“Verso l’infinito e oltre” questo è il motto del robot futuristico Buzz Lightear in “Toy story”. Un modo avvincete per dire che i viaggi megagalattici non finiscono mai e che l’immaginazione di un bambino, insieme al suo giocattolo, può costruire infiniti mondi per reinventare la realtà.
Ma nel lavoro di Maria Laura Annibali, che è un documentario, non c’è la parola “oltre” ma “altra”. Ne “L’altra altra metà del cielo. Donne”, infatti, l’intento della creatrice non è quello di fantasticare, trasgredire andare “oltre” la pura realtà ma solo quello di raccontare storie di vita fatte di carne e sangue. Nei primi due documentari la regista aveva raccolto testimonianze di donne lesbiche, qui il discorso continua inglobando “l’altra” metà dell’universo queer: il mondo transessuale.
Annibali sceglie come filo della narrazione l’orientamento sessuale dei suoi testimoni. Che siano lesbiche o trans non importa, il filo rosso è l’amore, l’attrazione, il sentimento verso le donne senza preoccuparsi di determinare o cadere in stereotipi sessisti.
Per meglio spiegare questa affermazione Annibali propone la testimonianza di Valentina, nata donna, attratta delle donne e che, poi, ha deciso di transitare verso il sesso maschile. Alex cambia identità ma non l’oggetto d’amore. Anche Isabel, nata uomo, transita verso il sesso femminile ma per questo non smette di essere attratta dalle donne. E lo stesso è per Helena Velena che persegue, in maniera spasmodica, la ricerca della gioia e felicità nella sua esistenza.
L’obiettivo di Annibali in questo documentario è quello di annullare differenze, preconcetti e di dedicarsi solo alla pura evidenza dei fatti: abbiamo a che fare con persone, esistenze, che narrano le loro vite. Ognuna di queste è portatrice di dolore, lotte, coraggio e ricerca.
Il susseguirsi delle interviste è armonico e pacato: le domande dell’intervistatrice sono garbate e mettono a proprio agio i testimoni. Si capisce benissimo che dall’una e dall’altra parte c’è stima e rispetto. Nessuno scoop o domande trabocchetto, Annibali predilige un racconto basato sulla gentilezza, la fiducia e il passare del tempo che permettere ad ogni ospite di svelare la sua essenza.
Troviamo la testimonianza di Anna, ad esempio, poeta, che ci rivela quanto la società abbia condizionato e mal giudicato la sua diversità. È lei stessa a spiegarci il percorso per l’ accettazione della propria condizione in un paese intriso di modelli catto-patriarcale che non prevedevano alternative al dover essere madre, moglie o figlia.
C’è Edda Billi, poi, che durante il ‘69, insieme alle sue amiche dissidenti romane, ha trovato il coraggio di combattere, riscrivere e rivendicare i propri diritti. Il femminismo, racconta Billi, ha avuto la capacità raccogliere e mettere in rete migliaia di “streghe” destinate, individualmente al silenzio.
Nel racconto di Paola e Stella, invece, insieme da trentatré anni, viene affrontato il tema dell’amore maturo che ha abbandonato il cliché romantico del tormento e della dannazione. Loro sono una coppia stabile ed insieme hanno affrontato, e vinto, la malattia e la paura della perdita.
Al documentario ora in DVD, distribuito da Edizioni Croce, è stato abbinato un libro-compendio dove Antonella Montano, Sandra Mazza, Anna Paolucci e Antonella Succi propongono interessanti saggi sulle esperienze di vita registrate.
L’ennesimo appuntamento romano con le protagoniste del film è per il 26 settembre, ore 17,30, presso “Family Bar”, via Carlo Cipolla 26-Roma.