Le ultime ricerche sul mondo della scuola rilevano che gli episodi di bullismo sono in crescente aumento e che spesso esiste una correlazione tra bullismo e discriminazione.
Si calcola che su tutto il territorio, il 35% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni è stato vittima di episodi di bullismo. Le vittime coinvolte sono principalmente ragazze (nel 56,3% dei casi), tra gli 11 e i 14 anni (nel 40,6% dei casi).
Infine, il 10,2% dei bambini e adolescenti coinvolti è di nazionalità straniera.
Una persona che è stata vittima di bullismo durante l’infanzia o l’adolescenza, da adulta può presentare gravi problemi come:
- rifiuto scolastico,
- riduzione dell’autostima,
- attacchi d’ansia,
- depressione,
- disturbi del sonno,
- isolamento,
- paura di uscire di casa;
- somatizzazioni dovute alla condizione di stress.
Può essere diretto o indiretto e alle volte assumere la forma di cyberbullismo.
Secondo lo psicologo norvegese Dan Olweus, il bullismo è caratterizzato dall’intenzionalità, la ripetizione nel tempo e l’asimmetria tra chi compie l’atto e chi ne è vittima.
Forme di bullismo
Il bullismo diretto si esprime attraverso violenze fisiche (spinte, pugni, strattonamenti, schiaffi, sottrazione di borse o altri oggetti personali…) o verbali (insulti, ricatti, intimidazioni..).
Nel bullismo indiretto la finalità del bullo consiste nell’isolare la vittima dal gruppo, diffamandola o calunniandola.
Nel bullismo diretto ed indiretto la componente base è una intimidazione fisica o psicologica che si ripete sistematicamente nel tempo e crea un comportamento continuo di molestie ed abusi.
Si parla invece di cyberbullismo quando gli atti di intimidazione o di violenza vengono effettuati attraverso mezzi elettronici come l’email, le chat, i blog, i telefoni cellulari, i siti web o qualsiasi altra forma di comunicazione riconducibile al web.
Spesso i casi di bullismo non vengono denunciati, generando negli studenti un senso di sconforto e di abbandono che può influire in maniera negativa nel loro rapporto con l’istituzione scolastica.
Ogni ragazzo deve poter andare a scuola al sicuro e senza sentirsi oppresso e umiliato, ma bisogna prendere in considerazione anche l’atteggiamento generale della società verso la violenza e l’oppressione, perché la salvaguardia sia non solo verso le vittime ma anche verso i bulli (possibili futuri criminali per i loro comportamenti antisociali), che hanno bisogno di aiuto, di capire le ragioni del loro comportamento e come imparare a cambiare.
I meccanismi sono complessi e le cause diverse per ogni situazione, ma sia la vittima che il bullo devono capire le forze sociali e psicologiche che stanno agendo, così da essere parte della soluzione.
Le persone che sono vittime sono spesso timide, sensibili, ansiose e insicure, hanno una bassa autostima e mancanza di abilità sociali.
Tratti fisici che tendono ad essere comuni alle vittime sono: il sovrappeso, l’essere fisicamente minuti, una qualche disabilità o appartenenti a un’altra origine, religione o gruppo sociale.
Si sentono in colpa e provano vergogna: infatti non si vedono necessariamente come vittime.
Possono soffrire di cambi di umore improvvisi, disturbi emotivi, problemi di salute fisica, disturbi del sonno, nervosismo, ansia, si chiudono in sé stesse e non comunicano con il resto del mondo.
Le persone che praticano il bullismo lo fanno perché è un modo per loro di sentirsi meglio con se stessi, si sentono importanti, popolari e influenzano gli altri.
Il bullismo è anche un modo per attirare l’attenzione, ottenendo ciò che vogliono o per punire le persone di cui sono gelose.
Spesso i bulli non riescono a comprendere quanto male possono arrecare agli altri.
Pensano che stanno solo prendendo in giro qualcuno o gli stanno facendo uno scherzo ingenuo, non hanno molte capacità sociali e non sanno come essere buoni amici.
Se sono testimoni di atti di violenza, o se in casa le persone hanno delle relazioni sgradevoli, possono riprodurre ciò che vedono.
La punizione fisica può anche portare al bullismo, perché insegna ai bambini che la violenza è una strategia accettabile e utile per risolvere i conflitti e convincere gli altri a fare quello che vogliono.
Il principio di non discriminazione per Amnesty International
Amnesty International considera il bullismo una violazione dei diritti umani in quanto lede la dignità di chi lo subisce ed è contrario a principi fondamentali quali l’inclusione, la partecipazione e la non discriminazione.
L’articolo 2 della Dichiarazione universale dei diritti umani afferma che tutti devono poter usufruire dei diritti e delle libertà enunciati nella Dichiarazione “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.
La possibilità di godere dei propri diritti senza discriminazione è uno dei principi fondamentali alla base del diritto internazionale e appare in quasi tutti i più importanti strumenti giuridici in materia di diritti umani.