Villa Falconieri è una delle 12 ville tuscolane
, sorge in posizione elevata rispetto all’abitato, rivelandosi ai visitatori lungo una stradina secondaria che si dirama dalla provinciale per il Monte Tuscolo.
Costruita a metà del 500 sul sito di un’antica villa romana per volere di Alessandro Rufini, vescovo di Melfi, fu ingrandita poi, forse per impulso di Papa Paolo III Farnese, verso il 1546, con lavori diretti da Nanni di Baccio Bigio, allievo di Antonio da Sangallo il Giovane. Dal 1573 al 1623 appartenne alle famiglie Cenci, Sforza, Gonzaga e, forse, Montalto. Nel 1628 fu acquistata dai Falconieri, che ne furono proprietari fino al 1879, quando il complesso fu venduto a Elisabetta Aldobrandini Lancellotti. Essi commissionarono un ampliamento architettonico a Francesco Borromini o, secondo altre fonti, a Camillo Arcucci. Gli affreschi sono opera di Pier Leone Ghezzi, Giacinto Calandrucci, Ciro Ferri, Nicolò Berrettoni, Francesco Grimaldi e altri e sono presenti decorazioni pittoriche del XVI secolo attribuite a Luzio Luzi e Perin del Vaga.
Fu la famiglia Falconieri a commissionare lo spendido ampliamento architettonico a opera di Francesco Borromini. Nelle sale del palazzo è possibile ammirare gli affreschi, tra gli altri, di Pier Leone Ghezzi, Giacinto Calandrucci, Ciro Ferri, Nicolò Berrettoni, Francesco Grimaldi e decorazioni pittoriche del XVI secolo attribuite a Luzio Luzi e Perin del Vaga. Nel 1733, prese il via la radicale trasformazione dell’area verde, dei giardini e del terreno adiacente. I Falconieri dotarono la Villa di una ricca biblioteca, favorirono riunioni del circolo d’intellettuali legato alla regina Cristina di Svezia, promossero incontri, spettacoli teatrali e musicali e, dal 1656, concessero anche venti borse di studio annuali per giovani “capaci, bisognosi e di buoni costumi, anche di nobili natali”. La Villa ospitò negli anni scrittori, storici e pittori. Dal 1898 al 1905, ospitò anche i frati trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane che causarono gravi danni agli affreschi, ritenuti poco consoni a un ambiente monastico. Nel 1907, fu acquistata dal barone Ernest Mendelssohn-Bartholdy che la donò all’imperatore Guglielmo II il quale nel 1911 la elesse a sede d’una scuola tedesca di belle arti e lettere (affidata all’Istituto Germanico di Roma) in grado di sfidare l’Accademia francese di Villa Medici.
COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?
L’apertura nelle Giornate FAI prevede un percorso di visita attraverso le sale della Villa dove si potranno ammirare incredibili dipinti. L’Accoglienza sarà per i visitatori con saluto in lingua latina e con canto in latino a cura dei allievi dell’accademia. La visita prevede un percorso attraverso 4 sale interne di particolare bellezza, la descrizione delle sale sarà a cura degli allievi e professori dell’Accademia. A seguire visita al giardino all’italiana con affaccio su Roma e del giardino interno con laghetto a cura dei narratori FAI.
VISITE IN LINGUA STRANIERA
Inglese
ORARIO
Sabato: 00:00 – 10:30 / 00:00 – 15:30
Note: Mattina ore 10.30 due turni da 25 pax – Pomeriggio ore 15.30 due turni da 25 pax –
Domenica: 00:00 – 10:30 / 00:00 – 15:30
Note: Mattina ore 10.30 due turni da 25 pax – Pomeriggio ore 15.30 due turni da 25 pax –
NOTE PER LA VISITA
Durata della visita 1 ora e mezza