Palazzo Falconieri, sede dal 1927 dell’Accademia d’Ungheria in Roma, si innalza con la sua mole e l’alta loggia che domina i tetti della Città Eterna all’estremità sud-orientale della Via Giulia, arteria commissionato da papa Giulio II a Donato Bramante con l’obiettivo di creare un nuovo impianto stradale all’interno del dedalo di vicoli della Roma medievale, nell’ambito del più ampio programma di Renovatio Romae. La strada doveva essere destinata ai negozia, ovvero agli affari, con la costruzione di numerosi palazzi, primo tra tutti il Palazzo dei Tribunali mai realizzato, gravitanti verso San Pietro, nuovo centro della città papale. Divenuta presto uno dei luoghi più importanti del Rinascimento a Roma, Via Giulia vide la realizzazione di numerosi palazzi e chiese realizzate da insigni architetti dell’epoca, chiamati a soddisfare le esigenze di famiglie nobili ed istituti religiosi intenzionati ad esser parte di questo straordinario processo di rinnovamento dell’Urbe. L’interesse per questa Via rimase forte anche in epoca barocca, in particolar modo da parte della nobiltà romana che commissionò il rinnovamento di numerosi edifici ad artisti del calibro di Francesco Borromini, Carlo Maderno e Pietro da Cortona.
Proprio all’opera di Borromini dobbiamo l’attuale aspetto di Palazzo Falconieri: sorto sui resti di un antico porto fluviale posto sulla riva sinistra del Tevere (di cui ancora si conservano alcuni resti nei sotterranei), il primo edificio di cui abbiamo evidenza, posto agli inizi di via Giulia, apparteneva al cardinale Pomponio Ceci e al fratello Attilio, membri di una nobile famiglia presente a Roma sin dal Trecento. Nel 1574 il palazzo fu acquistato dalla famiglia Odescalchi, per poi essere venduto – dopo ulteriori passaggi di mano – nel 1638 per 19.000 scudi ai Falconieri, famiglia di origine fiorentina trasferitasi a Roma nel XVII secolo e divenuta molto ricca grazie all’appalto delle gabelle del sale. Fu proprio Orazio Falconieri a decidere la ricostruzione del palazzo che avrebbe ospitato anche sua moglie Ottavia Sacchetti, affidandone i lavori a Francesco Borromini, a cui era legato da una solida amicizia rafforzata da affinità culturali e religiose.
L’attuale struttura del palazzo è frutto dei lavori effettuati tra il 1646 e il 1649 su progetto di Francesco Borromini, che ne ampliò notevolmente le dimensioni aggiungendo tre finestre alle otto preesistenti e realizzando sulla destra della facciata un portone cieco sormontato da un falco, emblema della famiglia Falconieri. Anche l’atrio che introduce al cortile venne completamente riorganizzato, con la realizzazione di un ninfeo sul fondo. L’artista non si limitò solo agli aspetti architettonici, bensì concepì anche la decorazione del piano nobile, al quale oggi si accede tramite lo scalone monumentale realizzato nell’Ottocento. Le volte delle sale vennero infatti decorate con raffigurazioni complesse, basate su immagini simboliche che incorporano elementi araldici della famiglia, dettagli botanici, simboli massonici e diverse forme geometriche. Le stanze degli stucchi si differenziano per i colori utilizzati (rosso, azzurro e verde), nonché per le dorature, realizzate nel Settecento in occasione delle nozze di Costanza Falconieri con Luigi Braschi (nipote di papa Pio VI). Sempre capolavori del maestro Borromini sono la loggia dell’ultimo piano e la terrazza soprastante, che si stagliano a notevole altezza, al di sopra dei tetti degli edifici contigui, offrendo una veduta a 360 gradi sulla città di Roma, circondati da Erme bifronti che alludono al movimento annuale del sole e della luna.
COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?
In occasione delle prossime Giornate FAI d’Autunno, sarà possibile visitare in via straordinaria Palazzo Falconieri, grandioso esempio del Barocco romano grazie alla creatività dell’architetto Francesco Borromini chiamato nel 1646 dall’amico Orazio Falconieri a rinnovare completamento il vetusto edificio acquistato all’inizio di Via Giulia, caso rarissimo di progetto del maestro ticinese realizzato per committenza privata. La visita da un lato seguirà un excursus sulle fasi storiche del quartiere circostante e dell’edificio stesso, soffermandosi anche sui vari celebri personaggi, oltre ai Falconieri, che vi hanno vissuto, come la madre di Napoleone Bonaparte e lo zio, il cardinale Fesch, che trasformò il palazzo in una delle tappe irrinunciabili a Roma dei viaggiatori del Grand Tour, oppure il cardinale Gioacchino Pecci, che qui abitò nei mesi precedenti la sua elezione al soglio pontificio col nome di Leone XIII. Il percorso artistico, invece, si svilupperà tra il cortile, lo scalone monumentale e le sale del piano nobile, con gli splendidi soffitti decorati, nonché negli ambienti a piano terra oggi adibiti a sede di mostre, occasione per poter raccontare le attività svolte quotidianamente dall’Accademia d’Ungheria (Collegium Hungaricum), importante istituzione culturale che dal 1927 ha sede – insieme all’Istituto Pontificio Ungherese – all’interno del palazzo.
ATTENZIONE!
Sabato: 14:00 – 18:00
Note: Visite da 12 persone ogni 15 minuti – durata visita 60 minuti circa
Domenica: 14:00 – 18:00
Note: Visite da 12 persone ogni 15 minuti – durata visita 60 minuti circa
NOTE PER LA VISITA
Non è consentito l’accesso con animali e passeggini.
Presentarsi 10’ prima dell’orario della visita all’Accademia d’Ungheria presso palazzo Falconieri via Giulia 1, muniti di un documento in corso di validità e con il Green Pass.