E il motto è appunto: Montagna fa giovani! Sabato 9 marzo alle ore 17 alla Sala dei Cordari (ingresso libero) ci sarà un incontro alpinistico eccezionale, l’incontro con il mito dell’arrampicata Manolo: un uomo di grande profilo alpinistico e di fascino inossidabile, un grandissimo climber con occhi di cieli e acqua, tra i più forti al mondo e il pioniere dell’arrampicata libera in Italia. Questa specialità non prevede di sfruttare i chiodi, considerati elementi artificiali sulla roccia e limita al massimo le protezioni (corde, imbrago e moschettoni). L’arrampicatore deve risolvere da solo con il suo corpo e la sua mente il problema di come progredire facendo uso delle sue “punte” (mani e piedi).
Negli anni Ottanta lo abbiamo ammirato in progressione su pareti inaccessibili negli spot pubblicitari degli orologi Sector. Era il giovane con i capelli lunghi e fascia sui capelli che incarnava l’immagine dell’uomo “No Limits”. Oggi lo si vede qualche volta sulla 7 intervistato da Daria Bignardi alle “Invasioni barbariche”: capelli decisamente più corti, qualche ruga sul volto misterioso, circondato da un alone mistico ed espressione di un’armonia interiore negli occhi di un celeste ancora più profondo.
Il suo vero nome è Maurizio Zanolla e parlerà di sé, delle montagne, della sua passione verticale di arrampicatore su placche quasi impossibili da salire. “Quasi”, perché lui riesce dove la maggior parte degli arrampicatori fallisce. La sua evoluzione tecnica passa attraverso l’utilizzo di appigli sempre più piccoli, equilibri molto precari su itinerari con protezioni spesso “psicologiche”, enfatizzando così l’arrampicata globale, non solo fisica quindi ma anche mentale.
Ha aperto numerose vie arrivando agli estremi limiti dell’arrampicata: a 50 anni arriva al massimo grado possibile (9a+) arrampicando nella falesia svizzera di Saint Loup. Manolo apre la sua presentazione di foto con il premiatissimo video “Verticalmente démodé”, Genziana d’Oro a Trentofilmfestival 2012. Le immagini legate alla montagna si alternano alle parole dell’alpinista veneto che racconta le proprie motivazioni ed emozioni nel ritrovare “Eternit”, una via con la quale aveva a lungo ritenuto impossibile confrontarsi e tra le più difficili di tutta la sua carriera, nascosta in un ambiente solitario e dimenticato, situato tra i luoghi in cui è nato e quelli dove è sempre vissuto.
Giovanissimo e dotato atleta, a 17 anni ha cominciato ad arrampicare. Ha praticato l’arrampicata libera in solitaria fino all’8a con Masala Dosa in Totoga nel 1992. Non ha mai voluto partecipare alle competizioni di arrampicata. Schivo e non interessato ai record fini a se stessi, Manolo vive la sua passione per le montagne in maniera molto personale e filosofica, si potrebbe dire romantica. Di lui si dice che è un mago, uno stregone, perché le sue imprese sono davvero impossibili.
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