Questo il tema su cui si misura il progetto «Empire State. Arte a New York oggi», in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma dal 23 aprile al 21 luglio.
La mostra riunisce un gruppo di venticinque artisti di diverse generazioni attivi nei cinque distretti metropolitani così come nelle aree periferiche ed extraperiferiche della città, presentando opere che riflettono sullo spazio urbano come mezzo di distribuzione del potere.
Un argomento quanto mai attuale in un’epoca come la nostra, in cui il ruolo politico, economico e culturale degli Stati Uniti negli affari internazionali è oggetto di un ripensamento non privo di serie inquietudini. L’arte contemporanea, in questo caso, si fa strumento di riflessione sulla pervasività dei media nelle città moderne.
Insieme ad altri più ovvi rimandi, il titolo della mostra intende evocare «Empire», titolo del fondamentale saggio di Antonio Negri e Michael Hardt sul capitalismo globale guidato dagli Stati Uniti (2000), nonché la canzone «Empire State of Mind» (2009), coinvolgente inno a New York reso celebre in tutto il mondo da Jay-Z e Alicia Keys.
Proprio come la città di New York, anche l’arte contemporanea negli ultimi cinquant’anni è cresciuta in maniera esponenziale. Un frenetico sviluppo che ha aperto la strada alla sperimentazione di possibilità sempre nuove nel campo delle arti visive, costringendo al tempo stesso a rivalutare impostazioni critiche di tipo tradizionale.
Gli artisti rappresentati sono certamente radicati nella critica istituzionale, compresi gli studi sul rapporto tra media ed economia, ma allo stesso tempo ricorrono alla tecnologia e all’astrazione per offrire nuovi modelli di soggettività.
I padiglioni a specchio di Dan Graham, ad esempio, combinano arte minimalista e architettura per riflettere e moltiplicare la forma umana; mentre le recenti opere della serie «Antiquity» di Jeff Koons rivelano gli interessi dell’artista per il mito così come la straordinaria capacità tecnica necessaria a realizzarle.
Rebecca H. Quaytman esporrà per la prima volta in gruppo i suoi ritratti di artisti di New York, mentre il net artist Tabor Robak, la cui opera circola principalmente in rete suscitando domande fondamentali sul nostro modo di definire e riconoscere la comunità artistica, verrà presentato per la prima volta in un contesto internazionale.