Torre Alfina è una frazione del comune di Acquapendente, in provincia di Viterbo
Situato al margine settentrionale dell’altopiano dell’Alfina, a circa 9 km di distanza dal capoluogo, a 600 m s.l.m..
Confina con la Riserva naturale Monte Rufeno e con il bosco monumentale del Sasseto al quale si accede dai giardini pubblici del borgo.
Il toponimo è composto dal sostantivo Turris, che connota l’originaria funzione difensiva del sito, accompagnato dal nome che designa l’intera area. Secondo un’ipotesi avanzata dalla storiografia locale, Alfina deriverebbe dalla locuzione latina ad fines, stante a indicare la caratteristica limitanea dell’altopiano, accertata in età medievale in rapporto al territorio diocesano e comunale di Orvieto. Si ritiene più plausibile, invece, che il termine sia un prediale di origine germanica, di cui si hanno testimonianze anche altrove. Come tale, esso non si riferisce all’espressione di luogo latina, ma allude alla proprietà di chi ebbe in concessione il territorio nell’alto medioevo.
Le prime notazioni storiche riguardo all’esistenza di una torre d’avvistamento le abbiamo nei Comentarii Historici di Monaldo Monaldeschi della Cervara che parla di una torre fortificata trasformata in castello durante il regno longobardo di Re Desiderio (VIII sec d.c.).
La posizione strategica di questo borgo è evidente, essendo posto sul punto più estremo e più elevato dell’altopiano dell’Alfina. Dall’alto dei suoi 602 metri sul livello del mare domina il paesaggio circostante a 360 gradi e per molti chilometri, praticamente inespugnabile. Non a caso, nel 1867 il generale Giovanni Acerbi, luogotenente di Garibaldi, lo scelse come quartier generale, ai confini dello stato pontificio, proprio per la sua posizione geografica tale da scoraggiare qualunque attacco.
La torre più antica, oggi inglobata nel castello, vide sorgere il primo nucleo che nel corso dei secoli X e XI venne fortificato. Risulta difatti facente parte dei castelli dell’orvietano nel catasto del 1292 con la denominazione “Castrum Turris”. Successivamente, con l’espandersi del borgo, la rocca originaria venne fortificata con una seconda cinta muraria, costituita per lo più dalle mura delle abitazioni oltre che da bastioni e munita di più porte d’accesso. Tra queste Porta Fuga e Porta Nuova, scomparse con i lavori di ristrutturazione voluti dal marchese Cahen. Ancora presente invece Porta Vecchia, che presenta tuttora i gangheri dell’antica chiusura e due feritoie per la difesa.
Dobbiamo a Sforza Cervara, ex capitano di ventura, la ricostruzione in stile rinascimentale del primitivo castello medievale. Tuttora di questa è visibile parte del cortile interno, un’ala decorata con affreschi, oltre a parti d’arredo interni e stemmi della famiglia. Presso la chiesa parrocchiale sono conservate quattro opere facenti parte della cappella gentilizia di questa famiglia: due grandi tele della fine del ‘500, una deposizione che riproduce nelle vesti di oranti Sforza Cervara con la famiglia; una natività dove si possono riconoscere gli stemmi dei Monaldeschi e della Comunità e due pale d’altare del secolo XVII.
L’antica chiesa parrocchiale di Santa Maria che le conteneva e che attraverso la cappella gentilizia comunicava direttamente con il castello, fu demolita agli inizi del secolo XX e ricostruita sulla piazza di S. Angelo, nello stesso stile dell’attuale castello. Presso l’archivio della chiesa di Santa Maria, risalente alla fine del ‘500, sono riportate nei vari registri di battesimo, matrimonio e morte, date e nomi riferiti a vari componenti delle varie famiglie Monaldeschi che si sono avvicendate a Torre Alfina, confermando la loro presenza fisica in questo borgo.
Con l’unità d’Italia passò definitivamente frazione del Comune di Acquapendente, com’è tutt’ora.
Il castello divenne prima quartier generale dei tedeschi e poi depredato
Oggi Torre Alfina è un borgo che rivive e valorizza la propria storia e le proprie potenzialità: aria buona, tanto verde e strutture culturali e ricettive. Il Sasseto è annoverato nei parchi monumentali d’Italia. Il museo del Fiore e l’antico mulino ad acqua da poco ristrutturato ne fanno un gioiello all’interno della Riserva Naturale Monte Rufeno.
All’interno del borgo una serie di targhe in ceramica ricordano antichi siti, molti dei quali scomparsi mentre Chambre d’Amis, mostra permanente d’arte contemporanea all’aperto, ne valorizza gli angoli più suggestivi.
Alla fine degli anni ’60 a Torre Alfina inizia la produzione del gelato artigianale, enorme innovazione per quei tempi, tanto che pian piano negli anni per gli abitanti dell’alto Lazio, dell’orvietano e della bassa Toscana, andare a mangiare il gelato a Torre Alfina diventava un vero e proprio pellegrinaggio, che tuttora continua.
Le caratteristiche che hanno fatto divenire famosa Torre Alfina con il suo gelato sono di sicuro le speciali coppe innovative con un intuito raffinato negli abbinamenti, e soprattutto l’utilizzo da sempre di prodotti genuini e di alta qualità in perfetta armonia con il territorio in cui è situata.