Non sono in molti, anche nella nostra Regione, ad essere informati del privilegio pontificio concesso nel 1751 per la Cappella detta della “Scala Santa” a Veroli, nella Basilica Concattedrale di Santa Salome, che fu madre degli apostoli Giacomo il Maggiore e Giovanni evangelista, e da tempo immemorabile è venerata come Patrona della Città e, da alcuni anni, insieme a S. Ambrogio m. anche della nuova Diocesi di Frosinone Veroli-Ferentino. La Cappella settecentesca, tornata dopo i restauri allo splendore di un tempo, à stata riaperta al culto la vigilia della Festa patronale di maggio 1993, tra l’altro alla presenza di Sua Altezza Em.ma il Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta Frà Andrew Bertie.
La “Scala Santa” di Veroli
E’ sita nella Basilica Concattedrale di Santa Salome entro la Cappella, ultima in ordine cronologico, fatta costruire dal pio e zelante Pastore della Diocesi di Veroli Mons. Lorenzo Tartagni, come si è detto, intorno agli anni 1740 tra la Cappella laterale della “Passione” (ora dei “Caduti”) e la scala semicircolare d’accesso alla Cripta inferiore degli “Innocenti”.
Il Prelato verolano Mons. Vittorio Giovardi concisamente la descrive: “Non posso non citare anche l’Oratorio con altare fatto costruire dal Vescovo Tartagni tra la Cappella della Passione e 1’ingresso alla inferiore Cripta, per il quale, posti 12 gradini in marmo, ottenne dal papa Benedetto XIV le stesse Indulgenze per la remissione dei peccati, concesse da Sisto V per coloro che salgono in ginocchio la “Scala Santa” presso il Laterano” (cf. ins. “Historia Verularum”, Vol. F, Parte II, f. 438).
La “Scala Santa” di Veroli si presenta in una originate struttura armonica, costituita da due cappelline con cupole e volticine variamente decorate, da due scalette laterali di accesso e, nella parte centrale più ampia, da una breve galleria con volta a cassettoni e pareti in finto marmo, la quale sovrasta la scale composta da 12 gradini in pietra nostrana; tre piccole croci in ferro sono incise al centro del I, II e III gradino; lungo i due lati in basso scorre un passa-mano metallico a sostegno per salirvi in ginocchio.
Sulla parete di fondo della cappellina centrale, distinta dalla scala con altare in marmo, si ammira la pregiata tela della “Deposizione”, dipinta da Antonio Cavallucci di Sermoneta (1752-1795), che presenta il singolare particolare iconografico di un angelo in atto di baciare teneramente la mano inerte del Cristo e di un altro, più in basso, in lagrime. Già in epoca rinascimentale Antonello da Messina fa sorreggere per le braccia il “Cristo Morto” da due angeli.
Le lapidi sovrastanti i due accessi laterali, in latino e in italiano informano del rarissimo privilegio impetrato a suo tempo dal Vescovo di Veroli per i devoti visitatori del Luogo sacro al nome di Salome, testimone della morte in croce del Signore e della sua Risurrezione.
L’epigrafe in italiano ricorda: “Per concessione di pp. Benedetto XIV salendo genuflessi questa Scala si lucra l’Indulgenza quotidiana di cento giorni e – una volta al mese – in perpetuo la stessa Indulgeuza plenaria della Scala Santa di Roma.”
Il medesimo privilegio della Indulgenza plenaria, come ricordano le due lapidi poste ai lati di ingresso della Basilica, a determinate condizioni è lucrabile da quanti nei giorni 24 e 25 maggio (Solennità liturgica della Traslazione del Corpo di Santa Salome) di ogni anno pregano presso la “confessione” della Chiesa, in cui si venerano le sacre reliquie.
Sulla sommità dell’arcata centrale della “Scala Santa” il pittore verolano Rodolfo Mauti, che peraltro ha decorato numerosi Luoghi sacri della Città di Veroli e della Regione, ha rievocato in mosaico tre momenti della “Via Crucis”: la condanna a morte di Gesù e gli incontri con la Madre Maria e la Veronica.
In passato, affissa su parete, una dettagliata “Istruzione” vescovile disponeva per i visitatori: “Per una volta il mese in perpetuo a piacere d’ogni Fedele che confessato e comunicato salirà in ginocchio la Scala Santa acquisterà le stesse Indulgenze della Scala Santa di Roma.
In tutti gli altri giorni dell’anno chiunque salirà come sopra acquisterà cento giorni di Indulgenza.
Niuno sputi in detta Scala rappresentando quella stessa che sali Gesù Cristo Nostro Signore.
Niuno salirà con la Spada e col bastone, e le Donne con il Guardiafante (n.d.r. arnese composto di cerchi digradanti, che le donne portavano sotto la gonnella a “guardia” del nascituro).
Avvertano tutti di non portare Ragazzi in braccio ed altri che non hanno l’uso di ragione.
Vadano tutti con divozione, modestia e polizzia massime nelle scarpe. Avvertano ancora di non portare tasca (n.d.r. borsa), vestito o altro sulle spalle.
Niuno calerà o salirà detta Scala Santa in piedi essendo tale la mente del Nostro Sommo Pontefice Benedetto XIV”.
Nella raccolta cappellina centrale, che può dirsi il “Sancta Sanctorum” della Chiesa, al di sotto della tela della “Deposizione” è collocata la Reliquia della Santa Croce in piccolo reliquiario metallico; ai lati, entro custodie in legno e metalliche argentato-dorate sono conservate numerose altre reliquie ed una soave tela della “Mater Dolorosa”.
Dagli “atti” diocesani di sacre Visite infatti si apprende che nel 1809, di intesa col Vescovo pro tempore Mons. Antonio Rossi, i coniugi verolani Francesco Saverio Mazzoli notaio e Maria Margherita Fontana dietro la cappellina sovrastante la “Scala Santa“, per devozione fecero costruire una cella per racchiudervi la Reliquia della Santa Croce insieme a molte altre, che gli stessi avevano in casa, riservando a se stessi ed ai propri discendenti il “mero giuspatronato laicale” sulla cella ed il vano sottostante.
Durante l’episcopato di Mons. Luigi Fantozzi (1909-1930), inoltre, si legge che, con privata scrittura del 23 luglio 1921 dei “patroni legittimi per discendenza” Luigi ed Emilia Fiorilli, la Cappella suddetta venne ceduta “con tutti i diritti, azioni e ragioni inerenti” al Comm. Pio Fiorilli notaio di Veroli, Cavaliere del Sovrano Ordine Militare Gerosolimitano del S. Sepolcro, per lui e successori o eredi legittimi.
Il nuovo “patrono” dotò la Cappella di paramenti sacri e di suppellettile varia; nel giugno-dicembre 1928 ne curò l’artistica decorazione ad opera del pittore Cicerone Macioce di Arpino con la collaborazione del Sig. Giuseppe Moraldi di Veroli.
Inoltre, non si conosce se con autorizzazione vescovile o capitolare, dispose nella sottostante celia l’inumazione delle salme di alcuni suoi congiunti. Nella circostanza, il Comm. Fiorilli aveva forse inteso ispirarsi al lontano benefattore della Chiesa Domenico Buttarazzi, il quale con pio legato del 3 maggio 1742 aveva ottenuto la concessione di un sepolcro per se e per gli eredi nella navata centrale, dinanzi la Cappella medesima, “con l’obbligo di pagare, oltre il consueto funere, Bayocchi 10 per ogni salma”.
I diritti di “patronato laicale”, peraltro, che non figurano più nella nuova legislazione canonica, non sempre si esercitarono tranquillamente, soprattutto in presenza di necessarie riparazioni del luogo sacro a carico “cuius de iure”.
In precedenza nella Cappella tra i motivi ornamentali figurava il sacro emblema della Croce rossa potenziata e ricrociata di Gerusalemme. La decorazione ora è stata arricchita della Croce bianca ottagona, emblema sacro al Sovrano Militare Ordine di Malta, che, tramite il Gran Priorato di Roma è stato munifico per i recenti lavori di restauro e decorativi.
La nuova lapide marmorea, benedetta per la circostanza della inaugurazione dal Vescovo Diocesano Mons. Angelo Celia, presente lo stesso Principe e Gran Maestro del S.M.O.M. Frà Andrew Bertie ricorda testualmente: “Ad incremento della venerazione per la Santa Croce in questa Cappella, per la munificenza del Sovrano Militare Ordine di San Giovanni Gerosolimitano, ii 24 maggio 1993 con animo grato il Comitato cittadino verolano pose questo segno”.