È già da tre giorni che assistiamo alla preparazione dell’allestimento della Fiera del Peperoncino, definita mondiale dall’organizzatore Prof. Rositani e spacciata per evento culturale. Senza contare i mancati introiti per i parcheggi azzurri in favore di Saba /Comune di Rieti nonché il disagio di chi vive e frequenta il centro storico, suo malgrado per motivi di lavoro o addirittura perché ci abita, non posso fare a meno di sottolineare che in città organizzate esistono spazi fieristici o centri congresso adeguati e forniti di ogni servizio per accogliere eventi del genere.
Questo a differenza del panico che già qui si crea con le fiere di Sant’Antonio, a giugno, e quella di Santa Barbara, a dicembre. Figuriamoci con un evento addirittura internazionale e che, seppure conduce per qualche giorno appassionati della materia nella nostra città, non risolve né favorisce l’economia del territorio e men che meno favorisce lo sviluppo, che invece, se legato a prodotti come l’olio o salumi e formaggi tipici, ad esempio, potrebbe rappresentare l’eccellenza di produzioni artigianali che potrebbero trasformarsi in cooperative e filiere agro alimentari capaci di fornire quell’occupazione e quello sviluppo di cui il territorio necessita.
Infine, e questa cosa la trovo veramente ridicola, vorrei conoscere lo spirito umoristico di colui che ha pensato di ospitare nello stesso luogo, il Palazzo Vescovile, sia la mostra di San Francesco (della quale peraltro non se ne rinvengono molte tracce né in città, con indicazioni o cartellonistica specifica, ma neanche su giornali quotidiani nazionali ed ecco perché forse non c’è quasi mai nessuno… ma così si fa il turismo altrove o è una nostra libera interpretazione?) , sia la mostra del peperoncino collegata alla fiera (e che forse è l’unica parte interessante se non altro per apprezzare i doni della natura) il cui accesso, per giunta, è adornato da colorati peperoncini di polistirolo, di dubbio gusto estetico.
Con lo spread e le sorti dell’economia che non ci fanno dormire la notte, con la ‘spending review’ che taglia la Pubblica Amministrazione privando tutti dei servizi essenziali e con un governo che aggredisce le categorie più deboli, non c’è peperoncino o preghiera che possa consolarci!