Rocca Priora si affaccia sempre al nuovo anno festeggiando una tradizione lunga una vita, che parla di Sant’Antonio, il Santo più amato, il Santo del popolo e della sua festa che anima la fredda domenica di gennaio più prossima al 17, giorno che ricorda la morte dell’Abate Antonio e che segna l’arrivo del Carnevale.
Antonio, è un Santo di origine egiziana, un eremita, ritenuto il fondatore del Monachesimo, perciò è detto Padre dei monaci, vissuto per oltre 100 anni dal 251 al 357 d.C., apparteneva ad una famiglia agiata e decise di spogliarsi di tutti i suoi beni per condurre una vita da eremita.
Protegge da molte malattie, sia dell’uomo che degli animali, è invocato come protettore del bestiame e la sua effigie una volta si trovava spesso collocata sulla porta delle stalle.
Nella sua iconografia il Santo protettore degli animali, viene spesso raffigurato con accanto un maialino con una campanella.
Questo perché si racconta che nel medioevo uno dei morbi più diffusi era causato da un avvelenamento provocato da un fungo presente nella segale per fare il pane. Questa malattia provocava un forte bruciore, associato alle fiamme di un fuoco, che veniva curato negli ospedali costruiti dagli antoniani, monaci seguaci di Sant’Antonio, nei loro ospedali con il grasso di maiale.
I maiali usati per la cura venivano allevati e custoditi dai monaci e muniti di una campanella, che li distingueva dagli altri, erano liberi di passeggiare tra le comunità per le strade e per i cortili, nessuno poteva toccarli. I monaci col grasso del maiale, facevano una pomata che curava cosi l’herpes zoster, meglio noto come fuoco di Sant’Antonio.
Sant’Antonio tuttavia è considerato il protettore di tutti gli animali domestici, del lavoro dei contadini, del fuoco e delle malattie della pelle, e Il 17 gennaio, o la domenica più’ prossima a questa data , si ricordano tutti questi legami con dei riti presenti nella tradizione fin dal medioevo.
La Chiesa benedice gli animali raccomandandoli alla protezione del Santo e nelle piazze dei paesi procede dell’accensione dei fuochi, le fiamme saranno propiziatrici per il nuovo raccolto e simbolicamente si bruciano così anche le sofferenze e i dolori dell’anno precedente.
E così che in molti paesi, come nel Comune più alto dei Castelli Romani la tradizione religiosa si affianca a quella profana.
Qualche mese prima di cittadini di Rocca Priora, guidati dalla confraternita e supportati dalle amministrazioni comunali decidono il tema su cui i carristi realizzeranno il loro piccolo capolavoro, un carro che sfilerà per le vie del paese adornato con aranci, pane e salsicce e carico di animali che saranno benedetti nella piazza più importante del paese.
Una Lunga “Cavalcata” segna la fine del corteo e ci ricorda il forte legame tra Rocca Priora e gli amici del cavallo.
Una giornata importante sul calendario della tradizione di Rocca Priora che richiama la gente a scendere nelle strade, a gustare il profumo di inverno e a degustare qualche piatto tipico, come lo scottone, che viene servito caldo in ciotole di coccio.