La Villa dei Quintili era la più grande e fastosa residenza del suburbio romano. Era così vasta che nei secoli scorsi si pensava che fossero i resti una città, alla quale si dava il nome di “Roma Vecchia”.
Il nostro viaggio nella storia inizia dal sito più maestoso del Parco dell’Appia Antica: la Villa dei Quintili, un sito archeologico situato a Roma, tra il V miglio di via Appia Antica e il settimo chilometro di via Appia Nuova.
Il nucleo originario apparteneva ai fratelli Quintili (Sesto Quintiliano Condiano e Sesto Quintiliano Valeriano Massimo), consoli nel 151 d.C. ed è stato ampliato quando la villa è divenuta proprietà imperiale con l’imperatore Commodo, che amava risiedervi per la tranquillità della campagna e per i benefici dei bagni termali.
Il complesso era poi stato chiamato fin dal quindicesimo secolo anche “Statuario”, a causa delle statue che tornavano alla luce in grande quantità, ma soltanto nel 1828, dopo il ritrovamento di fistule plumbee con scritto: “Quintilii Condianus et Maximus”, fu appurato che il complesso era stata la proprietà dei fratelli Quintili.
Il complesso si estende la via Appia Nuova tra l’Appia Antica ed è costruito attorno a una grande piazza. Il nucleo edilizio più imponente è quello composto dagli ambienti padronali e per la servitù: un edificio circolare, una serie di stanze e le due grandi aule termali del calidario e del frigidario, alte quattordici metri, con ampie finestre e marmi policromi. Il complesso monumentale si affaccia a terrazze sulla campagna romana ed offre un panorama che ha ispirato nel tempo molti celebri artisti.
Coi numerosi interventi di ampliamento, ristrutturazione e manutenzione, la villa divenne una lussuosa residenza imperiale, la più grande dell’area suburbana romana.
Vi si notano due fasi costruttive: una, in opera laterizia, del periodo dei Quintili, intorno al 150 d.c. e una in opera listata, relativa al periodo di Commodo circa un secolo dopo, quando divenne residenza imperiale.
INFORMAZIONI PRATICHE
Indirizzo:
Via Appia Nuova, 1092 Roma
Orario: da martedì alla domenica: 9.00 – 16.00 (la biglietteria chiude una ora prima) – chiusura lunedì
Informazioni e prenotazioni: Informazioni e prenotazioni: 06.39967700 – CoopCulture
Numero dell’area archeologica: +39.06.7129121
Sito web: Villa dei Quintili
LA VILLA
La Villa si estende tra l’Appia Antica e l’Appia Nuova all’altezza del V miglio della “Regina Viarum”, proprio dove gli antichi ritenevano fosse avvenuto, al tempo del re Tullo Ostilio, il leggendario scontro fra gli Orazi e i Curiazi che valse a Roma la supremazia su Alba Longa.
Si articola in cinque nuclei, su un terreno ondulato compreso tra l’Appia Antica e l’Appia Nuova.
Vi si distinguono, ad ovest, un gruppo di piccoli edifici, probabilmente delle tabernae, un monumentale ninfeo a due piani che si affaccia sull’Appia antica, costituito da un’ampia esedra circolare, scandita da nicchie e con al centro una grande fontana. Nel Medioevo fu occupato da un castello di cui si notano i resti.
Dietro il ninfeo vi è un grande giardino di 300 m x 108.
Al di là del giardino, verso nord, si trovano gli ambienti termali con frigidarium, tiepidarium e calidarium, e accanto una sala rotonda del diametro di m 36, probabilmente una piscina scoperta.
A est di questa sorge la zona residenziale, del nucleo originario della villa, che risale alla prima metà del II secolo d.c. come testimoniano i bolli dei mattoni.
Sul lato orientale c’è secondo giardino a forma di circo, un ippodromo aggiunto alla villa in epoca più tarda.
Infine, a nord, i resti delle abitazioni servili.
Un articolato sistema di condotti e cisterne garantiva l’approvvigionamento idrico dall’acquedotto principale agli ambienti della Villa, residenziali e termali, permettendo così anche il riscaldamento.
L’ingresso originario è tra i due plinti adiacenti all’Appia Antica, dove si vede lo zoccolo di un muro; sopra, fra due colonne, un bel portone a fastigi dal quale si entrava e ci si trovava nell’ippodromo.
Il grande ninfeo a due piani costituiva pertanto l’ingresso vero e proprio della villa: da qui attraverso il portone situato tra due colonne si entrava nel parco dove attraverso diversi viali si arrivava alla villa vera e propria.
In alto a sinistra c’era una torre che controllava il traffico lungo la strada e girando intorno al ninfeo, si vede ancora il lungo muro pieno con in alto un canale, in origine coperto, dell’acquedotto che alimentava il ninfeo.
Al di là del giardino, verso nord, alcuni grandiosi ambienti facevano parte del complesso delle terme: un’aula rettangolare, con pareti aperte da finestroni su due piani e una piscina al centro, originariamente rivestita di marmo; una grande sala rotonda probabilmente scoperta ed adibita a piscina.
Il complesso termale era costituito da ambienti disposti su due livelli, di cui facevano parte due grandi aule di cui i recenti scavi hanno rivelato la destinazione. In una era sistemato il calidario, occupato quasi interamente dalla vasca per i bagni caldi, nella quale si entrava per una completa immersione dai gradini disposti su tre lati.
Il pavimento è rivestito in opus sectile marmoreum con numerosi frammenti di marmi pregiatissimi, importati da Grecia e Turchia.
La grande piscina era raggiungibile scendendo tre gradini e la vasca non è molto profonda.
Un sistema complesso riscaldava l’acqua della piscina: l’aria calda passava sia in un’intercapedine sotto il pavimento, sorretto da colonnine di mattoni (suspensurae), sia all’interno delle pareti per mezzo di mattoni forati (pareti tubulate).
Nel 1999 sono state trovate le tre bocche dei praefurnia, le caldaie che producevano acqua e aria calda.
Nel corridoio c’è un piccolo ambiente circolare con resti di pavimentazione in ardesia, tipico per gli ambienti riscaldati. probabilmente un laconicum, e ai bordi dei muri si vedono i mattoni forati che permettevano all’aria calda di riscaldare non solo il pavimento ma anche le pareti.
Conserva ancora il pregiato pavimento in lastre di marmi policromi orientali, che giaceva nascosto sotto oltre 80 m3 di terra.
Sempre nel contesto delle terme si trova il cosiddetto “Teatro marittimo”, a pianta ellittica, che mostra una certa somiglianza con l’omonimo ambiente della Villa Adriana a Tivoli: costituiva un un luogo tranquillo dove riposarsi dopo i bagni nelle terme.
Tra terme e ninfeo la villa aveva proprio bisogno di tanta acqua ed infatti era alimentata da un acquedotto privato le cui arcate si vedono bene percorrendo l’Appia Nuova subito prima del Grande Raccordo Anulare. L’acqua era derivata dall’Acquedotto Marcio, e delle grandi cisterne dentro la villa formavano una riserva.
La zona residenziale si affacciava su un grande cortile rettangolare, pavimentato con lastre di marmi colorati così come anche le pareti e i pavimenti, mentre pitture e stucchi decoravano le volte e la parte superiore degli ambienti.
Tutte le stanze del complesso erano dotate di un vero e proprio sistema di riscaldamento tramite tubi di terracotta, inseriti nelle pareti, all’interno dei quali veniva fatta passare l’aria preriscaldata.
Gli ospiti erano accolti in un’ampia sala ottagonale per i banchetti, dove si possono ancora riconoscere parte del sistema di riscaldamento pavimentale, un monumentale ninfeo ed un criptoportico.
Gli appartamenti padronali sono divisi in una parte privata con le stanze da letto (i cubicola) e in una parte più di rappresentanza, dove si tenevano i festini con gli ospiti.
Questa parte della villa dovrebbe risalire alla prima metà del II sec. d.c. (I fase edilizia).Il settore residenziale, non ben conservato, ha una parte privata con le stanze da letto (i cubicola) e una di rappresentanza per gli ospiti.
Le ultime stanze sulla destra sono piccole terme private. Il podio sopraelevato che dà un aspetto maestoso alla villa derivò dalla colata lavica di Capo di Bove, dove essa si arrestò dopo l’eruzione del Vulcano Laziale.
Nel lato volto ad occidente si trova una cisterna circolare, a due piani, sulla quale fu edificato nel Medioevo il Casale di Santa Maria Nuova, seguito da un massiccio nucleo cementizio di un sepolcro a forma di piramide che, per la ricchezza dei frammenti di sculture ed elementi di decorazione architettonica rinvenuti, viene attribuito proprio ai due fratelli Quintili.
Sul versante orientale, si estendeva un secondo giardino a forma di circo, lungo circa 400 m e largo tra i 90 e i 115 m.; uno stadio-arena che sembra fosse nata, come testimoniano anche gli scavi intrapresi, proprio per volontà di Commodo, imperatore amante degli spettacoli gladiatori e solo successivamente trasformata dopo la sua morte.
Questo prato doveva essere un ippodromo, di forma analoga a quella del Circo Massimo destinato a rallegrare, con animate gare, la vita degli abitanti della Villa. In realtà non doveva trattarsi di un vero e proprio ippodromo ma più che altro di un giardino a forma di ippodromo che doveva avere sui lati
probabilmente le statue, sistemato a viali alberati con fontane.
In un ampio locale precedentemente adibito a stalla, situato in un casale accanto all’attuale ingresso della villa sulla via Appia Nuova, è stato allestito un Antiquarium.