Mercoledì 12 novembre BIENALSUR arriva a Roma inaugurando in contemporanea le mostre presso l’Ambasciata di Spagna in Italia, l’ Ambasciata del Brasile a Roma, il Museo di Roma a Palazzo Braschi, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; mentre Giovedì 13 inaugura l’ultima mostra romana all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Dopo Napoli e Milano BIENALSUR arriva a Roma con il progetto curatoriale diffuso Invocazioni, sviluppato da Benedetta Casini e il cui primo appuntamento ha aperto al pubblico a Milano il 22 ottobre, presso la Fabbrica del Vapore.
Il termine “Invocazioni” che dà il titolo all’intero progetto è tratto dal testo della conferenza La Cultura y el Alma Animal, presentata da James Hillman nel 1994 a Caracas (Venezuela), in cui lo psicoanalista descrive l’invocazione come un richiamo a spiriti invisibili, un’offerta o una propiziazione che implica un decentramento del soggetto umano, suggerisce la necessità di appellarsi agli altri abitanti del mondo sfuggendo alle logiche antropocentriche, e incoraggia uno sguardo laterale “verso le ali (i fianchi), in un gesto anti-moderno che ignora l’ego, l’eroe, le intenzioni e la biografia della persona”.
Nel segno delle tematiche globali di BIENALSUR, le 5 mostre riunite sotto il titolo Invocazioni costituiscono le tappe di un unico percorso concettuale che analizza la relazione tra il corpo umano e i corpi non umani del mondo che abitiamo: di volta in volta gli animali, il paesaggio naturale, l’elemento vegetale, le pietre, come archivio di un tempo millenario. I lavori esposti mettono in discussione la separazione dicotomica fra soggetto e oggetto, in direzione di quel prospettivismo di ispirazione amerindia teorizzato dall’antropologo brasiliano Eduardo Viveiros de Castro, sorprendentemente affine al concetto di Anima Mundi ripreso da James Hillman nel tentativo di ripensare l’approccio psicoanalitico occidentale. Entrambi i pensatori criticano l’approccio della metafisica occidentale per cui “conoscere” vuol dire de-soggettivare l’altro, ridurlo a “oggetto”, azzerandone l’intenzionalità: in questo processo di analisi, basato sulla pretesa di conoscenza assoluta, l’uomo ha ritirato l’anima dal mondo. Secondo l’approccio occidentale “conoscere è dis-animare [ritirare l’anima], sottrarre la soggettività dal mondo”, dice Viveiros de Castro.
Al contrario, per gli sciamani delle Americhe conoscere implica attribuire a ciò che si cerca di comprendere il massimo dell’intenzionalità, “determinare l’oggetto della conoscenza come soggetto”. Il mondo è infatti considerato come un luogo abitato da esseri animati (umani, animali, spiriti, oggetti, organismi naturali) dotati di prospettive e identità multiple che si intrecciano e si modificano a seconda dei punti di vista. Non esiste dunque una verità interpretativa a cui afferrarsi, un’oggettività funzionale a riaffermare le convinzioni identitarie del soggetto umano, ma un flusso di relazioni in divenire.
Nelle pieghe dei diversi progetti espositivi si legge proprio questa urgenza di soggettivare il mondo, conferendo dignità significante ad esseri animati e inanimati, organismi con cui gli artisti selezionati propongono ibridazioni virtuose e dialoghi inaspettati, in uno spostamento dello sguardo antropocentrico e un’apertura alla possibilità di un pensiero non umano, ricettivo agli insegnamenti della natura e disposto a leggere la complessità del mondo attraverso un approccio sensoriale, fisico, mai meramente strumentale.
Come racconta la curatrice Benedetta Casini: «Le mostre che fanno parte del progetto espositivo diffuso Invocazioni mettono a confronto artisti latinoamericani e europei, con l’intenzione di segnalare un comune atteggiamento, una comune ricerca di contatto epidermico e di scambio con le soggettività non umane con cui co-abitiamo il mondo. La declinazione tematica nelle singole sedi espositive – il rapporto con le pietre, la vegetazione, il paesaggio inteso come una serie di elementi naturali – non esclude rimandi incrociati che uniscono e mettono in dialogo fra loro le diverse mostre. Per citare un caso puntuale, la pratica geofagica ritorna come strategia di fusione con l’alterità non biologica: se in mostra all’Ambasciata di Spagna alfonso borragán (ESP) presenta il risultato di un progetto comunitario di ingestione di pietre, in cui l’ibridazione fra soggetto litico e soggetto umano è letterale e prende la forma dell’incorporazione dell’uno nell’altro, presso l’ambasciata del Brasile è Lia Chaia (BRA) a masticare pazientemente e ingerire una dietro l’altra immagini di paesaggi naturali e urbani, riflettendo sull’estetizzazione e l’esotizzazione dell’identità brasiliana, mentre con le sue Mangiatrici di terra Pamela Diamante (ITA) sviscera le varie accezioni del concetto di ‘terrone’».
Invocazioni: il progetto espositivo di BIENALSUR arriva a Roma
«L’arrivo di BIENALSUR a Roma – prosegue la direttrice artistica Diana Wechsler – dopo le inaugurazioni di Napoli e a Milano, è un passo importante verso la costruzione di un rapporto a lungo termine con la città, che si configura come interlocutore fondamentale per un progetto culturale globale e diffuso. Come dimostrato anche in questa occasione, BIENALSUR dialoga e progetta insieme ad attori attivi sul territorio inserendoli in un discorso transnazionale e mettendoli in connessione con il panorama internazionale dell’arte contemporanea».
Il progetto espositivo presso la nuova sede dell’Ambasciata di Spagna in Italia mette in dialogo tra loro una selezione di artisti che si relazionano con la materialità della pietra: Florencia Caiazza (ARG), Jon Cazenave (ESP), Caterina Morigi (ITA), Juan Gugger (ARG), Veronica Bisesti (ITA), Matteo Guidi e Giuliana Racco (ITA/CAN), Jorge Yeregui (ESP), Karina Aguilera Skvirsky (USA/ECU), alfonso borragán (ESP), Valentina Furian (ITA), Estefanía Landesmann (ARG), Itziar Okariz (ESP).
Il titolo della mostra, Invocazioni. La mia mortalità dovrebbe commuoverti a cura di Benedetta Casini, è tratto dalla poesia “Conversazione con una pietra” di Wisława Szymborska in cui la poetessa polacca si immagina di stabilire un dialogo con il soggetto litico. Nel corso della conversazione emergono le inevitabili distanze fra i due corpi, quello umano della poetessa e quello minerale della pietra, con le loro relative temporalità. Utilizzata sin dall’antichità per riprodurre fedelmente la figura umana e proiettarla nel tempo, oltre la vita del soggetto ritratto, la pietra si configura da un lato come elemento antropomorfo, plasmato dall’uomo a sua immagine e somiglianza, su cui convergono fantasie di animazione e vita. D’altro canto la sua temporalità dichiara la magnificenza di una natura che supera ogni misura umana, portatrice di una visione millenaria. La necessità di entrare in relazione con l’elemento minerale è espressa tramite conversazioni immaginarie e ibridazioni corporee che ridefiniscono i confini tra soggetto e oggetto, tra materia biologica e non biologica. In occasione della mostra le vetrate della sede espositiva, affacciate sulla Fontana del Moro in Piazza Navona, si trasformano in piattaforme di pensiero permeabili, dove la riflessione sul desiderio di trascendere il proprio tempo dialoga con uno degli scenari più rappresentativi del Barocco Romano.
In linea con l’idea di decentramento che ricorre nell’intero progetto curatoriale, l’esposizione Invocazioni. Ecologie di contatto presso l’Ambasciata del Brasile – Galleria Candido Portinari di Roma propone una serie di lavori che indagano criticamente territori e geografie specifiche, considerati corpi vivi, capaci di intervenire nella costruzione identitaria del soggetto umano. Visioni sul territorio brasiliano, messe a fuoco da artisti che si sono affermati internazionalmente proprio in virtù della loro ricerca sul tema dell’identità come Lia Chaia (BRA), Paulo Nazareth (BRA) e Claudia Andujar (BRA), si intrecciano con lavori di artisti come Maria Thereza Alves (BRA), Pamela Diamante (ITA) ed Ettore Favini (ITA) che riflettono sulla specificità della geografia italiana. Il paesaggio è invocato tramite riferimenti simbolici – la silhouette del fiume Tevere, foglie tropicali provenienti dalla foresta brasiliana, frese agricole utilizzate per lavorare la terra nel sud Italia – in un’approssimazione corporea al concetto di luogo. Il corpo diventa misura e strumento di indagine per raccontare il territorio e i conflitti identitari che lo attraversano attraverso riflessi, sovrapposizioni o addirittura assimilazioni dirette. In questo senso il titolo della mostra allude a una forma di relazione che si basa su una prossimità epidermica ed empatica con l’oikos – la casa o l’ambiente di appartenenza – in contrasto con rappresentazioni oggettivanti fondate sulla scissione tra soggetto e oggetto, natura e cultura. I confini tra corpo e paesaggio si dissolvono: il soggetto umano non è più “nel” paesaggio, ma, secondo un procedimento tal volta additivo, tal volta fusionale, si fa esso stesso paesaggio.
La doppia personale Invocazioni presso le sale al pianterreno di Museo di Roma a Palazzo Braschi, vede come protagonisti i progetti site-specific di Chiara Bettazzi: oggetti d’incontro e di Matias Ercole: hanno visto il sole cadere. La mostra, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, a cura di BIENALSUR, Benedetta Casini e Diana Wechsler presenta approcci dissimili al paesaggio vegetale contemporaneo, pensati per dialogare concettualmente con l’esposizione Ville e giardini di Roma: una corona di delizie che dal 21 novembre occuperà le sale al primo piano del Museo.
Attraverso una tecnica pittorica del tutto originale, Matias Ercole (ARG) riflette sulla rappresentazione della natura selvaggia delle Americhe nella storia dell’arte. L’artista mette in relazione riferimenti iconografici fra loro distanti: dalle rappresentazioni antropofagiche di Tarsila do Amaral a quelle sublimanti di inizio secolo XIX del pittore tedesco Johann Moritz Rugendas.La grande tela installata al soffitto nega il proprio status di finestra illusionistica, per suggerire un’inversione prospettica e un’intrusione nello spazio circostante. La tecnica compositiva rivela una tensione fra pittura e disegno: in un primo momento l’artista ricopre uniformemente la superficie con uno strato pittorico sul quale interviene poi rimuovendo la materia pittorica con strumenti graffianti. Ne risultano disegni in negativo, forme che emergono con diverse intensità da un substrato comune. Negli stessi spazi Chiara Bettazzi (ITA) indaga attraverso fotografia e installazione ambientale l’idea di trasformazione, mettendo in relazione il paesaggio industriale e urbano con l’elemento vegetale. Sin dagli esordi la sua ricerca è legata a una riflessione sull’accumulo di oggetti d’uso quotidiano e il loro riutilizzo in composizioni che evocano presenze animate. A Palazzo Braschi a prendere vita sono oggetti domestici assemblati a elementi vegetali. Ad animare queste nature morte dal carattere fantasmatico sono le fotografie, installate secondo una progressione sequenziale che testimonia la graduale trasformazione del soggetto.
La collettiva presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, coprodotta con la Fondazione Musica per Roma, visitabile fino al 6 gennaio, mette in relazione le ricerche artistiche di Marc Vilanova (ESP), Lihuel Gonzalez (ARG), Jacopo Mazzonelli (ITA), Friedrich Andreoni (ITA/DEU), Giorgia Errera (ITA), Andreas Zampella (ITA) che indagano il limite fra linguaggio visivo e sonoro. I lavori esposti suggeriscono la presenza di un suono a cui chi osserva non può accedere, solamente evocato tramite immagini, corpi in movimento, la parola scritta e spettrogrammi cadenzati. Il titolo della mostra, Invocazioni. Un suono in fondo all’orecchio, suggerisce un suono interiore e individuale, percepito unicamente da chi accoglie la sfida della traduzione sinestetica. Ad attraversare la mostra è il ritmo cadenzato della ripetizione, come nel caso di Friedrich Andreoni, che annuncia ossessivamente “I was so wrong”, in una sorta di esaltazione del fallimento, rivendicato e letteralmente “sbandierato” al pubblico. Nel lavoro di Jacopo Mazzonelli il tempo è scandito da una serie di rulli per pianola meccanica incastonati alla parete e montati in sequenza. Su ognuno di essi appare la parola “finis”, che, ad ogni passaggio di livello, evoca il suono del silenzio dopo l’esecuzione. Giorgia Errera propone un’ulteriore trasposizione, riproducendo a pastello uno schermo nero in cui l’azione tratta da “2001: Odissea nello Spazio”, con il suo relativo suono, è unicamente suggerita dal sottotitolo corrispondente: a sorprenderci è qui il rumore improvviso dell’aria che irrompe in uno spazio chiuso (Sound of air rushing in). È invece alle cascate d’acqua e alle loro frequenze infrasonore che Marc Vilanova rivolge l’attenzione. Utilizzate da alcune specie di uccelli per orientarsi durante le migrazioni, queste frequenze sono impercettibili all’orecchio umano. L’artista le traduce in segnali luminosi attraverso una fibra ottica: permettendo ai visitatori di accedere al segnale generalmente escluso dal proprio campo percettivo apre così la possibilità di una comunicazione interspecifica. È ancora la ricerca di un incontro il punto di partenza del lavoro di Lihuel González: un direttore d’orchestra dirige una sinfonia classica di cui non udiamo le note. In risposta, una ballerina esegue una danza muta, guidata solamente dal movimento della bacchetta. Intrappolato in una condizione di potenzialità, il suono è solo suggerito dai lavori in mostra, la cui pregnanza si deve alla dimensione immaginativa implicita nell’atto di tradurre in immagini una musicalità assente.
BIENALSUR: Per una cartografia transnazionale dell’arte contemporanea
BIENALSUR è una biennale internazionale d’arte contemporanea che si distingue per la natura innovativa e l’approccio globale. Sviluppata dalla UNTREF – Universidad Nacional de Tres de Febrero, Università pubblica argentina, e organizzata in collaborazione con la Fondazione Foro del Sur, BIENALSUR si è affermata come un modello innovativo di gestione culturale e cooperazione internazionale. Al direttore generale Aníbal Jozami e alla direttrice artistica Diana Wechsler, si affianca un Consiglio Internazionale di Curatela, un team di curatori e un piccolo team di produzione.
Fin dalla sua prima edizione nel 2017 BIENALSUR è un punto di incontro tra diverse culture, capace di sviluppare una rete istituzionale internazionale che unisce diverse aree geografiche. Il progetto si caratterizza per una modalità “diffusa”, che non si limita ad un solo luogo espositivo, ma si espande su più città a livello globale, rendendo le attività accessibili da un pubblico ampio e diversificato che non deve spostarsi per visitare la biennale ma viene raggiunto dalla sua programmazione. BIENALSUR si sviluppa infatti in più latitudini: tra le città coinvolte figurano Buenos Aires, Milano, Santiago, Montevideo, Lima, Madrid, Roma, Parigi, Napoli, Miami e molte altre.
La quinta edizione di BIENALSUR ha preso il via il 26 giugno a Bogotá, in Colombia, con progetti presentati presso il Museo d’Arte Moderna di Bogotá (MAMBO – KM 4659) e il Museo della Banca della Repubblica (KM 4762). Il 5 luglio sono stati invece inaugurati i progetti espositivi presso il Muntref-Museo de la Universidad Nacional de Tres de Febrero, KM 0 di BIENALSUR, che si è successivamente espansa in territorio europeo con il progetto inaugurato il 9 luglio presso il Museo Nazionale Centro d’Arte Reina Sofia (KM 10048). In questa quinta edizione di BIENALSUR torna al centro della scena la questione ambientale, trattata in modo specifico, analizzando gli aspetti legati alle migrazioni, ai diritti umani, alle possibili prospettive future e modelli sociali alternativi. Nell’ambito della riflessione sulla crisi globale delle configurazioni socio-culturali stanno emergendo progetti che esaminano memoria, archivi e patrimonio, offrendo nuove interpretazioni della storia, narrazioni alternative e anti-canoniche.
BIENALSUR tra Milano, Napoli, Biella e Matera
Fino a Gennaio 2026, BIENALSUR coinvolge inoltre diverse tipologie di spazi espositivi, Roma e Milano, ma anche Matera passando per Napoli e Biella.
Il progetto in mostra alla Fabbrica del Vapore, dal titolo Invocazioni. Divenire Animale, riflette proprio sul legame tra umano e animale, mettendo in dialogo una selezione di artisti che si propongono di abbandonare la prospettiva antropocentrica per scivolare in un processo di mutazione e ibridazione con altre specie animali. Gli artisti e le artiste al centro della mostra milanese, Marta Roberti (ITA), Lia Chaia (BRA), Elena Mazzi (ITA), Bruna Esposito (ITA), Gaia De Megni (ITA), Helena Hladilová (CZE/ITA), Valentina Furian (ITA), Bekhbaatar Enkhtur (MNG/ITA), Jonathas de Andrade (BRA), Calixto Ramirez (MEX), Michela de Mattei (ITA), Allora & Calzadilla (USA/CUB), Carla Grunauer (ARG), esplorano le potenzialità di un incontro sim-patico tra uomo e animale e di una ibridazione reciproca, il cui esito è la messa in discussione dell’essenza stessa dell’essere umano.
Dal 15 settembre all’11 novembre la Fondazione Pistoletto Cittadellarte Onlus e BIENALSUR offrono una residenza artistica all’artista argentina Ginevra Landini, selezionata tramite open call. L’artista parteciperà al programma UNIDEE articolato in dibattiti e incontri con curatori, artisti e professionisti, visite a studi aperti, mostre e a luoghi rilevanti per i temi connessi alla sua ricerca. Dal 3 ottobre al 30 gennaio sarà invece visitabile a Napoli il progetto espositivo di Pablo La Padula, a cura di Diana Wechsler, presso il MUSA – Museo Universitario delle Scienze e delle Arti dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, in cui l’artista si confronta con le collezioni di anatomia del museo universitario tramite opere prodotte durante un periodo di residenza in loco. Il progetto ha aperto il percorso di BIENALSUR in Italia nel 2025 e costituisce un significativo contrappunto concettuale rispetto al percorso Invocazioni, previsto per le sedi di Milano e Roma. Il lavoro di Pablo La Padula e la proposta curatoriale si confrontano infatti con la condizione umana e con una storia scientifico-culturale focalizzata sull’“uomo”. L’intervento dell’artista argentino introduce la dimensione della singolarità, presente, seppur in modo meno evidente, in alcune opere del XIX secolo della collezione del MUSA. Infine, presso la Fondazione SoutHeritage per l’arte contemporanea di Matera inaugurerà il 15 novembre l’esposizione collettiva Superfici con: a cura di Angelo Bianco Chiaromonte, con la partecipazione di artisti italiani e internazionali che instaurano un dialogo con le superfici murarie e lapidee del padiglione della fondazione.
Il programma di progetti espositivi residenze d’artista e azioni performative, disegnato sulle basi delle relazioni istituzionali portate avanti negli ultimi anni, ha come obiettivo quello di mettere in relazione le ricerche artistiche di protagonisti del panorama estero con il contesto nazionale. In questa logica le attività, in linea con i temi curatoriali della quinta edizione di BIENALSUR, prevedono la collaborazione con i gruppi di lavoro delle istituzioni italiane partner così come il coinvolgimento di artisti italiani che dialogano con gli artisti internazionali selezionati tramite open call o invitati ad hoc dal team curatoriale di BIENALSUR.
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Info e orari:
Ingresso gratuito a tutte le mostre
Ambasciata di Spagna in Italia:
da Lunedì a Venerdì dalle 10 alle 14
Ambasciata Brasile a Roma:
da lunedì a venerdì, dalle ore 10 alle ore 17
Sono esclusi i fine settimana e i giorni festivi
Museo di Roma a Palazzo Braschi:
Dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19
Auditorium Parco della Musica:
da lunedi a venerdi 17-21
Sabato domenica e feste 11-21
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UFFICIO STAMPA BIENALSUR
UC STUDIO – press@ucstudio.it
Chiara Ciucci Giuliani chiara@ucstudio.it – mob 3929173661
Roberta Pucci roberta@ucstudio.it – mob 3408174090














