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UPSIDE DOWN – Mostra fotografica di Danilo Mauro Malatesta

Last updated: 13/06/2025
By Utenza Internet
Published: 19 Giugno 2025
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8 Min Read
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UPSIDEDOWNUn atlante visivo dell’umano smarrito nella città metafisica.Mostra fotografica di Danilo Mauro Matalestaa cura di Marina Sonzini.Vernissage 19 giugno ore 18Galleria Angelica

– Via Sant’Agostino 11 – ROMA

 

Nel marzo 2020, Roma si svuotava. Il silenzio prendeva il posto delle voci, dei corpi, delle folle.
In quel vuoto, Danilo Mauro Malatesta si muoveva solo, disponendo figure senza vita – manichini – nei luoghi simbolici della città eterna: gambe capovolte, busti emergenti, teste senza sguardo.
Fotografie in bianco e nero che oggi, a distanza di anni, non sono più cronaca, ma profezia.

UPSIDEDOWN è un progetto nato nei giorni del lockdown, ma che oggi si rilegge come una potente metafora della condizione contemporanea: un mondo rovesciato, in cui la crisi è diventata costante e l’umano ha perso orientamento, forma, presenza.

I manichini – oggetti muti, simboli artificiali del corpo – non rappresentano più l’assenza causata da un virus. Oggi sono icone dell’inadeguatezza, resti dell’umanità incapace di reagire. In un tempo segnato da guerre, disastri climatici, collassi sociali e tecnologici, da isolamento psichico e iperconnessione sterile, queste figure si impongono come rappresentazioni del nostro essere smarriti, replicabili, immobili, incapaci di reagire.

Ma c’è di più.

Non sono soltanto presenze artificiali: questi corpi senza volto siamo noi. Non più corpi da guardare, ma proiezioni del nostro subconscio, emersioni improvvise dell’io sepolto. Spuntano dall’asfalto come frammenti di coscienza, resti plastici della nostra identità spezzata. L’asfalto è la soglia tra ciò che appare e ciò che giace sotto. Tra ciò che crediamo di essere e ciò che, forse, stiamo diventando.

Le piazze, i marciapiedi, i monumenti non sono più solo spazi urbani: diventano zone psichiche, soglie tra realtà e immaginazione, membrane dell’inconscio collettivo.
Roma non è più città, è uno spazio mentale. Una mente che affiora, si guarda come da uno specchio rovesciato, si chiede: chi, cosa, siamo diventati?

Come in un sogno lucido, le immagini di UPSIDEDOWN rievocano una realtà non più lineare.  Una realtà destrutturata, ma mai perduta: affiora, si rifà corpo, prende forma. È l’inconscio che si manifesta nello spazio urbano. Una città che non si ricorda più come si vive, ma ancora prova a mostrarsi, allargando lo iato tra ciò che è e ciò che percepiamo.

Il silenzio irreale di quei giorni, oggi si è trasformato in rumore di fondo: quello dei notiziari h24, degli opinionisti tuttologi, di cronache dell’orrore a cui non siamo più capaci di indignarci. È diventato abitudine al trauma, assenza d’ascolto, presenza fantasma. Le figure di UPSIDEDOWN non raccontano più quei giorni: raccontano ciò che ne è rimasto dentro di noi. La piazza, il monumento, la scalinata sono diventati altro.  Oggi, “l’altro” siamo noi. Immersi in un tritacarne globale di notizie, crisi, guerre e scollamenti, queste immagini ci restituiscono non una risposta, ma una domanda rivolta all’umanità intera: quale forma abbiamo oggi, dopo tutto questo?

UPSIDEDOWN non è una mostra sul passato. È una visione del presente.

Un presente che si riflette in ogni spettatore, chiamato a riconoscersi in quelle figure mute, sdraiate o verticali, disarticolate. Come specchi che restituiscono frammenti del nostro stesso volto, quei corpi ci interrogano, ci mettono davanti a una realtà psichicamente deformata, reale proprio perché metafisica, disinnescata nell’essere isolata ma ingigantita nel solipsismo.

Presagio forse anche dell’IA? Anche questa riflessione dovrebbe interrogarci. Quei manichini che solo cinque anni fa erano immobili e muti hanno iniziato a muoversi e parlare. Quanto tempo passerà prima di vederli muoversi nelle nostre città, quanto della nostra crisi identitaria, della nostra solitudine verrà rimpiazzato dalle macchine? Li vedremo muoversi al nostro posto, noi identità frammentate, isolate e paralizzate, assisteremo a macchine che si muoveranno al nostro posto, prive di sentimenti, emozioni, paure, capacità di stupirsi, commuoversi, provare pietà, amare? Ma pur sempre mortali, anzi, tecnologie obsolescenti in brevissimo tempo.

Ecco allora tornare imponente il richiamo del passato, di quei monumenti millenari di cui Roma è simbolo. Loro sì, ci guardano, ci osservano muti, ci interrogano. Un monito forse, sicuramente una necessaria riflessione.

 

Oggi, nel 2025, UPSIDEDOWN non è una mostra che torna: è una domanda che riaffiora.

Più nitida.

Più inquieta.

Più necessaria.

 

Torna con un ulteriore allargamento al presente: saranno infatti presenti due opere fotografiche realizzate da Malatesta in quello stesso periodo. Durante il Covid, Malatesta fotografò, da molti metri d’altezza, la tavola marmorea di San Gregorio Magno, custodita nell’Oratorio di Santa Barbara al Celio, su cui il Santo Papa dava da mangiare ai poveri. Intorno a quella tavola Malatesta sedette 12 persone, come i 12 apostoli. Se ne vedono solo le braccia e le mani, allungate in un tentativo di incontro, di dialogo; un’umanità opposta ai manichini. La pietà cristiana e l’attenzione verso l’altro opposte all’isolamento egoico della paura. La foto originale in scala 1:1 (320×120 cm) è custodita nella Chiesa Rettoria di S. Andrea al Celio in cui si trova la Tavola, facente parte del capitolo della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. In mostra sarà presente una stampa di dimensione 150x80cm, come segno visivo di un’umanità ancora possibile.

La seconda è una versione “contaminata” e colorata di quella stessa immagine, intitolata “L’Ultima Cena che non vi aspettavate”. Chi guarda quest’opera non trova risposte. Trova una tensione: tra bene e male, forse; tra condivisione e rifiuto, tra chi dona e chi trattiene. E trova una domanda: qual è la nostra mano?  Le mani rosse – come un richiamo, un avvertimento, un segno – si stagliano sul bianco e nero del marmo. L’Empireo, spazio celeste umano e possibile, si staglia al di sopra, mentre minuscole puntinature cromatiche riempiono la cornice, come cellule o frammenti di universo: un cielo aperto anche ai fragili, agli esclusi, ai mancanti.

Completano la mostra alcune immagini che Malatesta scattò molti anni fa in uno dei luoghi oggi al centro di una crisi umanitaria devastante: GAZA. Il muro, i bambini. Ancora una volta un presagio.

 

E la PIETATE DI ODESSA, il telo con la sua “Pietà rovesciata” che Malatesta portò nella città ucraina allo scoppio della guerra, deponendola, insieme a Sua Eccellenza Mykhailo Bubnii, Esarca di Odessa della Chiesa Greco-Cattolica ucraina, dinnanzi alle barricate. Purtroppo inascoltato, ma non per questo meno coerente e deciso a continuare a raccontare la realtà attraverso la sua arte.

UPSIDEDOWN diventa quindi in questa mostra una metafisica delle crisi contemporanee.

Di tante crisi e di tutta l’umanità.

CONTATTI

Danilo Mauro Malatesta www.danilomalatesta.it

@danilocollodionartist    danilomalatesta@gmail.com

 

Galleria Angelica – Via Sant’Agostino 11 – ROMA

Vernissage 19 giugno ore 18

19-25 giugno ore 10-13 e 15-19 – DOMENICA CHIUSO

Una mostra a cura di Marina Sonzini

In collaborazione con Blu Star International

 

Con il sostegno di ARCHIVIO APPETITO


UPSIDE DOWN - Mostra fotografica di Danilo Mauro Malatesta

Quando

19.06.2025 - 25.06.2025    
Tutto il giorno
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CONTATTI

Organizzatore: Blu Star International Srl
Contatto: Roberto
Telefono: 3294681684
eMail: roberto.sparaci1@gmail.com
Web: www.accainarte.it/eventi-fiere/mostra-fotografica-di-danilo-malatesta.html
Green Pass: Non specificato

Tipo di Evento

  • Arte e Cultura nel Lazio

Dove

galleria Angelica - Roma
Via di Sant'Agostino 11

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