A Monteleone Sabino non hanno dubbi: quello che da tempo immemorabile si produce nell’antica Trebula Mutuesca in provincia di Rieti è l’olio extravergine di oliva più buono che ci sia! Si tratta di un prodotto fra i più rinomati d’Italia, che ancora oggi si ottiene con la lavorazione “a freddo” e con la cura maniacale di un tempo. Quale occasione migliore della Sagra della Bruschetta per gustarlo L’appuntamento torna puntuale ogni anno nel caratteristico borgo fatto di case arroccate, vie ciottolose e piazzette ben curate.
La bruschetta è il piatto povero della tradizione contadina che più di ogni altro riesce ad esaltare il sapore dell’oro verde della Sabina. Tra draghi, misteri e antiche leggende che a Monteleone Sabino si respirano in ogni angolo, sarà davvero emozionante ammirare l’enorme distesa di pane bruschettato e partecipare alle visite guidate nel frantoio biologico del paese, che mostreranno la lavorazione dell’olio con le macine di pietra: le ruote delle macine frantumeranno le olive riducendole in una pasta composta dalla polpa e dal nocciolo ormai sbriciolato; quindi l’esperto frantoiano stabilirà il giusto grado di frammentazione delle olive, e disporrà l’impasto ottenuto a strati sui fiscoli – dei dischi tessuti con corde – per poi procedere alla pigiatura in apposite presse.
Sarà possibile degustare gratuitamente il nuovo olio, conoscerne la lavorazione e acquistarlo direttamente dai produttori; l’oro verde del territorio sarà poi in buona compagnia con il vino novello e i piatti tipici cucinati dalla Pro-Loco all’interno di un ampio spazio coperto, il tutto in attesa del momento culminante della festa: la sfilata del filone di pane lungo 20 metri con la distribuzione gratuita delle bruschette.
Per un’intera giornata, insomma, Monteleone Sabino tornerà ad accogliere i visitatori con la sua semplicità, la stessa che fin dall’Alto Medioevo affascina tutti coloro che vi giungono. Fra spettacoli folcloristici e canti popolari, sin dalle prime ore del mattino sarà possibile visitare l’Anfiteatro romano, il museo comunale e il Santuario di Santa Vittoria. La leggenda legata al culto della patrona del paese racconta che la Santa si convertì al cristianesimo sotto l’Imperatore Decio, attorno all’anno 250: quel tempo un orribile drago, che si era nascosto in una grotta, spargeva la morte fra la popolazione di Trebula; Vittoria riuscì con la forza della fede a cacciarlo via, convincendo la popolazione della città a convertirsi in massa. Malgrado la fama acquisita con l’impresa, Vittoria fu invitata da un funzionario, Taliarco, ad abbandonare il cristianesimo e venerare la dea Diana, e al suo rifiuto venne uccisa con un colpo di pugnale. Dopo sette giorni la Santa fu seppellita nella grotta del drago e lì venerata: si racconta che nell’esatta zona in cui avvenne il martirio, l’erba non cresca più.
Vi aspettiamo in piazza XXIV Aprile, Domenica 19 Novembre