Galleria Vittoria presenta “A carte scoperte”, la personale di Elvi Ratti a cura di Tiziana Todi, dal prossimo 26 novembre, con inaugurazione dalle ore 18, che sarà visitabile fino al 12 dicembre 2025. La mostra attraversa cinquant’anni di ricerca dell’artista, concentrando l’attenzione su un unico cuore pulsante, la carta, elemento che per la Ratti diventa nel tempo materia, struttura, narrazione e identità.
Il titolo “A carte scoperte” è il fil rouge della mostra: svelare il percorso di un’artista che usa la carta come terreno di gioco e di sfida, come luogo in cui gesto, forma e memoria emergono senza mediazioni. Esporre insieme opere lontane nel tempo e lavori realizzati appositamente per l’occasione significa “scoprire”, i passaggi, le deviazioni, le fedeltà e le metamorfosi di una ricerca che non si è mai interrotta. È un invito al pubblico a vedere ciò che solitamente resta nei margini: prove, materiali, segni, diventati linguaggio.
Il percorso espositivo riunisce lavori che raccontano le molte vite della carta nella pratica della Ratti i pastelli del 1975 della serie Positano; le opere del 1987 della serie Capricci, in cui il gesto si fa teatrale, quasi scenografico e ancora intrisi di una leggerezza figurativa che già tende all’astrazione; un raro collage tridimensionale del 1985, che segna il momento in cui la carta abbandona la superficie per farsi rilievo, volume, scultura; e i cinque collage polimaterici del 2025 realizzati per questa personale, testimonianza della fase più attuale della sua indagine, dove trasparenze, stratificazioni e tagli di luce diventano costruzione e ritmo.
La mostra è accompagnata da un catalogo con il testo curatoriale di Tiziana Todi e un contributo di Tomaso Binga (Bianca Pucciarelli Menna), che con la sua consueta lucidità restituisce il temperamento e la forza visionaria della Ratti. Binga la definisce “artista poliedrica, viaggiatrice instancabile, capace di vedere il già visto con occhi nuovi”, delineando un ritratto che rispecchia appieno la vitalità della sua opera.
Nel suo testo, Tiziana Todi offre una lettura profonda della pratica dell’artista: “La materia nelle mani di Elvi respira, si muove, racconta. La carta non è mai supporto ma sostanza viva: diventa colore, struttura, respiro. È fragile e resistente insieme”. La curatrice evidenzia come nella poetica della Ratti convivano forze opposte, complementari: “I suoi collages, rilievi e nastri si comportano come onde, in un ritmo senza fine. Pittura e scultura si abbracciano generando segni che parlano di movimento, metamorfosi e memoria”. La Todi insiste anche sulla singolare energia interiore dell’artista: “Nelle opere di Elvi si avverte una tensione costante tra delicatezza ed energia, un tumulto che trova forma plastica, un ascolto dei segnali della natura che lei modella, reinventa, traduce”.
A queste parole si affianca la dichiarazione della stessa Ratti, che descrive così il cuore della mostra: “La carta è stata il mio primo dialogo: assorbe, reagisce, resiste. Ritrovare insieme opere lontane e recenti significa mettere a nudo il percorso, senza filtri. Sono carte che ho abitato, sfidato, e che ancora oggi mi conducono verso nuove forme”.
Il profilo dell’artista conferma la complessità di una figura che ha sempre considerato la ricerca come luogo di movimento continuo.
“A carte scoperte” è dunque una personale che non archivia, ma rivela: mostra l’artista nella sua totalità, nella sua fedeltà alla materia, nella capacità di rendere la carta un luogo di trasformazione continua. È un invito a guardare dentro il linguaggio, dentro i gesti, dentro il tempo stesso dell’arte.
Carriera artistica di Elvi Ratti
Nata a Torino, Elvi Ratti si forma nel clima culturale del Centre International de Recherche Esthétique diretto da Michel Tapié, assorbendone l’attenzione per lo “spazio autre” e le dinamiche dell’informale. Dopo un passaggio alla Scuola Libera di Brera, raggiunge Roma negli anni Settanta, dove studia scultura con Umberto Mastroianni e pittura con Guzzi, Monti e Spadini, sviluppando una versatilità rara e consapevole. La sua attività prosegue con sperimentazioni nella scultura-gioiello e nell’incisione, sia all’Accademia di Roma con Gianpaolo Berto sia alla Kunst Akademie di Salisburgo con Kunito Nagaoka.
Nel suo percorso la Ratti sceglie una via personale, indipendente dalle mode e profondamente radicata nell’osservazione del reale, dei suoi ritmi e delle sue vibrazioni interiori.
Nel corso della sua carriera Elvi Ratti ha esposto in musei, fondazioni e gallerie italiane, ricevendo l’attenzione di critici e storici dell’arte per la qualità lirica del suo segno e per la coerenza della sua ricerca. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, e sono state incluse in importanti rassegne dedicate alla pittura contemporanea.
La sua presenza espositiva è ampia e internazionale: dalle collezioni permanenti del Magi ’900 alle sedi degli Istituti Italiani di Cultura di Atene, Il Cairo, Budapest, Città del Messico e New York.
Oggi Elvi Ratti continua la sua indagine sulla materia e sulla percezione, alimentando un dialogo silenzioso e potentissimo tra interiorità e paesaggio, tra esperienza e immaginazione. La sua pittura rimane un invito a sostare, a guardare oltre il visibile, a riconoscere nel gesto e nella luce una possibilità di rivelazione.









