La Residenza Multidisciplinare della Bassa Sabina è stata scelta dai produttori dello spettacolo “Il grande vuoto” di Fabiana Iacozzilli per la creazione di una delle prime fasi. Lo spettacolo debutterà a novembre 2023 al Romaeuropa Festival. La Residenza è entrata nel vivo in questi giorni attraverso incontri laboratoriali con gli anziani e gli studenti, nonchè con incontri pedagogici teatrali dedicati alla didattica della visione svolti dagli operatori del Teatro delle Condizioni Avverse.
La Restituzione del progetto residenziale con la regista Fabiana Iacozzilli e l’attore Francesco Meloni si svolgerà sabato 17 dicembre alle ore 18 presso il Teatro Manlio a Magliano Sabina (RI) con la direzione artistica di Lidia Di Girolamo e Ferdinando Vaselli, nonché tutor del progetto e la partecipazione del critico Simone Nebbia di Teatro e Critica. Sempre nella serata del 17 dicembre verrà realizzata la lettura scenica di “Figlie” con la partecipazione delle attrici Alessia Berardi e Laura Riccioli. Il testo è stato scritto dal drammaturgo, nonché tutor della residenza e direttore artistico Ferdinando Vaselli. Ingresso libero.
Fabiana Iacozzilli, regista e drammaturga. i suoi spettacoli hanno debuttato alla Biennale di Venezia Romaeuropa Festival. Con “la classe” undocupuppets con cui vince il premio UBU 2019 per il miglior progetto sonoro, il premio In-Box 2019 e il premio ANCT (premio della critica) 2019.
E’ stata assistente di Luca Ronconi negli spettacoli il Professor Bernhardi e Le rane. Dal 2008 è direttrice artistica della compagnia Lafabbrica con la quale si impone all’attenzione nazionale attraverso un teatro sorretto da un fortissimo impianto visivo e scenotecnico. i suoi spettacoli sono prodotti da Dal 2011 è membro del Lincoln Center Directors Lab (Metropolitan/New York) e nel 2013 Lafabbrica diventa compagnia in residenza presso il Teatro Vascello di Roma. Si occupa inoltre di formazione e pedagogia teatrale. Ha la cattedra di recitazione presso il dipartimento D.A.M.S dell’Università Link Campus.
Il progetto: Il grande vuoto di Fabiana Iacozzilli
Il lavoro è in una fase iniziale ed è stato portato in residenza perchè necessita di un confronto sulla scrittura scenica, un sostegno sulla raccolta dei materiali che nascono dalle interviste, un supporto sulle attività da fare sul territorio.
“Il grande vuoto parla di storie d’amore, tenerezza e morte. Lo spettacolo sarà composto da quattro quadri con una propria autonomia drammaturgica, che racconteranno il lento dissolversi di una famiglia. La prima storia d’amore è quella tra un uomo e una donna molto anziani che passano insieme – a loro insaputa – l’ultimo giorno della loro vita. Lo passano in un parcheggio provando ad entrare in un’alfa romeo 147. Con tenacia continuano a provare a fare quello che hanno sempre fatto: entrare in un’automobile per tornare a casa, ma oggi non riescono più a farlo: sono troppo vecchi. Il quadro si chiude con la morte dell’uomo. La seconda è la storia d’amore e di livore tra una figlia e una madre – affetta da Alzheimer – che rimane sola dopo la morte del marito. Nei due quadri centrali La badante e La notte, entreremo nella casa, racconteremo l’arrivo dell’estranea – la badante straniera – racconteremo di un infinito pranzo che, in una coazione a ripetere, è manifestazione dello stravolgersi della mente della donna. La casa in questi due quadri si popolerà a dismisura di oggetti, come se lo spazio fosse estensione del paesaggio interiore della madre. Ne “la notte” racconteremo che le fotocamere Tapo offrono video ad alta risoluzione del movimento, la visione notturna è fino a trenta piedi e assicurano di non perdere nulla di quello che succede in casa. Grazie a Tapo una figlia può continuare a vivere la propria vita mentre osserva la madre da sola in casa mentre fissa la televisione spenta, parla con persone che non esistono, nasconde oggetti, piange, passa le notti a tirare fuori dai cassetti fotografie, pezzi di carta, mutande sporche. Ma ha senso entrare così tanto nei misteri della propria madre? Nel terzo quadro i genitori sono entrambi morti e finalmente c’è silenzio. Una telecamera riprende e proietta live ciò che resta di questa famiglia nel silenzio della casa ormai vuota: il primissimo piano di tanti oggetti che sono ancora lì sotto tonnellate di polvere. Le vite finiscono per essere una discarica di oggetti che comunque ci sopravvivono. A sentirli bene, questi oggetti, nel silenzio del palcoscenico, sembra ci dicano qualcosa. Sembra che cantino. Poi il rumore di una ruspa, una nuvola di fumo e un esercito di traslocatori. Ma dove va a finire tutta quella vita? E saremo ancora in grado di trasformare il dolore in bellezza?”