Il comune di Minturno è adagiato sulle propaggini costiere e meridionali dei Monti Aurunci.
Le sue spiagge sono bagnate dal mar Tirreno e si spingono a sud sino alla foce del Garigliano.
La parte principale dell’abitato oggi si estende con continuità dalla collina della medievale Traetto (oggi Minturno) fino alle località costiere di Scauri e di Marina.
Il nome Minturnae, secondo alcuni studiosi, si fa risalire a Minothauros, dio cretese, e quindi ricondotto alla dominazione dei Greci sul Mediterraneo e sull’Italia meridionale.
Secondo alcuni, invece, il nome Minturno nella radice (mant-, ment-, mint-) e nel suffisso (-rno) rileva una indubbia origine tirrenica o preariana (G. Tommasino, Aurunci Patres).
Anche storici locali hanno cercato di ricostruire l’etimo di Minturno: si suppone che il nome sia etrusco e che derivi da Mintur (sole bruciante) oppure che Minturno sarebbe la contrazione dell’ebreo Menath-ur (pars ignis) identico al Minotauro di Creta, isola vulcanica per eccellenza (A. De Santis, Saggi di Toponomastica Minturnese e della regione Aurunca).
Monumenti e luoghi d’interesse
- Il campanile della chiesa di San Pietro
- Il ponte borbonico sul Garigliano
- “Castello Baronale” (IX secolo circa), dove soggiornarono, tra gli altri, San Tommaso d’Aquino, Isabella Colonna e Giulia Gonzaga.
- “Chiesa di San Pietro”(XI-XII secolo), caratterizzata da un nartèce con arcate a sesto acuto disuguali. Sul pròtiro si innalza il campanile a tre piani di bifore romaniche. La pianta è a croce latina. L’interno è a tre navate, arricchite da colonne provenienti da Minturnae. La navata centrale è coperta con soffitto ligneo a cassettoni, inaugurato il 17 agosto 1851 alla presenza del Re Ferdinando II. Da rammentare: una tela raffigurante “l’Ultima Cena” di Andrea Sabatini da Salerno, la Cappella del Sacramento del 1587 (rivestita di marmi polìcromi), il candelabro del Cero pasquale (1264), il pergamo in stile cosmatesco (con elementi riferibili al XIII secolo), la statua della Madonna delle Grazie (1825), incoronata nel 2008 da Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, Arcivescovo di Gaeta.
- “Chiesa di San Francesco”, costruita verso il 1363 dalla famiglia Caetani. Sulla parete destra si può ammirare l’affresco della Madonna delle Grazie, Protettrice di Minturno.
- “Chiesa dell’Annunziata” (XIV secolo), con affreschi dell’epoca. Nell’abside è dipinta una “Crocifissione”, realizzata nel 1333, forse dagli allievi di Giotto. Fu a più riprese danneggiata: dai pirati turchi nel 1552, dalle truppe napoleoniche nel 1799 e da un incendio nel 1888. Fu riaperta al culto nel 1931 come tempio votivo dei minturnesi caduti nella Prima Guerra Mondiale, dopo il restauro commissionato dal concittadino Pietro Fedele, storico e Ministro della Pubblica Istruzione nel 1925-28.
- Rovine della città romana di Minturnae (presso la frazione di Marina). Il Comprensorio archeologico racchiude, oggi, gran parte dei resti della città-porto. Spicca il maestoso Teatro Romano, costruito verso il I secolo d.C. Diviso nei tre settori caratteristici (scaena, orchestra, cavea), accoglieva oltre 4 000 spettatori. Ogni estate, l’antica struttura ospita una prestigiosa Stagione di spettacoli, inaugurata nell’agosto del 1960 dall’attrice Emma Gramatica, protagonista de “Le troiane” di Euripide. All’interno dell’area sono visibili un tratto originale della via Appia (Decumanus Maximus), costruito in blocchi di lava basaltica; i resti del Foro Repubblicano (II secolo a.C.), del Capitolium (dedicato a Giove, Giunone e Minerva), del Foro Imperiale, del Macellum (mercato), delle Tabernae, del complesso termale (II secolo d.C.). Negli spazi sottostanti alla càvea è situato il Museo che accoglie statue acefale, sculture, ex voto, epigrafi, monete (ripescate nel vicino fiume) e numerosi reperti, rinvenuti nel secolo scorso a Minturnae, nel centro urbano di Scauri e nella zona di Castelforte. Testimonianze provenienti da Minturnae sono custodite, tuttora, presso i Musei Archeologici di Zagabria (Croazia) , Philadelphia (USA) e quello di Napoli. Il moderno tracciato dell’Appia si interseca con numerose ed imponenti arcate dell’Acquedotto Romano, un tempo lungo circa 11 chilometri. Verso la foce del Garigliano si trovano, poi, le rovine di un antico luogo sacro, il Tempio della ninfa Marica, divinità delle acque. La città di Minturnae possedeva anche un anfiteatro non ancora portato alla luce.
- “Ponte pensile” sul Garigliano, con tiraggi a catene di ferro, il primo realizzato in Italia, restaurato alcuni anni fa. Commissionato dai Borbone, fu progettato dall’ingegnere Luigi Giura ed inaugurato nel 1832 dal Re Ferdinando II.
- Rovine dell’antica Pirae (a Scauri vecchia). Sono visibili un tratto delle “Mura Megalitiche” (V-IV secolo a.C.) ed una porta urbana (forse VII-VI secolo a.C.), con un criptoportico coperto con volta a botte. Tali testimonianze sono racchiuse in proprietà private, ma sono inserite nell’Area Protetta di Gianola-Monte di Scauri, che fa parte del Parco Regionale Riviera di Ulisse.
- Resti della villa del console romano Marco Emilio Scauro, a Scauri vecchia. Da segnalare una porta a doppio arco, che immette in un corridoio, decorato da pitture parietali riferibili al III stile pompeiano, e sette arcate cieche o fornici (II-I secolo a.C.).
- Torri costiere. A Scauri, nell’Area Protetta che fa parte del Parco Regionale Riviera di Ulisse, si trovano la “Torre dei Molini” (XIV secolo), eretta a difesa delle macine un tempo mosse dal Rio Capodacqua, e la “Torre Quadrata” o “dei Cavallari”, sul “Monte d’Oro” (XVI secolo).
- Resti del muro perimetrale della Cartiera di Scauri, sulla via Appia, nei pressi della Chiesa Parrocchiale dell’Immacolata. Fornitrice del Regno di Napoli, la fabbrica venne citata dallo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe nella monografia dedicata al pittore di corte Jacob Philipp Hackert. Lo stabilimento scaurese produsse fogli pregiati per la calcografia e la stamperia reale.
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