La catacomba di Santa Savinilla di Nepi è una delle più importanti dell’Italia centrale, distinguendosi per la sua monumentalità, le gallerie, infatti, raggiungono l’altezza di circa 3.50 metri, del tutto inconsueta per una struttura di questo tipo.
La catacomba di S. Savinilla è stata realizzata scavando una collinetta di tufo rosso situata nei pressi dell’odierno cimitero, lungo una strada antica che collegava Nepi con Sutri.
Al suo interno tombe “a mensa”, tombe “ad arcosolio”, “formae” pavimentali, nicchioni funerari e semplici loculi per un totale stimato a più di mille sepolcri. La tipologia delle sepolture, i dati epigrafici e l’analisi dei materiali ceramici rinvenuti permettono di datare il periodo di utilizzo della catacomba dall’inizio del IV sino alla metà del V secolo. Il monumento doveva ospitare al suo interno le tombe dei santi Tolomeo e Romano, martirizzati sotto l’imperatore Claudio il Gotico fra il 268 e il 270 d.C. e fatti seppellire dalla matrona Savinilla.
In età medievale sorse sul luogo una chiesa dedicata a San Tolomeo, poi demolita nell’anno 1540 a seguito della realizzazione delle mura fortificate della città. Secondo la tradizione locale la demolizione della chiesa portò alla riscoperta del cimitero sotterraneo ed al ritrovamento dei corpi dei Santi, dando, così, nuovo vigore al loro culto. Fra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700 fu realizzato un nuovo edificio a protezione della catacomba, l’attuale chiesa di “San Tolomeo fuori le mura”, da cui è tuttora possibile accedere al monumento.
Il complesso sotterraneo è posto nei pressi dell’attuale camposanto. Vi si accede dalla chiesa di San Tolomeo alle Sante Grotte. La chiesa si compone di tre navate con due altari per lato. Uno di questi accoglieva un tempo l’immagine della Vergine del “Buon Consilio”, oggi conservata nel Museo Civico. L’area presbiteriale è separata dal resto della navata da una bassa cancellata in ferro. L’intero spazio venne modificato per volere del vescovo Giuseppe Bernardo Dobbing, nei primi anni del XIX secolo. Ai lati due statue a dimensione naturale, raffiguranti i Santi Patroni della città, Tolomeo e Romano, mentre nell’affresco posto sull’altare, gli stessi santi sono accompagnati dagli altri martiri nepesini. Ai lati due porticine danno accesso al complesso catacombale.
La catacomba si compone di lunghe gallerie scavate nel locale tufo litoide, che ha permesso, grazie alla sua resistenza, di raggiungere delle dimensioni piuttosto considerevoli. Tre sono le gallerie principali e numerose sono le ramificazioni. È considerato uno dei maggiori e più importanti complessi funerari dell’Italia centrale proprio per la sua monumentalità. Lungo le pareti si affastellano sepolture appartenenti a varie tipologie: arcosoli, loculi, tombe “a mensa”. Numerose sono anche le tombe dette “formae”, che occupavano il piano pavimentale. In corrispondenza di alcune sepolture, si notano ancora lacerti di affreschi di epoca tardoimperiale. Notevole è un arcosolio lungo la galleria detta “A1”, il cui intradosso è completamente decorato con affreschi realizzati intorno al XIII secolo, segno che in epoca medievale il luogo era ancora ampiamente frequentato.
Nelle decorazioni si nota un Cristo tra due angeli e dall’altra parte gli Apostoli Giacomo e Giovanni maggiore. Questa sepoltura viene detta di “San Romano”. È qui infatti che sarebbe stato deposto il corpo di uno dei due patroni della città. Un’antichissima tradizione infatti vuole che all’interno di questi ambienti si rifugiassero i primi cristiani perseguitati, e che qui fossero sepolti originariamente i Santi Patroni di Nepi e gli altri 38 martiri. A supporto di questo periodo, la tradizione popolare tra l’altro ha individuato lungo il percorso una sorta di rozzo podio. La sua funzione sarebbe stata quella di pulpito per i Santi Tolomeo e Romano.
Nel 1540, essendo iniziati i lavori per la costruzione delle nuove fortificazioni cittadine, il duca Pier Luigi Farnese diede ordine di abbattere tutti gli edifici che si trovassero troppo vicini a questa nuova opera. Fu allora che furono ritrovati i corpi dei martiri ancora incorrotti e con le ferite ancora sanguinanti. Il fatto miracoloso venne ufficializzato il 4 gennaio di due anni più tardi con la bolla “Salvatoris” da papa Paolo III che visitò personalmente il luogo. Si diede quindi il via ad un altro importantissimo cantiere per la costruzione della Chiesa di San Tolomeo, all’interno stavolta del perimetro urbano. Il progetto terminato molto più tardi, fu curato da Antonio da Sangallo il Giovane e avrebbe dovuto conservare queste Sante Reliquie.
Il significato della parola “Catacomba” deriva dall’espressione latina “Ad Catacumbus” che significa presso la cavità; con questo termine si indicava una zona ben precisa di Roma, in prossimità della tomba di Cecilia Metella. Lungo la Via Appia Antica, caratterizzata dalla presenza di un avvallamento tra due collinette prospicienti, una delle quali occupata dalla presenza di S. Sebastiano.
Il nucleo originario di questa catacomba si formò agli inizi del III secolo d.C. con il passare del tempo la parola catacomba perse il suo significato originario e passò ad indicare tutti i cimiteri sotterranei costruiti con precise caratteristiche.
INFORMAZIONI:
- Indirizzo: Chiesa di San Tolomeo, Via Garibaldi, 165, 01036 Nepi VT
- Telefono: 0761 570604 (Museo Civico)