Si tratta di uno dei film più celebri e celebrati di Mario Monicelli e probabilmente una delle pellicole più importanti interpretate da Alberto Sordi, a distanza di oltre di oltre 40 anni Il Marchese del Grillo continua ad affascinare grazie non solo alle prove magistrali del cast scelto alla perfezione dal pluricelebrato e quanto mai compianto regista romano ma anche grazie ad una fotografia e ad una scelta degli esterni che ha saputo mettere in risalto l’impianto scenico di Roma e della sua splendida regione.
Perché se gli scorci della Città eterna come le ampie vedute dalla balconata della Casa dei Cavalieri di Rodi che si affaccia su via dei fori imperiali, utilizzata a mo’ di terrazza nelle riprese degli esterni del palazzo romano del Marchese del Grillo, o come il parco degli acquedotti tra Capannelle e quartiere Appio Claudio, dove il marchese accompagnava sul suo calesse in allegre scampagnate i suoi compagni di scorrerie “for de porta”, tanto spazio è stato dato da Monicelli alla regione che circonda Roma a partire dalla splendida Villa Grazioli di Grottaferrata. Edificata nella seconda metà del ‘500 questa dimora nobiliare voluta dal cardinale Antonio Carafa, oggi trasformata in Hotel di lusso, ha servito da sfondo ad alcune scene memorabili di questo film.
In questo luogo fiabesco, il Marchese del Grillo del cinema soggiornò infatti insieme ad un ospite illustre, il capitano Blanchard, (interpretato dall’attore Marc Porel), un ufficiale dell’esercito napoleonico nell’armata che accompagnò il Bonaparte nella sua seconda discesa in Italia quando con un colpo di mano, il 5 luglio del 1809, arrivò ad arrestare Papa Pio VII (al secolo Luigi Barnaba Chiaramonti), un gesto sfrontato che soltanto un consumato appassionato del tavolo verde come Napoleone, tra i principali sostenitori del vingt-un in Europa, poteva architettare e attorno al quale si dipana l’intera trama del film.
Negli splendidi interni della Villa, affrescati nel corso del tempo da fior fiori d’artisti come Antonio Carracci, Giovanni Paolo Pannini e Agostino Ciampelli, avviene anche l’incontro con l’inquietante strega bambina che minaccia di far seccare i “cabasisi” al Marchese e al suo amico e che nello stesso giardino della Villa raccoglierà senza batter ciglio delle monete arroventate sulle braci dal nobile buontempone, annichilendo il tentativo di burla dello stesso.
Si è avuto modo di trattare ampiamente in un precedente articolo anche l’antica Monterano e le sue sontuose rovine teatro della scena dell’incontro con Don Bastiano e i suoi temibili briganti, tuttavia un’altra fotografia dalla pellicola forse meno celebre ma non meno suggestiva è quella che riprende l’ottocentesco casale delle Pietrische a Manziana.
Sebbene la struttura di per sé non vanti particolari pregi, questo casolare di campagna circondato dai monti sabatini si trova in un’area rurale ricca di natura e storia innestandosi in un territorio che presenta riserve naturali, parchi vulcanici e numerose e importanti testimonianze etrusche. Attualmente questo fabbricato teatro di numerose altre pellicole cult (vedi tra le altre Il trucido e lo sbirro e Se tutto va bene siamo rovinati) è stato dato in concessione dalla regione all’università agraria di Manziana.
Qui il Marchese del cinema accompagnato dal suo fido aiutante Ricciotto (interpretato da Giorgio Gobbi) ferma la sua carrozza e chiede informazioni ad un paesano circa l’avvenuto passaggio di una compagnia di francesi, alla caccia della sua amante Olimpia o Olimpià (la cantante dell’opera francese interpretata dall’attrice Caroline Berg).
Nel film c’è spazio anche per un altro “rustico” pittoresco, casale della Civita di Tarquinia in provincia di Viterbo, un luogo ormai colpevolmente ridotto a rudere nel quale il Marchese si ferma con il capitano Blanchard chiedendo di Tiberio, un suo anziano “servitore” deceduto, sostituito dal giovane Livio, altro aiutante al quale il protagonista del film affida il foraggio dei suoi cavalli e la sistemazione del cocchio per la notte.
Questo esterno è un escamotage cinematografico di Monicelli che gioca con gli scenari unendo sapientemente l’esterno di questo affascinante rustico (ristrutturato all’epoca con materiale scenico dalla troupe) con gli interni della ben più prestigiosa Villa Grazioli.
Nel film c’è spazio anche per il lago di Vico e le sue rigogliose foreste, luogo nel quale il Marchese del Grillo trova ricovero nella notte con la sua carrozza e nel quale i suoi cavalli verranno “arrostiti” dall’esercito napoleonico in rotta dopo la debacle russa del loro generale.