“Blocchiamo tutto”: in sala a Latina per la prima volta “Portuali”,
al Sottoscala9 arriva il docufilm che racconta la lotta dei camalli genovesi e del blocco dei porti che ha contagiato le piazze italiane
Il documentario di Perla Sardella continua il suo viaggio di oltre un anno in tutta Italia: il racconto della lotta politica del CALP (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali) di Genova spiega dove sono sorte le parole d’ordine che hanno connotato le piazze italiane negli scioperi per la Palestina, della ricerca di un sindacato più attento alle istanze del presente
Dal blocco dei porti al grido nelle piazze di tutta Italia: arriva anche a Latina per la prima volta “Portuali”, il documentario di Perla Sardella, che racconta la lotta politica del C.A.L.P., il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova, della ricerca di un sindacato più attento alle istanze del presente. Appuntamento al Sottoscala9, il circolo ARCI in via Isonzo 194, giovedì 6 novembre alle 21 (ingresso 4 euro con tessera ARCI), con un contributo video della regista.
Da dove nasce quel “blocchiamo tutto”, diventato parola d’ordine nelle piazze d’Italia durante le manifestazioni pro-Palestina? Cosa ha portato i portuali dal sogno di dare forma a un mondo diverso alla centralità negli ultimi scioperi a sostegno della Global Sumud Flotilla? Lo racconta il documentario “Portuali”, che ripercorre la lotta politica dei camalli genovesi tra il 2019 e il 2023. Il lavoro della regista – al fianco dei lavoratori per quattro anni – descrive come è sorta una nuova forma di organizzazione politica, che unisce diverse battaglie sociali, a partire dagli scioperi contro la “nave delle armi” fino alla sicurezza sul posto di lavoro.
Continua il fortunato viaggio del documentario nelle sale cinematografiche e non solo, dall’esordio un anno fa al Festival dei Popoli di Firenze, un piccolo caso cinematografico. Il docufilm è prodotto da Berenice Film con il sostegno di Rosa-Luxemburg-Stiftung Brussels Office e Stiftung Menschenwürde und arbeitswelt, e vede la collaborazione con AAMOD Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. È distribuito nelle sale e in streaming da OpenDDB.
Il gruppo di lavoratori del porto di Genova – raccolti sotto la sigla autonoma C.A.L.P. (Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali) – sono diventati protagonisti anche a sostegno della Global Sumud Flotilla (con Josè Nivoi a bordo). In un video diventato virale su giornali e social, solo poche settimane fa, si sente un lavoratore del CALP, Riccardo, dire al microfono verso una numerosa platea al Porto di Genova: “Se perdiamo il contatto con la Flotilla, noi blocchiamo tutto”. Si riferisce alla regata poi effettivamente fermata al largo delle acque internazionali, di fronte alle coste di Gaza, dalle forze israeliane: quell’affermazione è diventata di fatto il grido di milioni di manifestanti in tutta Italia. Ma il blocco delle navi al porto è una pratica storica dei lavoratori genovesi, che inizia molto prima.
“ ‘Portuali’ non è stato solo un progetto documentario durato quattro anni. È stata un’esperienza immersiva e condivisa che ha trasformato il mio sguardo sulla lotta politica e sul mondo del lavoro. – ha dichiarato la regista Perla Sardella, che ha rilasciato un video trasmesso nella serata al Sottoscala9 – Da quando ho cominciato a seguire i portuali del CALP di Genova, nel 2021, ho visto da vicino cosa significa prendere posizione, mettere in gioco la propria vita per fermare un sistema che considera la guerra un commercio come un altro, e i lavoratori come corpi svuotati di coscienza. Non immaginavamo (e di certo non speravamo) che in questi due anni il tema del commercio di armi sarebbe tornato con prepotenza al centro del dibattito pubblico. Eppure l’Europa oggi si prepara a riarmarsi e il genocidio in corso in Palestina avviene anche grazie a carri armati e munizioni marchiati Made in Italy. Per me è stato un privilegio seguire da vicino i portuali del CALP, che da anni si oppongono a questo sistema bloccando navi, fermando carichi, e mettendo i loro corpi tra le armi e il mare, tra il sistema economico capitalista che fagocita ogni tipo di significato e l’attenzione alla questione etica e sociale del proprio lavoro. La loro azione non è simbolica: è concreta, radicale, necessaria. E raccontarla è stato un atto di responsabilità”
Nel film si vedono i portuali riunirsi in assemblea per discutere sulle difficoltà nel rapportarsi con il sindacato tradizionale, per denunciare il passaggio delle navi che trasportano armamenti ed esplosivi destinati ai teatri di guerra, per ragionare sulla necessità di fare rete e includere un approccio intersezionale nel loro agire politico. Gli scioperi contro la “nave delle armi” hanno portato il collettivo a chiedersi che forma possa avere un sindacato più attento alle istanze del presente, dalle richieste di maggiori diritti e sicurezza sul posto di lavoro alla vicinanza a tematiche di genere, ambientali, sociali, nella necessità di convergenza e unione delle domande sociali. Dall’antimilitarismo al dialogo con gli altri portuali del Mediterraneo, il documentario racconta il sogno di dare forma a un mondo diverso, e il prezzo che questa ricerca comporta. Tra le immagini passano costantemente i primi piani in assemblee, la ritualità della vita in comune e riprese d’archivio, elementi che rimettono al centro il lavoro e il conflitto come primo motore di cambiamento nella Storia.
Perla Sardella (Jesi, 1991) vive e lavora a Genova, dove fa anche l’insegnante di scuola superiore. Lavora con immagini fisse e in movimento, e con diversi formati che comprendono il documentario, la fotografia, l’audio e le video-installazioni. I suoi lavori si muovono a cavallo tra sperimentazione e osservazione. Tra i suoi lavori: Please Rewind (2017), Prendere la parola (2019), Le grand viveur (2020), Le Ersilie (2022), Prima Persona Plurale (2023).















