nascoste nel nome, architettura”.
Giorgia Antonioli e Susanna Pisciella, curatrici della mostra, sottolineano: “eden-eden segna la distanza, gli estremi entro i quali si muove l’opera di Renato Rizzi. Tra debito e dono. L’eden appartenente a ciascuno di noi nell’infanzia, viene poi dimenticato. Debito da restituire. Il dono, riconquista necessaria attraverso l’opera, è l’eden da trasmettere alle generazioni successive. Questo da sempre il compito dell’arte: riaccendere la meraviglia. Il mondo chiede di essere affascinato. L’eden dell’inizio, l’infanzia. L’eden della fine, la consegna. La formula solenne di ogni Architettura, ossessione semantica e simbolica della sua doppia radice, archè e téchne”.
In mostra 170 modelli di luoghi, relativi a trenta progetti, costruiscono un antro di figure in attesa. Che ci osservano. Ogni luogo è infatti il principale soggetto architettonico, dove geografia, teologia e mitologia sono un’unica cosa.
Nell’opera di Renato Rizzi non siamo noi a occupare il centro del mondo, piuttosto è il mondo a scrutare noi. Una reciprocità dello sguardo in cui i miti e la storia collassano le cronologie per dilatare il presente alle latitudini di tutti i tempi. In nome di una autentica con-temporaneità.
Il metodo di rappresentazione dei progetti è già di per sé una critica radicale al pensiero del nostro tempo. Una resistenza non solo verbale, ma tridimensionale. Dotata di corpo e peso. I modelli infatti non sono il punto di arrivo, ma il principale strumento operativo per prendere parte ai segreti insiti in ogni luogo. Per evocarli senza smascherarli. Attivano il processo di inversione dello sguardo per il quale non siamo più autori, ma attenti ricettori. In questo modo lo spazio astratto e omogeneo, paradigma mediatico del nostro tempo, si contrae in luoghi. Singolarità irripetibili.
Il fatto che tutti i modelli siano realizzati in gesso risponde all’intima e ineliminabile onestà della forma. Senza trucchi. È la materia stessa a imporre e guidare il processo, continuando l’inversione dello sguardo. Questa metodologia progettuale esige grande lavoro, dispendio e responsabilità. Senza escludere rischio e fallimento. Il risultato finale non è mai prevedibile a priori, poiché l’indominabile di architettura è radicato nell’anima cosmica della materia.
La sala centrale
150 modelli in gesso ricoprono completamente le tre pareti trasformando quello spazio in un geroglifico del mondo e del tempo. Analogamente a L’Antro delle Ninfe di Porfirio, dove le dee tessevano su enormi telai di pietra le vite degli uomini, qui il biancore del gesso tiene in sospensione la visio dimenticata dei luoghi. Sono gli occhi dei paesaggi e della storia che ci guardano e ci scrutano prima di diventare, essi stessi, progetto.
La sala di sinistra
In mostra il progetto “Lampedusa: la Cattedrale di Solomon”. L’isola di Lampedusa – promontorio dell’Africa, luogo ideale per Denis Diderot (Encyclopédie) per la nascita di una nuova civiltà, palcoscenico maestoso per la Tempesta di Shakespeare – trasforma gli hot-spot del dramma migratorio in una cattedrale invisibile. Totalmente scavata nella roccia, accoglie nel vuoto del suo pantheon segreto il fuggitivo, l’orfano, il rifiutato, per restituirgli la dignità della propria singolarità.
La sala di destra
Si divide tra il progetto realizzato e quello ideale: da una parte il teatro elisabettiano di Danzica anticipa e prepara con le sue ali alzate come le braccia degli operai di Solidarność; dall’altra il progetto dell’Aula Ideale per 365 studenti, da realizzare in due tempi sulla cupola del duomo di Firenze. Prima sotto il Giudizio universale del Vasari. Poi sopra, sulla lanterna. Uno studente al giorno entrerà nella sfera dorata. Una luna speciale che impiegherà un anno intero per completare la sua rivoluzione attorno al cosmo del Brunelleschi.
ORARI
dal martedì al sabato dalle 10 alle 17.30, ultimo ingresso ore 16.00