Il Premio Zavattini UnArchive arriva a Veroli, in provincia di Frosinone, con il format “Zavattini live!” mirato a promuovere progetti cinematografici realizzati secondo il riutilizzo del found footage.
Martedì 19 dicembre 2023 alle ore 17:00, il Teatro Comunale di Veroli ospiterà dunque la proiezione dei film Ma-tri-mo-nio di Gaia Siria Meloni, Domani chissà forse di Chiara Rigione e Supereroi senza super poteri di Beatrice Baldacci.
La visione sarà anticipata da un incontro con la regista Gaia Siria Meloni e con la responsabile organizzativa del Premio Zavattini, Aurora Palandrani. L’evento è realizzato nell’ambito delle attività di promozione territoriale del Premio Zavattini e della conoscenza di opere originali per il riuso creativo del cinema d’archivio, finanziati dalla Regione Lazio (bando Promozione delle attività cinematografiche e audiovisive 2023).
L’ingresso è libero a tutti.
Ma-tri-mo-nio
Una ricercatrice sociale a partire dal ritrovamento di alcuni reperti intraprende un’indagine intorno alla femminilità e alla sua componente di ereditarietà. La ricerca si concentra su delle immagini contenute in alcuni homemovies, su un diario segreto dalle pagine strappate e un braccialetto appartenente ad una neonata. Attraverso il vissuto di tre donne appartenenti alla medesima famiglia, ma di tre generazioni diverse, Mirella, Assunta e Gaia Siria, la ricercatrice indagherà immagini e oggetti a loro appartenenti, avvicinandosi sempre più alla propria identità intimamente legata a quelle donne, essendo proprio lei una di quelle tre. La nipote di Mirella e la figlia di Assunta.
Domani chissà forse
‘Domani chissà, forse’ è una riflessione sul tempo e su ciò che gli sopravvive in uno spazio circoscritto in cui passato, presente e futuro sembrano confondersi.
Se nulla passasse non ci sarebbe un passato e neppure un avvenire, ma a chiederle: “Che cos’è il tempo?”, la voce di bambina risponde che non sa dirlo.
All’origine del film c’è un documentario di Ansano Giannarelli, Tv in paese (1961), ambientato a Vallepietra, località sul confine tra Lazio e Abruzzo, di cui la regista ripercorre i luoghi oggi al suono delle tv accese, in cui echeggiano ancora le stesse parole: “Domani chissà, forse”, la frase che chiudeva il film di Giannarelli e che dà il titolo al suo.
La memoria e il possibile specchio di passato e presente sono gli archivi, le immagini di un tempo e quelle attuali in cui scovare tra le affinità dei luoghi, dei gesti, dei giochi dei bambini, dei riti quotidiani un possibile futuro.
Mentre quel tempo senza una sola definizione diviene storia di una realtà e ricerca cinematografica.
Supereroi senza super poteri
Qualcuno inserisce una VHS in un videoregistratore. La cassetta va in play, sullo schermo compaiono immagini televisive di ogni tipo, consumate dal tempo, spesso irriconoscibili. Sono i ricordi d’infanzia di Beatrice. Come le cassette inevitabilmente rovinate dal tempo, così sono i suoi ricordi. Inizia così un percorso di elaborazione personale in cui rivive il rapporto con la madre malata. La ricerca è faticosa, le immagini si mischiano e si ricompongono assumendo significati del tutto nuovi. Grazie a questa dolorosa ricerca, la regista ricostruisce la propria narrazione più intima per provare a ritrovare ciò che aveva perduto.
In ospedale abbracciai mia madre e mi accorsi che non riuscivo più a sentire il suo odore. Realizzai ciò che stavo perdendo e iniziai a cercare tra i miei ricordi d’infanzia una dimensione di conforto. Trovai delle vecchie VHS di mia madre: erano vive e forti ma rovinate dal tempo. Le immagini mi spingevano verso qualcosa che avevo dimenticato.