Dall’Italia
14 marzo 2012 ore 23:03
Caro “il punto”
ho letto un intervento del 12 marzo alle ore 20.22 firmato da Giovanni D’Agata riguardante le tartarughe e la TAP. – La lettera aperta al nostro giornale è firmata Ferdinando Boero Professore di zoologia dell’Università del Salento –
Devo esprimere sorpresa riguardo ai contenuti. Non si capisce come possa la messa in opera di un tubo di 90 cm di diametro, interrato a notevole profondità, influenzare eventi di nidificazione delle tartarughe. Peraltro eventi rarissimi, visto che l’ultimo è stato registrato nell’ottobre 2007. Potrebbero esserci mille motivi per dire no a TAP, ma questo mi pare veramente pretestuoso. L’ambientalismo del no, alla Pecoraro Scanio, è di grande danno alla causa della difesa dell’ambiente e può generare diffidenza da parte della popolazione nei confronti di chi si preoccupa della salute dell’ambiente. Dedico la mia vita alla protezione dell’ambiente e devo constatare che, anche se dettati dalle migliori intenzioni, questi interventi hanno effetti opposti ai fini per i quali sono fatti.
Bisogna mettere TAP di fronte alle sue responsabilità, con argomenti concreti e validi. Ascoltarne le ragioni, se ci sono, e contrapporre altrettante ragioni basate su solide considerazioni. Solo da un confronto sereno e privo di preconcetti potremo capire se TAP sta operando per fare gli interessi del paese (portandoci il gas) o se sta attuando una politica di sfruttamento del territorio a esclusivi fini di lucro, come purtroppo avviene per molte iniziative che il nostro povero territorio deve sopportare.
Sono coordinatore di un progetto europeo sulla creazione di reti di aree marine protette in Mediterraneo e Mar Nero. Il bando a cui ho risposto prevedeva anche uno studio sull’opportunità di installare piattaforme eoliche off shore in Mediterraneo e Mar Nero. Sulle prime ho avuto molte remore a partecipare a quel bando, proprio per la presenza delle piattaforme eoliche off shore in un progetto sulle Aree Marine Protette. Il progetto che ho presentato è stato approvato. L’ottanta per cento dei partecipanti è costituito da ecologi. Il dieci per cento è costituito da economisti, e il dieci per cento da ingegneri dell’eolico (sono più di duecento persone, di 22 paesi). Non saranno certo gli ingegneri a dire che va bene fare l’eolico, e i risultati del progetto saranno molto condizionati dall’opinione degli ecologi. Se dovremo dire no, lo diremo. Ma a ragion veduta, con prove scientifiche. Per il momento, da un punto di vista professionale, non ho preconcetti. So che l’energia ci serve e so che non abbiamo fonte energetiche che ci rendano autonomi da altri paesi. Dobbiamo cercare di ottenerla nel modo meno impattante possibile. Chiedendo compensazioni se, caso mai, scaturisse che certe iniziative sono coerenti con gli interessi veri del paese. Personalmente, ritengo che il movimento NO TAV abbia molte ragioni e che sia stato un errore non colloquiare prima con le popolazioni locali. Per il momento non vedo le stesse ragioni nel movimento NO TAP. Mi auguro che TAP adotti una politica di dialogo con le popolazioni locali, cosa che TAV non ha fatto. Sono a disposizione per parlare di questi problemi, perché mi interessa moltissimo la salvaguardia delle nostre coste. Ma mi interessa anche avere il gas per riscaldare la mia casa e cucinare il mio cibo. E mi interessa anche avere l’elettricità. Ho avversato in modo netto la costruzione delle centrali nucleari, come ho avversato in modo netto la cementificazione delle coste, anche con le difese costiere. Ma, se avverso qualcosa, voglio essere sicuro di quel che dico, e non lo voglio fare a priori.
Le posizioni come quella ospitata dal vostro sito mi mettono in difficoltà, perché possono essere facilmente inficiate e vanificano altre argomentazioni, magari più valide.
Vorrei conoscere per bene il percorso della TAP, sapere se interessa habitat marini di interesse comunitario (come Posidonia e coralligeno, o i coralli bianchi), vorrei sapere quali sono i rischi di incidenti, quale è la frequenza con cui questi incidenti avvengono, nel mondo. Vorrei sapere quale è l’impatto della messa in opera. E vorrei sapere anche quali siano le compensazioni che TAP intende offrire in cambio dell’ospitalità che le dovremmo dare.
A casa mia ho un tubo del gas che alimenta la mia cucina e la mia centralina del riscaldamento e dell’acqua calda. Ogni tanto vedo che qualche abitazione è devastata da esplosioni causate da fughe di gas. Non per questo penso di far togliere quel tubo, e di vivere senza gas. Se mettessi le bombole correrei maggiori rischi. La TAP è il tubo del gas del nostro paese. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi ad averla a casa nostra? Queste sono le domande che dobbiamo fare a TAP. Sulle quali la dobbiamo incalzare. Se ne avrò occasione, lo farò. Senza dichiararmi inconvincibile o convinto a priori. L’ambiente è una cosa serissima e deve essere affrontato con professionalità, analizzando i costi e i benefici delle nostre azioni. Mettendo in conto i costi ambientali che, purtroppo, chi fa le opere non considera mai.
Poi, se capiremo che TAP è il male minore (come lo è il tubo del gas che arriva a casa nostra), le chiederemo di investire parte dei suoi proventi nella riqualificazione del territorio e nella difesa dei siti di nidificazione delle tartarughe o di altre specie che potrebbero essere influenzate dalla sua presenza. Le chiederemo di pulire a sue spese gli arenili, magari di promuovere ricerche sull’ecologia e la biologia marina.
cordiali saluti.