Sopra la grotta dov’egli si isolò, a partire dal sec. XII, sorse il monastero del Sacro Speco. Nei secoli successivi è stato ampliato e arricchito di opere d’arte di grande valore.
Pio II, visitando il Monastero di San Benedetto nel 1461, lo definì “nido di rondini”.
Incassato nella roccia a strapiombo sulla valle sottostante, tale appare al visitatore che percorre il Bosco Sacro. Pareti, volte e scale, perfettamente integrate nella pietra cui si appoggiano, con la loro irregolarità, garantiscono un’autentica suggestione in chi si avvicina per visitarlo.
Composto da due Chiese sovrapposte e da Cappelle e grotte, interamente affrescate in epoche diverse, costituisce un monumento unico, per bellezza e spiritualità, tra quanti la storia della Chiesa e dell’Arte hanno abbondantemente dotato il nostro Paese.
La prima chiesa in muratura, che racchiudeva due grotte del Taleo – nelle quali Benedetto restò per tre anni – fu edificata solo nel sec. XI per volere dell’abate Umberto. La vita monastica in forma organizzata vi iniziò nel 1200 circa. La cappella di San Gregorio fu costruita in seguito e consacrata probabilmente nel 1224, alla presenza di Francesco d’Assisi che in quel tempo si trovava a Subiaco. Il monastero com’è attualmente visibile fu costruito nella seconda metà del sec. XIII dagli abati Enrico e Bartolomeo.
Si giunge al Sacro Speco attraverso una scalinata circondata da un boschetto di lecci. Sulla porticina gotica che introduce al loggiato si trova una croce a mosaico del XIII secolo; in fondo si raggiunge una porta con affreschi del XV secolo di scuola umbra e si accede alla Sala del Capitolo Vecchio, ricca di dipinti della scuola del Perugino, risalenti alla prima metà del XVI secolo.
Si accede dunque alla Chiesa superiore (23×5,45 metri). La prima parte – con affreschi della scuola senese – è un rifacimento di una costruzione del sec. XIII operata il secolo successivo: è possibile vederne ancora le tracce. Gli affreschi riproducono scene della vita di Gesù: l’Entrata Trionfale di Gesù a Gerusalemme la domenica delle palme; il Viaggio di Gesù al Calvario; la Crocifissione. La seconda parte della chiesa custodisce affreschi della scuola umbro-marchigiana del sec. XV. Sono scene della Vita di San Benedetto, tra cui il Santo che sanguina tra le spine; l’Attentato dei monaci di Vicovaro; la Guarigione del monaco accidioso.
Anche le pitture del Transetto appartengono alla scuola umbro-marchigiana e tra queste si notano l’Ultimo colloquio di San Benedetto con Santa Scolastica prima della morte della Santa e la Visione di San Benedetto che vede volare in cielo l’anima della sorella Scolastica sotto forma di colomba.
Scendendo i gradini davanti all’altare maggiore si raggiunge la Chiesa inferiore, a due piani. Le pareti sono ricoperte di pitture della scuola popolare romana, in gran parte opera del Magister Conxolus, artista del secolo XIII. Sulla parete sinistra sono rappresentati il Prodigio in Affile del Santo; l’Incontro con San Romano e il Ritiro nella grotta. Più in basso, il Miracolo del Goto e, sulla porta del Coro, il Miracolo di San Placido.
Dalla Chiesa inferiore si accede al Sacro Speco (o Santa Grotta) dove S. Benedetto trascorse tre anni di vita eremitica. Il paliotto dell’altare (secolo XIII) è opera dei Cosmati e il mosaico dell’abside della scuola vaticana. Sullo sfondo si può ammirare la statua di San Benedetto nella grotta, scolpita nel 1637 da Antonio Raggi. Tutto intorno, la roccia nuda richiama alla riflessione e alla preghiera.
Una scala a chiocciola conduce alla cappella di San Gregorio. Nell’atrio si trova un affresco del Conxolus che rappresenta Santa Chelidonia, eremita benedettina vissuta nella grotta di Morra Ferogna nel XII secolo. Interessante è, inoltre, l’affresco di San Francesco d’Assisi, rappresentato senza aureola né stimmate, e dunque dipinto prima del 1224 (anno in cui ebbe le stimmate), quando il Santo era ancora in vita.
Dalla cappella di San Gregorio si scende lungo la Scala Santa, entrando alla cappella della Madonna. In questa cappella si conservano le ossa del Beato Lorenzo Loricato, morto nel 1243 e trasportato nel Sacro Speco nel 1724.
Dalla cappella della Madonna si scende ancora verso la Grotta dei Pastori, dove S. Benedetto impartiva lezioni di dottrina cristiana ai pastori dei dintorni. Sulla roccia viva si può notare un frammento di pittura bizantina dell’VIII secolo, raffigurante la Madonna col Bambino e due santi ai lati.
Uscendo all’aperto, infine, si accede a quello che, fino al 1870, era il piccolo cimitero dei monaci dello Speco. Adiacente a esso è il Roseto di San Benedetto, il roveto fra le cui spine San Benedetto si gettò per vincere la tentazione, e dove poi San Francesco, durante la sua visita al Sacro Speco nel 1224, innestò delle rose. L’episodio di cui è protagonista San Francesco è raffigurato su una parete da un affresco del XVII secolo, opera del Manenti.
Dal Roseto è possibile ammirare il complesso architettonico del santuario e le varie strutture che lo caratterizzano.
VISITE:
Ingresso Libero!
Aperti tutto l’anno dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 (15.30 estivo) alle 18.30 (19.30 estivo);
L’Archivio e la Biblioteca sono aperti al pubblico per scopo di studio e nei giorni feriali, nelle ore 9-18; sabato 9-12.30
INFORMAZIONI E CONTATTI:
Monastero del Sacro Speco di San Benedetto
Loc. Sacro Speco – Subiaco (RM)
Tel. 0774.85039
benedettini.subiaco@tiscalinet.it – www.benedettini-subiaco.org