L’artista tedesca Andrea Freiberg vive e lavora a Roma, nello studio37 a Trastevere. Il suo focus artistico si rivolge al palcoscenico dell’agire sociale nello spazio pubblico della Capitale, agli spazi liminali, alle tracce e ai resti urbani.
“A Roma tutti i tempi sono simultanei. La metropoli è un palcoscenico del mondo. Un mondo di transizione. Sono particolarmente affascinata dalle zone periferiche e dai luoghi perduti, dove le pietre diventano più leggere, la città si dissolve e diventa nomade”, spiega l’artista.
Secondo la teoria dello spazio di Gilles Deleuze e Felix Guattari, gli spazi nomadi come prova fisica della ricerca di libertà da parte del nostro corpo riflettono da una distanza critica le strutture degli “spazi striati”, ovvero quegli spazi ordinati da un modello di segmentazione rigida dello spazio in base a punti fissi. Lo “spazio liscio” nomade è al contrario ambiguo, mobile, variabile e apertamente negoziabile. L’urbanizzato standardizzato è rappresentato negli spostamenti degli spazi statici, sedentari e dei luoghi nomadi. “Non luogo” secondo la definizione di Marc Augé designa un luogo di passaggio, traffico e consumo – non un luogo di comunicazione delle comunità sociali e della loro cultura. “Luogo perduto, non luogo” adatto solo al traffico di passaggio? Ovunque le persone si riuniscano sorge uno spazio sociale in relazione alle strutture di potere sovraordinate. La nostra realtà si riflette nelle contraddizioni e nelle disuguaglianze sociali tra abbondanza materiale, turismo planetario, crisi climatica, guerra, sfollamento e miseria esistenziale.
Viaggiando tra la realtà improvvisata e quella regolata della vita, l’artista si avvicina ai luoghi nomadi, alle aree abbandonate, agli accampamenti temporanei e alle discariche. Oggetti ritrovati, fotografie e incontri costituiscono il contesto nella traduzione della realtà vissuta in una realtà fittizia-metafisica. La ricerca del significato inizia nell’alienazione. Derealizzazioni surreali sorgono nella connessione dei contesti spaziali con gli oggetti ritrovati. In combinazione con la pittura rappresentativa e i “trofei della strada” come resti della nostra civiltà moderna, emergono scenografie poetiche e spazi di riflessione che offrono diverse possibilità di azione. Andrea Freiberg interroga in modo sovversivo il luogo dell’arte come palcoscenico nomade e amplia le regole della pratica espositiva convenzionale nell’atmosfera abissale dell’ex garage riqualificato, che si trasforma così in uno scenario nomadico. Curatori: Adriano Napoleoni & Christian Oxenius.
Il programma della mostra
Il 2 aprile apertura dalle 19 a mezzanotte con mostra, performance, artist talk e dj set.
Il 3 aprile dalle 16 alle 19 con mostra e performance.
Il 9 aprile la chiusura, dalle 16 alle 19 con mostra, performance e concerto jazz.
Possibilità di visitare la mostra da lunedì al venerdì su richiesta, scrivendo a garagezeroinfo@gmail.com.
Ingresso €5,00