Situato al centro di una vallata e circondato dai monti della Meta, il centro abitato è posto su di un poggio dominato dal monte Monna Acquafondata, nell’area meridionale delle Mainarde.
Il toponimo Acquafondata deriva dall’espressione Aqua fundata che indica acqua che precipita verso il basso.
Il paese fu fondato nell’alto Medioevo e, come riporta una pergamena del 1032, apparteneva ai Conti di Venafro, i quali in seguito lo donarono all’Abbazia di Montecassino.
Nei periodi della Rivoluzione francese e Napoleonico subì vari saccheggi e devastazioni.
Nel 1806 passò a far parte della Terra di Lavoro (CE) per volere di Gioacchino Murat. Acquafondata a quell’epoca era un tutt’uno con Viticuso e Casalcassinese.
Dopo il 1860, con l’Unità d’Italia, nel suo territorio fu luogo di eventi legati al brigantaggio.
A cavallo tra il 1800 e il 1900, in seguito ad una esecuzione della Banda di Acquafondata, particolarmente apprezzata dalla regina Margherita di Savoia, furono iniziati i lavori per il prosciugamento della malsana palude nella conca sottostante il paese come richiesto dall’allora sindaco.
Nel 1927 entrò a far parte della provincia di Frosinone.
Per la sua collocazione geografica tra il Lazio e il Molise, si ritrovò lungo la Linea Gustav. Il suo territorio divenne teatro di violenti combattimenti fra gli eserciti Tedeschi e Alleati, e nel 1944 il paese venne quasi distrutto. A ricordo delle azioni militari, reduci francesi e polacchi, rispettivamente, hanno innalzato monumenti alla memoria dei loro caduti. La liberazione di Acquafondata avvenne il 12 gennaio del 1944 ad opera delle truppe francesi che sfondarono dal lato di Venafro. Alla liberazione contribuirono, con informazioni molto preziose, quattro acquafondatari: il tenente d’Artiglieria Agostino Papa, Romano Neri, Domenico Neri e Domenico Mancone.
Nel 1944, infatti, Acquafondata era occupata dai tedeschi che presidiavano la Linea Gustav sul versante di Cassino e la Linea Reinhard sul versante molisano. I bombardamenti e i cannoneggiamenti, da parte degli Alleati, erano frequenti e per porre fine alle devastazioni, i quattro giovani, resisi conto dell’inefficacia delle azioni militari degli Alleati, decisero di far giungere al comando americano-francese le informazioni utili per attacchi mirati. L’unica via per passare il fronte e raggiungere gli Alleati era un tunnel che collegava la parte bassa del paese, lì dove oggi si trova il vivaio della Forestale, a Casalcassinese, che i quattro raggiunsero di notte, affrontando i bombardamenti e le mine, raggiungendo Venafro alle prime luci dell’alba. Gli Alleati li considerarono inizialmente delle spie, ma in seguito credettero alle informazioni sulla consistenza delle truppe tedesche e l’ubicazione dei capisaldi, che tornarono utilissime al Comando Francese per sferrare l’attacco del 12 gennaio del 1944 che libero Acquafondata dall’occupazione tedesca. Questo atto d’eroismo, in seguito, è valso ai due sopravvissuti, Romano Neri e Domenico Mancone, il riconoscimento della Presidenza della Repubblica che ha conferito loro il titolo di cavaliere.
Nel dopoguerra Acquafondata ha conosciuto il fenomeno dell’emigrazione, sicché le sue case, anno dopo anno, si sono svuotate. Nel periodo estivo si ripopola grazie al ritorno egli emigrati e a quanti la scelgono per trascorrervi un fine settimana o un’intera estate.
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