Le sneakers sono diventate un indicatore culturale tanto quanto un capo di abbigliamento: raccontano gusti musicali, appartenenze sociali, perfino propensione al rischio finanziario. Negli ultimi quindici anni le tradizionali “scarpe da ginnastica” hanno compiuto il salto definitivo da oggetto funzionale a bene da collezione, con un mercato che, secondo le società di analisi di settore, supera ormai gli 80 miliardi di dollari e registra tassi di crescita a doppia cifra. Non è più solo questione di comfort o di sport: ai drop in edizione limitata si aggiungono collaborazioni con artisti e case di moda che trasformano ogni lancio in un evento globale.
Un settore che corre più veloce della moda
Nel 2024 le vendite di sneakers hanno superato quelle dei classici segmenti sportswear, spinte da campagne virali e da piattaforme di resell come StockX e GOAT. La meccanica è semplice quanto implacabile: brand come Nike, Adidas e New Balance producono serie limitate da poche migliaia di paia; la domanda esplode al day-one e le scorte finiscono in minuti. Subito dopo, i prezzi sul mercato secondario si moltiplicano. Una Jordan 1 in collaborazione con Travis Scott, acquistata retail a circa 200 euro, può toccare facilmente i 1.500 euro pochi giorni dopo. Alcuni modelli – basti citare le Air Mag “Back to the Future” – hanno sfondato il tetto delle sei cifre alle aste internazionali.
Dal click al capitale: perché le sneakers attirano gli investitori
Questo dinamismo selvaggio ha attirato non soltanto collezionisti, ma investitori veri e propri. Hedge fund specializzati e piattaforme di fractional ownership propongono quote di modelli rarissimi come fossero opere d’arte. Il rendimento medio di una sneaker limited negli ultimi cinque anni si aggira, secondo diversi report, tra l’8 e il 15 per cento annuo, con picchi che battono serenamente l’S&P 500. La volatilità resta elevata, ma proprio questa oscillazione di prezzo alimenta un’economia parallela in cui i più giovani trovano margini di guadagno attraverso il cosiddetto “reselling”.
L’Italia scopre (davvero) la cultura sneaker
Anche nel nostro Paese il fenomeno ha ormai superato la fase di nicchia. Da Milano a Bari proliferano fiere, meet-up, account social di autenticator e servizi di consignment. Roma, complici le nuove rotte turistiche e una comunità streetwear in crescita, è pronta a diventare un polo di riferimento. Ed è qui che entra in gioco My Place Roma, piattaforma nata online con l’ambizione di portare in Italia i modelli più ricercati del panorama globale, offrendo autenticazione certificata e spedizioni rapide in tutta Europa.
MyPlaceRoma, successo digitale in attesa dello store “brick-and-mortar”
Lanciata da un team con solidi background, MyPlaceRoma ha costruito in poco tempo una community fatta di collezionisti, aspiranti reseller e semplici curiosi. Nel catalogo compaiono le silhouette più ambite: Nike Dunk SB, Jordan 4, Adidas Samba in salsa Wales Bonner, New Balance 9060, Yeezy Foam Runner e collab come Adidas x Bad Bunny o Jordan x Dior. Ogni paio è corredato di scheda tecnica, prezzi aggiornati in tempo reale e garanzia di originalità. Ma la vera novità è dietro l’angolo: un flagship fisico in Via Elio Vittorini, 39, in apertura entro la fine dell’estate.
Un modello ibrido che riduce il rischio e amplia il target
Dal punto di vista imprenditoriale, My Place Roma punta su una strategia ibrida. Il magazzino principale rimane digital-first, così da non immobilizzare capitale in eccesso sugli scaffali. Lo store fisico funzionerà invece come vetrina premium, spingendo la coda lunga di vendite online grazie alla prova dal vivo e a un servizio di pick-up in sede. Non mancherà la formula conto vendita: chi possiede paia rare potrà lasciarle in esposizione, ottenendo visibilità e un canale di vendita sicuro.
Una sfida che parla a Gen Z e Millennial
Che cosa rende credibile questa scommessa? Innanzitutto la demografia. In Italia oltre il 60 per cento dei consumatori di sneakers da collezione ha meno di 35 anni, possiede dimestichezza con i pagamenti digitali e trascorre in media due ore al giorno su piattaforme social dedicate allo streetwear. A questi si aggiunge una fascia di trentenni e quarantenni con maggiore disponibilità economica, interessata al lato “investment grade” del prodotto. My Place Roma intende fungere da ponte tra i due mondi: cultura pop e asset alternativo
Mentre la moda tradizionale affronta il dilemma della sostenibilità e il retail fisico cerca nuove ragioni di esistere, le sneakers dimostrano che la combinazione di storytelling, scarsità programmata e comunità può ancora scuotere il mercato.