L’album The Wall dei Pink Floyd, pubblicato il 30 novembre 1979, è l’ultimo con la classica formazione di gruppo.
Alla fine del tour, il musicista Richard Wright è stato licenziato da Roger Waters e non ha partecipato dalle registrazioni di The Final Cut.
The Wall ha raggiunto il numero uno di Billboard Top negli Stati Uniti e la terza posizione nel Regno Unito.
Possiamo considerarlo uno dei lavori più complessi del Pink Floyd.
La complessità è dovuta anche ai soggetti che circondano il concetto centrale dell’opera.
Oltre al musica e il disco stesso, The Wall è un’opera rock, dove la scenografia, la proiezione, le marionette, i pupazzi, i gonfiabili, i costumi ed ovviamente, il muro stesso completa ogni storia al di là del disco.
In altre parole, le canzoni vengono messe in scena e interpretate, molto di più di una semplice esecuzione da parte della band.
Inoltre, la complessità sta anche nella rilettura dell’opera come una metafora di un muro che isola se stessi dall’altro, chiudendoci in un pozzo apparentemente impenetrabile ma alla fine molto fragile.
La narrazione distopica è divisa in un doppio album, contenente ottantuno minuti, con ventotto canzonio.
Questa divisione dell’album rappresenta precisamente lo stato emotivo del protagonista ed il suo viaggio verso l’auto-isolamento, un viaggio che parte dai ricordi e traumi della sua infanzia fino all’autodistruzione finale al colmo del suo successo.
La nascita di The Wall dei Pink Floyd
Probabilmente la scintilla creativa per The Wall ha avuto luogo durante lo spettacolo del tour “In the Flesh”, il 6 giugno 1977, allo Stadio Olimpico di Montreal, Canada.
All’epoca la band suonava per 80.000 persone, ma un piccolo gruppo di fan “rumorosi” presenti nella parte anteriore del palco, ha gridato e distratto talmente tanto i musicisti da esasperare la band.
Alla fine dello spettacolo Waters ha perso la pazienza e ha sputato nel volto di un fan che li ha interrotti.
La band ha suonato “Drift Away Blues”, in volume basso e acustico, come musicisti di strada in una jam session senza pretese.
Gradualmente, i musicisti hanno smantellato parte del palco, e, uno dopo l’altro, i membri hanno lasciato il palco.
Gilmour, arrabbiato, si è rifiutato di andare avanti ed è stato sostituito da Snowy White.
Pertanto, Waters ha pensato in una nuova dinamica con il pubblico e una configurazione senza precedenti per esibirsi dal vivo: costruire un muro che separasse la band da il tuo pubblico.
Tuttavia il rapporto tra i musicisti e il pubblico si era andato assottigliando gradualmente, quindi la reazione di Waters è stato solo il secchio che trabocca all’enesima goccia.
Il muro serviva a “esprimere l’idea di alienazione e di separazione che ho sentito tra me e loro”, commenta Waters.
Cosa narra The Wall dei Pink Floyd
In breve The Wall è la saga di Pink, una star di grande successo che sta affrontando una dolorosa separazione con la moglie mentre è in tournée.
Comincia a rivedere la sua vita e tutte le persone che in qualche modo lo hanno fatto soffrire:
- l’assenza del padre morto durante la seconda guerra mondiale,
- la madre iperprotettiva,
- l’insegnante oppressivo – rappresentante di un educazione vecchio stile,
- la donna letale,
- le groupie stupide.
Ognuno responsabile dell’isolamento del mondo.
In un delirio annaffiato da droghe e medicine, Pink si vede come un dittatore fascista che comanda una legione di fan obbedienti.
Al culmine, il muro è caduto come metafora di musicista che affronta le sue paure.
Ma lentamente, i piccoli problemi risorgo, il che suggerisce l’idea ciclica dei problemi di vita del protagonista.
La copertina dell’album progettata da Gerald Scarfe, diretta e minimalista, condensa bene questa sensazione di isolamento.
E quindi, devi aprire il muro per scoprire e ascoltare lentamente la narrazione di Pink.
La grande e pallida muraglia è, in questo senso, un contrappunto al colorato mondo delle caricature personaggi che illustrano le canzoni.
A questo link potete trovare una bellissima lettura dell’album.