In questa ricorrenza è usanza benedire gli animali domestici sui sagrati per preservarli dalle malattie e rinnovare le immagini del Santo nelle stalle a scopo propiziatorio.
Per la festa del loro protettore, poi, le bestie venivano trattate amorevolmente, ben nutrite, esentate dal lavoro e, ovviamente, non potevano essere macellate. Si dice infatti che, in questa magica notte, gli animali acquistino la parola.
In Romagna, era altresì tradizione dare agli animali ammalati un pezzetto di pane benedetto il giorno di sant’Antonio, affinché guarissero, oppure tre fave nere.
Si narra che i seguaci del Santo, per meglio soccorrere i malati che si recavano ormai senza speranza alla chiesa francese di Saint-Antoine de Viennois, luogo dov’erano conservate le reliquie, decisero di costruire un ospedale e dei ricoveri. Ebbe così origine l’Ordine Ospedaliero degli Antoniani. Per assicurare la sussistenza ai malati e ai religiosi, si narra che venissero allevati dei maiali destinati alla macellazione, lasciati liberi di vagabondare per il paese e mantenuti dalla carità pubblica. Necessità sopraggiunte vietarono la libera circolazione degli animali nella città, fatta eccezione per i maiali degli Antoniani che, da allora, dovettero portare come riconoscimento la celebre campanellina al collo.